Abbiamo parlato del rapporto tra atleta e allenatore, della situazione del nuoto in Italia e non solo … in un’intervista rilasciata ai nostri microfoni, Matteo Giunta ha rivelato che se ai mondiali di Budapest di questa estate non fosse arrivata la medaglia, molto probabilmente questo sarebbe significato l’addio al nuoto per Federica Pellegrini.
Siamo volati a Livigno, ai confini estremi dell’Italia del nord, in un paradiso di montagne che viene chiamato “Piccolo Tibet”. Lì, a 1816 mt. di altezza, si trovano in ritiro – presso il centro Aquagranda Active You – 15 nuotatori della nazionale azzurra di nuoto, in collegiale prima dell’inizio degli Europei in Corta di Copenaghen. Tra di loro anche la stella del nuoto azzurro Federica Pellegrini è il suo tecnico Matteo Giunta.
LEGGI L’INTERVISTA A FEDERICA PELLEGRINI
In un’intervista rilasciata ai nostri microfoni, Giunta ha affermato: «Ai mondiali di Budapest è stata una sorta di ALL-IN in termini pokeristici: “una medaglia sarebbe stata la rinascita, un quarto posto o un altro piazzamento probabilmente significava l’addio del nuoto per Federica”. Questo a me sarebbe dispiaciuto tantissimo.» LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE
Dopo gli europei Berlino (2014) Matteo Giunta ha iniziato a seguire Federica Pellegrini come allenatore (prima era vice di Lucas). Assieme hanno vinto la medaglia d’argento ai Mondiali di Kazan 2015 e l’oro a Budapest 2017. Un percorso difficile e tortuoso che passa attraverso Rio 2016. Afferma Giunta:
«Il 2016 è stato a mio avviso spettacolare, Federica si è allenata come non mai, siamo arrivati nel periodo più importante con ottime prove come l’oro agli europei nei 200sl e al Settecolli dove ha nuotato il suo miglior crono sulla distanza in tessuto. Le premesse erano tutte positive, tutte buone, poi in una finale olimpica può succedere di tutto: è successo che è arrivato questo quarto posto. Che delusione, che amarezza!»
Poi Budapest e la rinascita (e che rinascita!). Con Giunta abbiamo parlato anche del rapporto tra allenatore e atleta, afferma Giunta: «ogni atleta ha un metodo e un modo per essere allenato, modo che l’allenatore deve trovare per far esprimere all’atleta le sue massime potenzialità. Il merito dell’allenatore è quello di trovare questa combinazione che permette di aprire la cassaforte e di trovare il tesoro che poi in realtà è la massima performance che può esprimere un atleta». LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE
Matteo Giunta, nell’introduzione del libro di Federica “Il mio stile libero: nuoto, amore e rockn’roll” (Mondadori, 2014), scrive riferendosi all’urlo liberatorio dell’allenatore di Katie Ledecky dopo la finale dei 200 stile di Kazan 2015: «Capisco che lo ha spaventato con quell’ultima vasca impressionante, ora tutti sanno che in quella gara devono ancora fare i conti con lei. Fede is back».
E non è un caso se la Divina ha recentemente dichiarato che l’avversaria più difficile da battere nella sua lunghissima carriera è stata proprio Katie Ledecky (LEGGI L’ARTICOLO). Alla luce delle dichiarazioni di Giunta l’oro di Budapest assume un valore ancora maggiore: tutto è bene quel che finisce bene, si dice (e questa volta mi sa proprio che ci è andata bene).
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