Vi siete mai domandati il motivo per cui, nel nuoto, raramente si vedono nuotatori di colore competere nelle semifinali o nelle finali di eventi importanti come i mondiali o le olimpiadi? Noi sì, e facendo qualche ricerca abbiamo scoperto di non essere gli unici ad esserci posti il presente quesito.
I primi ad interessarsi della questione sono stati gli americani, erano gli anni ’80 e alcune università statunitensi stavano compiendo degli studi per capire in quali discipline sarebbe stato maggiormente proficuo indirizzare i propri atleti. Dalle loro ricerche scoprirono che bianchi e neri sono fisicamente diversi, e non poco:
- Gli atleti di colore, rispetto ai bianchi, hanno miglior rapidità di movimenti e di esecuzione, oltre che una più veloce reattività e istintività, queste caratteristiche permettono loro di eccellere, tra gli altri, in sport come l’atletica (principalmente le gare di velocità) e il pugilato.
- Differentemente gli atleti bianchi possiedono una migliore capacità di concentrazione e di sincronia nei movimenti, cosa che permette loro una particolare abilità nella ripetuta esecuzione degli stessi movimenti. Questo gli garantisce di eccellere in quegli sport dove avviene un movimento ripetitivo, come il nuoto e il ciclismo.
Ad una diversità di tipo fisico si aggiunge, nel nuoto, un ulteriore svantaggio di tipo fisiologico, di fatto le persone di colore presentano
- una densità ossea più elevata rispetto ad altre popolazioni
- una minor percentuale di tessuto grasso
Per il principio di Archimede deriva che le persone di colore hanno più difficoltà nello stare a galla. Inoltre, la loro maggior percentuale di fibre muscolari “veloci”, utili e necessarie per gli sforzi rapidi e intensi, (come possono essere i 100 metri in meno di 10 secondi) nel nuoto non possono essere utilizzate, di fatto la gara più breve (ossia i 50 metri stile libero) dura circa venti secondi.
Chiaramente non bisogna generalizzare, e questa descrizione non vale per tutte le persone di colore. Eccezioni di rilievo sono certamente Alia Shanee Atkinson, Jamaicana, che negli ultimi mondiali di Kazan ha vinto un argento e un bronzo nei 50 e nei 100 rana (conquistando le prime due medaglie mondiali per il nuoto del suo paese) ed il tunisino Oussama Mellouli, il quale nel palmares vanta 2 ori olimpici e ben 8 medaglie ai campionati mondiali (in distanze che vanno dai 400 stile alla 10km). Non bisogna dimenticare nemmeno il delfino di Anthony Nesty, ex nuotatore surinamese, che conquistò il gradino più alto del podio alle Olimpiadi del 1988.
Le eccezioni quindi ci sono, ma possiamo concludere affermando che le stesse caratteristiche (fisiche e fisiologiche) che permettono agli atleti di colore di primeggiare in certi sport, li svantaggiano nel nuoto.
FONTE
www.focus.it
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