Avere a che fare con il tempo, in generale, non è mai semplice: dà filo da torcere a fisici e filosofi ed è il più grande avversario dei nuotatori. Quando si gareggia, la sfida principale è migliorare sé stessi ed è vinta o persa in base a una combinazione di cifre sovraimpresse su un tabellone.

Prendere come riferimento un crono (un tempo limite, il proprio record, un’andatura da mantenere…) è fondamentale sia in gara che in allenamento; si è così abituati a maneggiare numeri, lancette e secondi che non ci si sofferma mai a pensare al come viene preso questo tempo, o al fatto che sia una misura vera e propria e come tale presenta errori e limitazioni.

La scala dei tempi del nuotatore è spostata verso ordini di grandezza più bassi: un centesimo di secondo, in una gara, può fare la differenza ed è anche il più piccolo “scarto” che può essere presente tra gli avversari. È celebre e conosciuto il trionfo che Michael Phelps ebbe su Milorad Čavić nei 100 farfalla, nel 2008 a Pechino, per un solo centesimo di secondo (50″58 contro 50″59).

Questa vittoria al fotofinish è solo uno dei tanti esempi di come un intervallo di tempo così ristretto, più veloce di un battito di ciglia, possa determinare l’esito di una prestazione. Da cosa dipende e in che modo viene misurato? E soprattutto, quanto è affidabile la misura in sé?

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Per la prima volta, niente costume, cuffia e occhialini: si indossa una divisa bianca per osservare le gare dall’alto, da una prospettiva tutta nuova: quella dei cronometristi e giudici di gara.


L’accuratezza della misura

La sensibilità del cronometro non è uguale in tutti gli sport. Guardando il ciclismo, ad esempio, si può notare che i numeri decimali arrivano fino alla terza cifra dopo la virgola. Ciononostante molte federazioni sportive, inclusa la World Aquatics, si fermano alla seconda cifra (al centesimo di secondo).

Se due nuotatori siglano lo stesso tempo al centesimo è un pareggio: perché? A quel livello di precisione, si dovrebbe avere la certezza che la piscina sia stata costruita in modo totalmente simmetrico, in modo tale che ogni corsia abbia le stesse dimensioni al millimetro. Tutte le piscine sono costruite seguendo specifiche istruzioni universali, che però si limitano ai centimetri. In un centesimo di secondo non possono comunque corrispondere più di 1.7mm di differenza.

Altri sport concedono una precisione maggiore ma in una piscina, come dice Peter Heurzeler, past president di Omega Timing,

“Come si può garantire che ogni corsia è stata costruita e misurata precisamente in frazioni di millimetri?” 


Al tempo zero: i blocchetti di partenza

Se una falsa partenza può essere notata dallo sguardo attento e allenato dai giudici, lo stesso discorso non può essere applicato ai cambi di staffetta, ben più rapidi dei classici tempi di reazione dal blocchetto “da fermi” e con due nuotatori da dover giudicare.

Durante il corso degli anni i blocchetti di partenza sono stati modernizzati con l’ausilio del track, l’aletta in cima al blocco che serve ai nuotatori per conferire maggiore stabilità per lanciarsi in acqua; ma con l’innovazione soggiunge anche l’opportunità di capire oggettivamente come gli atleti si tuffano in piscina e come distinguere le false partenze e i cambi anticipati (durante le staffette, un nuotatore non può staccare dal blocchetto se prima il compagno non ha toccato il muretto).

Studi di scienziati biomeccanici hanno permesso il calcolo dello start time, tempo di reazione, che corrisponde a quanto occorre al corpo per spingersi dal blocco e catapultarsi orizzontalmente, altresì è il tempo che intercorre dal momento in cui i nuotatori si “caricano” spingendosi indietro (dopo il take your marks) al momento in cui il piede abbandona completamente il blocco (che è circa 27 millesimi di secondo).

Basandosi su questo, sono giunti alla conclusione che un cambio è irregolare (con conseguente squalifica) se il nuotatore sul blocco registra un qualsiasi start time inferiore a 4 centesimi di secondo dopo che il suo compagno di squadra in acqua tocca la piastra.


Come funzionano le piastre

In passato il cronometraggio era del tutto manuale – oltre all’errore dello strumento, cioè il cronometro, si sommava anche l’errore della misura dovuto all’operatore, cioè il giudice arbitro – adesso, invece, è automatico mediante l’ausilio di apposite piastre.

Queste piastre, o touch pads, sono installate sul muretto della piscina e sono fatte da inserti sottili di un particolare polimero, polivinilcloruro (PVC) e strisce orizzontali che fungono da rilevatori di pressione. Affinché il tempo venga registrato, il nuotatore deve fisicamente toccare queste piastre; esse sono sensibili alla pressione della mano dell’atleta ma non alla pressione delle onde in piscina, generate dal movimento dell’acqua durante le fasi di nuotata o di virata.

Le dita devono generare una forza che corrisponde a circa 1.5 chilogrammi (F=ma) per attivare la piastra e considerare l’arrivo legittimo, mentre un’onda imprime forze corrispondenti a 1 chilogrammo, quindi non interferisce nella misura.

In generale non basta dunque toccare la piastra ma bisogna imprimere una pressione: significa spingere le dita di 2 mm su di essa. Quando la piastra viene attivata, il segnale viene mandato al computer che lo associa alla posizione e al nome del nuotatore.


La tecnologia del fotofinish

Le piastre non sono di certo l’ultima novità in quanto a tecnologia della misura. Già nel 2008 è stato usato un sistema di telecamere in grado di registrare l’arrivo dei 100 farfalla alle Olimpiadi e separare 100 frame per secondo : anche grazie a questo la vittoria è stata attribuita a Phelps.

L’obiettivo è avere misure sempre più accurate e non sarà strano se, in futuro, piastre e blocchetti di partenza verranno evoluti e ingegnerizzati per questo scopo. Così come non è strano al giorno d’oggi essere un giudice arbitro di una gara di nuoto e lavorare un giorno intero davanti a un computer!


Sitografia:


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Profilo Autore

Sofia
Sofia
Studentessa di Chimica, nuotatrice agonista, aspirante scrittrice: non necessariamente in quest’ordine. Forse l’unica nuotatrice al mondo che trova divertenti i 200 farfalla, ma le sue gare preferite in assoluto sono i 100 farfalla e i 100 stile. Membro della redazione, il suo compito? Raccontare storie di cloro sul mondo natatorio e le sue dinamiche per affascinare i meno appassionati, per strappare un sorriso dopo la stanchezza di fine allenamento o, semplicemente, per far battere il cuore agli atleti della community e farli innamorare del nuoto come la prima volta.