Ci risiamo. Mi piacerebbe pensare che sia solo un deja-vu, e invece un deja-vu non è. Perché le ferite lasciate dalle precedenti chiusure non si sono ancora rimarginate e la spallata data da questo nuovo DPCM potrebbe essere fatale. Il nuoto rischia di affogare e assieme al nuoto tutto lo sport italiano.


Quanto è importante lo sport?

“Ah, perché lo sport è importante?” l’impressione è che la risposta potrebbe essere questa. Il nuovo DPCM si mostra ancora una volta totalmente indifferente rispetto al mondo sportivo. Proteggere la salute chiudendo palestre e piscine sembra quasi un ossimoro.

Il problema è lo sport o è l’inconsistenza dei provvedimenti presi nei mesi precedenti? Davvero chiudendo le piscine si riducono i contagi? Siamo sinceri, il comitato scientifico che ha supportato il Governo in questa decisione crede davvero che la chiusura delle piscine possa servire a qualcosa? Se così fosse allora illuminateci, per Giove!

L’impressione è che ancora una volta lo sport (eccetto il calcio, ovviamente) venga portato sull’altare come vittima sacrificale. Noncuranti dell’importanza che la pratica dello sport ha sulla salute fisica e psichica delle persone. Noncuranti del danno economico che viene così inflitto a gestori di piscine e società sportive che per primi negli scorsi mesi avevano investito fondi privati per adeguarsi alle norme più ferree di prevenzione.

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Un provvedimento davvero necessario?

Nessuno di noi crede che non fossero necessarie ulteriori restrizioni. Nessuno di noi crede che nuotare sia più importante delle misure di contenimento per prevenire nuovi contagi. Non viviamo su un altro pianeta, sappiamo bene che la priorità è fermare questo maledetto virus. Ma siamo davvero sicuri che chiudere le piscine sia la soluzione? Bar e ristoranti possono rimanere aperti fino alle 18, le piazze e le strade rimangono stracolme di gente con e senza mascherina fino alle 23:00… le piscine invece no, chiuse. E così, noi rimaniamo all’asciutto. Ancora.

La situazione è tragica, lo sappiamo. Per primi ci siamo chiusi in casa quando non si vedevano alternative all’orizzonte.

Poi però ci siamo organizzati, le piscine e le società hanno investito soldi, si sono adeguate affinché potessero rispettare le norme di sicurezza, limitando e controllando gli ingressi degli utenti, applicando le disposizioni sul distanziamento. Garantendo un luogo sicuro. Investendo soldi (per approfondire). Perché fermare il contagio è da sempre stata la nostra priorità. Perché nessuno di noi voleva vedere nuovamente le piscine chiudersi.

E invece no… le piazze affollate di ragazzi senza mascherina, i mezzi pubblici stracolmi, il sistema scuola che effettivamente non ha retto. E la soluzione qual è? Chiudere le piscine, ovviamente. Questo non è il DPCM che ci meritavamo… e questa volta non è nemmeno quello di cui avevamo bisogno.


Così muore il nuoto

Il rischio terribile (e che dobbiamo cercare di scongiurare in ogni modo) è quello che il sistema-nuoto non riesca a resistere a quest’ennesimo strappo. Il rischio è che le società falliscano e che le piscine non riaprano in maniera definitiva. Come raccontato nella telefonata intercorsa tra Paolo Barelli e Giuseppe Conte “Se falliscono le società e gli impianti sportivi i cittadini non potranno più praticare alcuna attività motoria e sportiva in quanto scuola ed enti locali non sono da sempre in grado di garantirla”.

Così muore il nuoto, sotto scroscianti DPCM.


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Redazione
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Siamo giovani ragazzi appassionati di nuoto, scrittura e social network. Raccontiamo il mondo acquatico in modo diverso e innovativo, con uno stile fresco e rivolto ai giovani.

Nati nel 2010, siamo cresciuti a piccoli passi, cercando ogni giorno di condividere con il maggior numero di persone le emozioni che il pianeta acqua ci fa vivere.

Il nostro intento è quello di far vedere che in Italia oltre ai palloni che corrono sui prati verdi e alle moto che girano sui circuiti ci sono anche tante storie che profumano di cloro.