SCHOEMAN, MAGNINI E LE RISPETTIVE ACCUSE A CONFRONTO 1

SCHOEMAN, MAGNINI E LE RISPETTIVE ACCUSE A CONFRONTO

8 Febbraio 2020 Off Di Sara

Articolo dell'8 febbraio 2020 - in data 27 febbraio 2020 Filippo Magnini è stato assolto dalla squalifica dal TAS di Losanna che ha ribaltato la sospensione di 4 anni → DOPING, ASSOLTO FILIPPO MAGNINI: "TREMO DALLA GIOIA"


Roland Schoeman: un nome che è caro ai tanti appassionati di nuoto dei primi anni 2000, un nome che rievoca nella memoria ricordi indelebili. Sudafricano, di Pretoria, ha per miti Nelson Mandela e Steve Redgrave (ex canottiere britannico). Ma soprattutto, fu il grande rivale di Filippo Magnini, quel Magnini che nel 2005 gli sfilò il titolo mondiale nei 100 stile libero per soli 16 centesimi. Ed è quasi un destino beffardo quello che unisce i 2 atleti, un destino che però, a volte, ha dei risvolti incomprensibili.


  • IL CASO SCHOEMAN

Era il 18 maggio 2019 quando la Fina condusse un test fuori gara su Roland Schoeman, il quale risultò positivo al GW501516 (ormone di classe S.4 e modulatori metabolici). Sei mesi dopo arriva la sentenza, abbastanza scontata: la Fina condanna Roland Schoeman a un periodo di ineleggibilità di 12 mesi, (18 maggio 2019 - 17 maggio 2020), aprendo così la possibilità per Schoeman di qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo 2020 (ai sensi della Fina D.C 10.11.1).

Proprio nella giornata di ieri, Roland Schoeman ha pubblicato - attraverso un post su Instagram -  la sua versione dei fatti:

" A Maggio dello scorso anno cominciai a prendere degli integratori, tutti selezionati accuratamente, in modo da evitare ogni possibilità di utilizzare inavvertitamente qualcosa di non permesso. Non ero preoccupato nel fornire un campione di urine in quanto mi erano stati fatti dozzine di test prima, sia dentro che fuori gara, e tutti questi test risultarono negativi per sostanze negative. […]

Non avrei mai coscientemente preso una sostanza dopante e ancora meno una sostanza nota essere cancerogena, che porta attacchi di cuore e rischi di infarto.

[…]

E' importante notare che la Fina normalmente avrebbe applicato un automatico periodo di ineleggibilità dai 2 ai 4 anni per doping basato su un'evidenza. […] E' la prova della comprensione da parte della Fina che questa è stata probabilmente una contaminazione involontaria, per cui ho ricevuto una sospensione di un solo anno.

Secondo quanto riportato da Schoeman, e vista anche la brevità pena, è opinione della Fina che quanto successo è solamente un incidente, una contaminazione non voluta da parte dell'atleta.


  • IL CASO MAGNINI

E il pensiero va immediatamente a "Re Magno", il grande rivale di Schoeman i cui destini, ancora una volta, si ritrovano. Anche Filippo Magnini negli ultimi mesi è stato "sotto i riflettori" a seguito di alcune accuse di doping: se inizialmente l'accusa chiese ben 8 anni per l'ex nuotatore, successivamente Magnini venne assolto da 2 dei 3 capi di accusa e condannato a 4 anni per "tentato uso di sostanze dopanti". Il 4 maggio 2019 la sentenza definitiva: nonostante il ricorso chiesto da Magnini, il Tribunale Antidoping condanna il pesarese a ben 4 anni.

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ALCUNE CONSIDERAZIONI

Due destini che si rincontrano, due pene che, però, sono molto distanti l'una dall'altra.

E la cosa non è sfuggita a tutti coloro che, negli ultimi mesi, non hanno mai realmente compreso la decisione presa nei confronti di Filippo Magnini. In particolare, molto importanti sono le parole di coach Claudio Rossetto, Tecnico Federale della nostra Nazionale, che sul proprio profilo Instagram scrive:

Qualcosa non mi torna…. come è possibile che atleti positivi all'assunzione di ormoni vengano squalificati per 1 anno, quasi in silenzio, e che venga permesso loro di gareggiare alle Olimpiadi? E che invece un atleta come, non faccio nomi, Filippo Magnini, prosciolto da ogni accusa dalla giustizia ordinaria, venga squalificato per 4 anni soltanto perché qualcuno è convinto che lui pur non avendolo fatto , abbia avuto l'intenzione di doparsi?

Ed effettivamente qualcosa non torna: perché a un atleta trovato dopato viene dato solo un anno di stop, mentre a un atleta che forse ha avuto l'intenzione di doparsi viene dato un stop 4 volte più lungo?

Perché a un atleta che ancora gareggia e che tra 4 mesi potrebbe potenzialmente essere alle Olimpiadi viene data una pena più breve di un atleta che aveva già annunciato il suo ritiro? Una pena che, in fondo, non serve a nulla se non a rovinare il nome di un grandissimo Campione che per anni ha rappresentato l'Italia nel Mondo, portandoci sul gradino più alto del podio.

Il nostro non vuole essere un accanimento verso Schoeman, verso il quale, invece, auguriamo il meglio se davvero quanto avvenuto fosse solamente un incidente.

Questo articolo è pura espressione del nostro scontento e del nostro sostegno nei confronti di Filippo Magnini.

Perché se è giusto punire chi sbaglia, è altrettanto giusto non punire chi non sbaglia!


Articolo dell'8 febbraio 2020 - in data 27 febbraio 2020 Filippo Magnini è stato assolto dalla squalifica dal TAS di Losanna che ha ribaltato la sospensione di 4 anni → DOPING, ASSOLTO FILIPPO MAGNINI: "TREMO DALLA GIOIA"


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Profilo Autore

Sara
Sara
Laureata in Scienze Linguistiche, è entrata in piscina per la prima volta alla tenera età di 3 anni e da quel momento non se n'è più andata. Aspirante giornalista e intervistatrice per diletto, le piace parlare (dicono sia anche logorroica) e vivere di emozioni. Lo Sport è così importante che ha scelto un Master in Sport Digital Marketing & Communication.