Nella giornata di ieri si è concluso il mondiale di nuoto in vasca lunga presso L’Aspire Dome a Doha. Il primo mondiale nuotato a Febbraio in un anno olimpico. Una stranezza, unico nel suo genere, e mi auguro che tale rimarrà. Un’edizione che non doveva svolgersi in questo periodo visto la normale cadenza biennale di questa rassegna che precede i giochi a 5 cinque cerchi ed è la manifestazione che arriva l’anno successivo ai giochi olimpici.
Considerazioni Generali
I mondiali in vasca lunga sono un ottimo termometro per testare lo stato di forma dei nuotatori che si apprestano a chiudere, o in alternativa, ad aprire un nuovo ciclo che si chiude con l’olimpiade. Sono una prova generale per gli atleti per capire a che punto sono e, inoltre, permettono al pubblico e agli appassionati di questa disciplina, di comprendere e apprendere chi sono i favoriti nelle diverse gare e distanze, chi sono i nuotatori da temere, da tenere d’occhio. E con un mondiale svolto in questo periodo tutto succede tranne che questo.
Molti atleti di molte nazioni hanno, saggiamente, scelto di non prendere parte a questa spedizione, non ritenendo opportuno stoppare la loro preparazione per un evento largamente meno importante dei giochi che ci saranno quest’estate. Gli atleti che, invece, hanno scelto di prendere parte a questa manifestazione non hanno sicuramente mostrato il massimo della loro potenzialità, ma solo quello che in questo periodo riescono ad avere e mettere in acqua. Per loro sicuramente risulta utile per comprendere a che punto sono, cosa manca, cosa c’è da migliorare e quello che sta andando bene, ma inevitabilmente lo spettacolo che, normalmente un mondiale sa offrire ne perde.
In ogni caso questa XXI° edizione dei mondiali in vasca lunga di nuoto a Doha hanno offerto degli spunti interessanti su cui riflettere, protagonisti attesi che non hanno deluso le aspettative e nomi nuovi che, chissà, in questa estate parigina possono rivelarsi più di semplici comparse.
Claire Curzan: la protagonista
La atleta che si prende la copertina come donna dei mondiali di nuoto a Doha è sicuramente Claire Curzan. La giovanissima ragazza 2004, nonostante l’età è nel giro della nazionale statunitense già da diversi anni (la prima presenza risale all’olimpiade di Tokyo 2021) e in questi giorni ha dominato in lungo in largo in ogni gara a cui ha preso parte. Nel dorso non ha avuto nessuna nuotatrice che è riuscita ad impensierirla, dalla distanza più lunga a quella più breve permettendo cosi alla ragazza del North Carolina di completare una tripletta che solo Kaylee McKeown è riuscita a completare di recente.
A livello cronometrico siamo sicuramente distanti dai primati mondiali che la super atleta australiana ha dimostrato di sapere nuotare nel recente passato, ma Claire Curzan si è saputa imporre dimostrando a se stessa e agli altri che, nonostante il favore del pronostico e la pressione che essi sanno generare, non ha tremato e ha concluso il proprio compito egregiamente. La gara più interessante è stata sicuramente il 100 dorso, dove si è conquistata il titolo mondiale in 58”29, tempo che la rende la decima atleta più veloce della storia in questa distanza. Oltre alla memorabile tripletta di ori Claire torna a casa con un ottimo argento nei 100 delfino, un bronzo nella staffetta mista femminile e un quarto oro, questa volta di squadra, nella staffetta mista mista.
La conferma nel mezzo fondo di Daniel Wiffen
In campo maschile saltano all’occhio diversi atleti. Il primo è sicuramente Daniel Wiffen che ha concluso il proprio mondiale con una doppietta d’oro nel mezzo fondo: 800 e 1500. Il campo dei partenti in queste due gare era sicuramente più importante di altre gare, basta pensare ad atleta come Gregorio Paltrinieri che non è riuscito a qualificarsi ad una competitiva finale dei 1500, ma Wiffen ha saputo confermare quello che di buono ha fatto vedere da ormai più di anno, specialmente all’europeo in vasca corta dello scorso dicembre svoltosi in Romania.
In particolare il tempo dei 1500, 15’34”07, lo rende il quinto miglior atleta di sempre in questa distanza dietro solo ad atleti come Finke, Paltrinieri, Yang e Hafnaoui. Con la conferma dell’altissimo livello dell’irlandese la doppia distanza dell’800 e del 1500 sarà ancora più entusiasmante e intrigante da vivere quest’estate a Parigi quando tutti i campioni saranno presenti e nel loro stato massimo di forma.
Zanhle Pan: un nuovo primatista mondiale nei 100 stile libero
C’è stato solo un record del mondo in questi giorni e forse è caduto uno dei primati meno pronosticabili visto i protagonisti della distanza: si parla del 100 stile libero. In chiusura della prima giornata nella finale della staffetta 4×100 stile libero Zhanle Pan irrompe nella sua frazione facendo registrare un crono di 46.80. Il cinese ha siglato un tempo stratosferico, il secondo nella storia, dopo David Popovici, a scendere sotto il muro dei 46.9.
Irreale fino a qualche anno fa pensare ad un tempo sotto i 47 e nel giro di un paio di anni abbiamo assistito a questo evento per ben due volte. Il cinese poi ha confermato la propria supremazia nei confronti della vasca anche nell’evento individuale dei 100 stile libero, anche se questa volta con un tempo notevolmente distante dal suo nuovo primato (47.5 per gli amanti del cronometro). Viene da chiedersi se questo tempo rimarrà un lampo in una notte buia o se all’olimpiade potrà scendere di nuovo sotto il muro dei 47 secondi rendendo questa gara ancora più interessante di quanto non lo sia già, creando così, una rivalità interessante con il wonderkid David Popovici, assente in questa manifestazione.
Un nuovo volto nel delfino: Diogo Ribeiro
Un protagonista fortemente inatteso si è rivelato essere Diogo Ribeiro, portoghese classe 2004. Il giovane talento iberico torna a casa con due ori nei 50 e 100 farfalla, due distanze che negli ultimi anni stanno vedendo tanti cambi di guida visto l’assenza prolungata del dominatore Caleb Dressel. I tempi non sono certo esaltanti, vincere oggi un 100 delfino con un tempo di 51.17 non è certo da mani nei capelli, ma bisogna ricordarsi che siamo a febbraio. Quello che colpisce, però, è che il ragazzo è giovane, ma sembra avere una grande consapevolezza, tanta grinta e appare determinato e pronto a crescere e inserirsi con grande caparbietà nel mondo dei grandi e chissà che per l’estate parigina non possa essere un nuotatore che possa dire la sua in una distanza che ad oggi, rispetto ad altre, sembra essere meno competitiva e cerca di un nuovo campione che sappia domarla.
L’eterno dominio di Sarah Sjöström
Si è chiusa un’altra manifestazione mondiale, a Doha nel 2024 e stiamo assistendo, come è normale che sia nel nuoto, alla nascita di nuovi campioni, emergono dei talenti che hanno voglia di prendersi tutto, di rubare la scena sul palco a chi c’è da troppo tempo, ma nello stile libero e nel delfino veloce questa azione, oggi, non è ancora possibile. Ha vinto la sua prima medaglia mondiale nel 2009, quell’anno si gareggiava al Foro Italico di Roma, si è conquistata la sua prima medaglia europea nel 2008, e oggi, dopo 16 anni la sinfonia non cambia, l’inno svedese riecheggia nelle nostre orecchie, grazie all’intramontabile Sarah Sjöström.
Sesto oro consecutivo nei 50 farfalla e 4 oro in totale nei 50 stile libero: la regina della velocità pura arriva dalla Svezia. Possiede entrambi i primati e ancora una volta in questa manifestazione è andata molto vicino a ritoccarli, è infatti arrivata a 8 centesimi dal WR nei 50 stile libero, inoltre, ad oggi i 25 migliori tempi mai nuotati in questa distanza sono tutti suoi. L’aeroplano svedese proveniente da Salem non ha intenzione di smettere di dominare e francamente ad oggi la gara dei 50 stile libero al femminile dell’olimpiade francese di quest’estate sembra avere già una padrona.
Viene da chiedersi se proverà comunque a lottare per un podio olimpico anche nei 100, visto che individualmente non partecipa più a questa gara, distanza in cui la concorrenza sembra essere più agguerrita visto la dominatrice Mollie O’Callaghan, ma Sarah, chenuota sempre la propria frazione nella staffetta 4×100 stile libero fa registrare tempi che, ancora oggi valgono tranquillamente un podio a cinque cerchi, eterna.
Il punto sulla rana
Per quanto riguarda il capitolo della rana ci sono delle riflessioni da compiere. In campo femminile è emerso un nome particolarmente interessante: Tang Qianting. La giovane cinese classe 2004 ha vinto l’oro nei 100 rana con un notevole crono di 1’05”31, tempo che la pone tra le dirette favorite per la gara di quest’estate a Parigi, soprattutto se consideriamo che siamo a febbraio e per una nuotatrice cosi giovane 5 mesi sono un lasso di tempo molto interessante per potersi migliorare. Vediamo cosa accadrà quest’estate in una gara che dopo il dominio dell’americana Lily King sembra alla ricerca di una nuova dominatrice.
Nel 200 rana si è imposta l’olandese Tes Schouten, per la giovane ragazza del 2000 si tratta del primo oro in una rassegna mondiale, che fa seguito all’ottimo bronzo ottenuto qualche mese fa nell’edizione iridata di Fukuoka. L’oro è stato conquistato con un crono di 2’19”81, che la pone come la nona atleta più veloce di sempre in questa gara. In questa distanza l’atleta favorita, che ha destato la netta impressione di essere su un altro livello rispetto al resto della vasca, è Tatjana Schoenmaker, la primatista di questa distanza difficilmente può essere impensierita, ma occhio alla crescita di Schouten.
In campo maschile, invece, non ci sono state notevoli sorprese visto l’assenza del dominatore della rana nel 2023 Haiyang Qin. Nel 100 i 3 atleti più forti si sono rivelati essere Nick Fink, oro, Nicolò Martinenghi, argento, e un finalmente ritrovato Adam Peaty, bronzo. E’ difficile immaginarsi quale sarà l’ordine preciso del podio a Parigi, però è sicuro che, almeno di sorprese particolari, a giocarsi le 3 medaglie saranno certamente questi 4 atleti. Resta da capire come Qin gestirà le pressioni di essere il favorito assoluto e soprattutto quale potrà essere il reale valore di Peaty il prossimo luglio. Non ci resta che attendere.
La forza e la costanza di Simona Quadarella
In chiusura di questo bilancio o analisi, non mi posso che soffermare sulla migliore sul MVP, cosi si direbbe in una partita di qualsivoglia sport americano, della spedizione azzurra: Simona Quadarella. La romana torna in Italia con due ore al collo, rispettivamente il secondo e il terzo della sua carriera che si aggiungono al primo conquistato ormai 5 anni fa nel mondiale coreano del 2019 a Gwangju. In ogni mondiale a cui ha partecipato Simona è sempre arrivata una medaglia, e questo era la sua 6° partecipazione, inarrestabile. E’ vero, era assente Katie Ledecky, assoluta dominatrice delle due distanze del mezzo fondo, aliena dello stile libero, e nel 800 mancava l’unica atleta che negli ultimi anni è stata in grado di far vacillare le sicurezze dell’atleta americana, ossia Ariarne Titmus. Nonostante questo entrambe le vittorie non devono passare in sordina o essere per quasi voglia motivo essere svalutate.
La prima arrivata nel 1500 dimostra la supremazia e il dominio di Simona in questa distanza, argento l’anno scorso e oro quest’anno. I dati sono chiari: dietro a Katie Ledecky nel 1500 c’è solo Simona Quadarella. A livello cronometrico la romana ha fornito una prestazione di assoluto livello (15’46”99 alla fine delle 30 vasche), considerando che siamo a febbraio, ha nuotato la gara in solitaria come le capita di fare solo nel contesto europeo, terminando le proprie fatiche senza mai mettere in discussione il suo oro.
Quello nell’800 non è un oro che brilla particolarmente per l’aspetto cronometrico, nonché che quest’ultimo sia da disprezzare, anzi, ma il titolo iridato è frutto di una gara sul fronte agonistico spettacolare, forse la più bella di questi mondiali di nuoto in vasca lunga a Doha. Una finale che ha visto Simona rimontare un duo di testa, Gose e Fairweather, che sembrava volare via verso la vittoria escludendola di fatto dalla lotta per l’oro, ma l’atleta romana non ha lasciato correre, si è imposta in maniera prepotente, nuotando una seconda parte di gara stellare, rimontando e affrontando poi una lotta bracciata dopo bracciata, vasca dopo vasca sempre più affascinante e avvincente per poi nell’ultimo e decisivo 50 lasciare li l’atleta tedesca, sicuramente più abile, sulla carta, nello sprint finale di una gara così.
Ad oggi è sicuramente l’atleta più forte del plotone azzurro e considerando altri atleti al maschile come Alberto Razzetti, Gregorio Paltrinieri, Thomas Ceccon e Nicolò Martinenghi, rientra nel gruppo di nuotatori seriemente canditati per la vittoria di una medaglia olimpica a Parigi nella prossima estate, un’atleta che vive di agonismo, che si nutre di questi eventi e che riesce a tirare fuori il meglio sempre quando arriva il momento importante e quando conta la prestazione, ad avercene di atleti cosi.
Calato il sipario su questa rassegna iridata non resta che entrare definitivamente nel periodo pre-olimpico in cui i campionanti nazionali saranno fortemente interessanti per capire quali saranno i papabili protagonisti principali dei giochi a cinque cerchi, nell’attesa della settimana olimpica di quest’estate dove la vittoria, la corsa al podio per i nuotatori conterà più di ogni altra cosa esistente.
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Profilo Autore
- Andrea, Studente di Psicologia, amante della montagna, della lettura e una passione sconfinata per gli sport. Innamorato del nuoto da diversi anni grazie alle grandi imprese dei campioni che dedicano anima, cuore, corpo e testa a questa meravigliosa disciplina. Non riesce mai star fermo e appena ha del tempo libero si rifugia tra le mille storie dei libri o nella immensa natura delle sue amate montagne svizzere. Deve ancora capire chi diventerà da grande, ma sa che con la forza, la determinazione e la voglia di imparare lo capirà molto presto.
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