Quando il mondo dell’acqua entra in connubio con quello della sicurezza, ecco che va a crearsi una figura che troppo spesso viene sottovalutata: l’assistente bagnanti. La sua formazione avviene attraverso un corso, ufficialmente svolto dalla sezione salvamento della FIN, che si sviluppa in acqua per quanto riguarda la parte pratica, mentre all’interno delle nozioni teoriche sono comprese le cosiddette manovre salvavita. Quello dell’assistente bagnanti è un lavoro che nasce dal nuoto e dall’acqua. Per cercare di andare oltre il classico stereotipo del ‘bagnino alla baywatch’ , meglio chiamato assistente bagnanti, e capire più a fondo i ruoli di questa figura che ruota attorno alla sicurezza acquatica, abbiamo intervistato un allenatore di nuoto per salvamento che da anni si occupa di formare i futuri assistenti bagnanti, Raffaele Bentivenga.


Ciao Raffaele, partendo dagli inizi, che cosa ti ha spinto a diventare allenatore di nuoto per salvamento e dedicarti a formare gli assistenti bagnanti?

Il mio mondo è l’acqua e mi piace l’insegnamento, ricordo di una frase che ho letto: insegnare è imparare due volte. È qualcosa che mi fa star bene, che mi realizza. Credo molto nel trasmettere le conoscenze ai futuri assistenti bagnanti, purtroppo ho visto più di una volta il verificarsi di situazioni gravi in acqua, la possibilità di poterci aiutare l’un l’altro e salvare il prossimo è una delle cose più belle. Far capire che è fondamentale e utile poter aiutare e ancora prima poter prevenire perché l’incidente, così come la sfortuna, è sempre dietro l’angolo. L’assistente bagnanti quando ha portato sul bordo vasca la persona non ha finito il suo lavoro,  deve poi saper fare le manovre di primo soccorso, che gli vengono utili anche in un qualsiasi altro contesto. Il mondo di adesso ci rende sempre di più individualisti, entrare nell’ottica di aiutare qualcuno ci rende più civili.

Sfatiamo i numerosi stereotipi che ci sono dietro questa figura, chi è veramente l’assistente bagnanti?

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Nell’immaginario collettivo si vede l’assistente bagnanti come quello che è sulla torretta a non fare nulla, io lo vedo come un gatto sornione: controlla, osserva, cerca di prevenire e nel momento in cui avviene l’incidente scatta immediatamente come un felino, ma questo scatto c’è a fronte di una preparazione fisica e mentale. Quello che dico sempre è: “il miglior assistente bagnanti è quello che non interviene mai” perché ha fatto il suo lavoro come prevenzione. Una delle principali cose su cui noi formatori spingiamo molto è il fatto che una volta che l’assistente bagnanti prende il brevetto, poi non si deve lasciare andare, l’allenamento deve essere costante dal punto di vista fisico, quindi natatorio, e anche dal punto di vista pratico delle manovre salvavita. Per fortuna che da qualche anno a questa parte è stato implementato nel corso di formazione anche l’attestato per l’uso del defibrillatore, quindi si impone che ogni due anni bisogna fare un aggiornamento in presenza sull’uso del defibrillatore e rivedere le manovre di massaggio cardiaco. Per quanto riguarda l’allenamento natatorio, lì è a carico della persona, lavorare in piscina ha i suoi rischi e comporta un buon impegno fisico, se si lavora al mare l’area di sorveglianza può arrivare fino a 400m dalla riva, è una distanza importante e questo comporta un certo tipo di allenamento.

Come viene visto il corso di formazione per assistenti bagnanti da chi lo frequenta?

Il corso parte dai sedici anni, il 90% di quelli che si iscrivono al corso ha un’età che arriva fino ai 18 anni, solo un 10/20% supera la maggiore età, quindi molti lo vedono come un qualcosa in più da fare, da sperimentare, ma si accorgono proprio durante il corso che non si fa uno sport. L’iscrizione non va intesa come una delle tante attività sportive, è un corso professionale e questo concetto spesso viene capito  dopo. Ho avuto più di una persona che alla fine del corso si è sentita cresciuta perché è stata formata in modo professionale. Probabilmente per molti è il primo corso professionale che fanno nella loro vita e capiscono che hanno la possibilità di guadagnare dei soldi ma hanno anche grandi responsabilità.

A proposito di responsabilità, quali sono quelle di un assistente bagnanti?

Le responsabilità sono di tipo civile e penale ma se fai tutte le cose che devi fare non si incorre in nessun reato. Nel corso di formazione mettiamo il focus anche su questo argomento: facciamo ripetere più volte le manovre salvavita perché il lavoro non finisce nell’acqua, il programma è a tutto tondo. All’esame dove assolutamente non si transige, bisogna saper fare le manovre salvavita perché è questo quello fa la differenza tra la vita e la morte. Nel momento in cui avviene un arresto cardiorespiratorio, ogni minuto che passa si perde il 10% di possibilità di recuperarlo. L’assistente bagnanti fa la differenza in un arresto cardiorespiratorio.

Quindi possiamo dire che fare l’assistente bagnanti può salvare vite?

Assolutamente sì. Noi viviamo in uno Stato che per ¾ è circondato da acqua: mare, fiumi e laghi. Nel momento in cui avviene qualcosa, saper come soccorrere una persona si ha la possibilità di salvarla e di salvaguardare noi stessi nel momento in cui la soccorriamo. Quante volte si legge di persone che annegano, quando una persona sta annegando ed è in panico, se non si sanno bene le tecniche di salvamento, rischia anche l’assistente bagnanti stesso – ovvero il soccorritore –  di essere tirato sotto. Il corso di salvamento serve anche a quello. A mio avviso, chi ha delle buone capacità natatorie dovrebbe fare il corso, aldilà che dà una professione riconosciuta dal ministero, ma proprio come conoscenza personale perché si ricevono tanti insegnamenti, si imparano  tecniche e si ha un valore aggiunto. Come detto prima, si entra al corso che si è una persona, uscendo ci si trasforma in una completamente diversa, con formazione e responsabilità in più.



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Profilo Autore

Ester Rustioni
Ester Rustioni
In estate al mare e in piscina il resto dell'anno, dopo un periodo di pausa durante il quale ha scoperto la sua passione per la scrittura, ha ricominciato da dove tutto è iniziato: l'acqua.