Esagerati? No, soltanto molto esigenti. Ogni nuotatore ha, almeno una volta, fantasticato sulla piscina perfetta sguazzando nella comunale… Ecco come dev’essere la piscina perfetta per lui, in accordo con le sue mille manie!

Esistono impianti spettacolari in giro per il mondo. L’Italia può vantare del Foro Italico, giudicata da atleti di spessore come “la piscina più bella del mondo” che, anche spostandoci più in là, regge il confronto con numerose strutture natatorie internazionali: Hangzhou, Budapest, Rio, Kazan, Londra…

Sono veri e propri palazzetti-con-piscina attrezzati e funzionali; visti da una foto postata sui social o da una ripresa televisiva è inevitabile che nasca il desiderio di nuotare in un impianto da sogno.

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Tutti abbiamo, almeno una volta, fantasticato su come deve essere la piscina perfetta; magari durante un set interminabile, nuotato nell’umiltà della piscina comunale dal muretto scivoloso, dai trampolini scapestrati o dalle docce malfunzionanti…

La piscina perfetta non è soltanto quella delle grandi manifestazioni o dai pomposi attributi architettonici; è quella piscina che è in grado di soddisfare le esigenze e, soprattutto, le manie dei nuotatori… Qualche esempio? Continuate a leggere!



1. L’ACQUA

L’acqua è il liquido della vita, metaforicamente e non. L’acqua ha dato un senso di esistere, fondamentalmente, a due entità: una è l’intera biodiversità acquatica e terrestre, l’altra è il nuotatore.

Un nuotatore senza acqua? Morirebbe, e non solo per la disidratazione; è stato già appurato che, in un habitat differente dal proprio, il nuotatore non è a suo agio: la selezione naturale finirebbe per fare il suo corso…

Che farsene di vasti campi d’erba fresca, strambe pedane per saltare, terreno rossiccio a strisce bianche quando puoi nuotare in una piscina?

L’acqua è il fluido che riempie la vasca ma, fisica e ovvietà a parte, per il nuotatore esistono delle differenze sostanziali tra le varie acca-due-o.

L’acqua, nella piscina perfetta, dev’essere alla giusta temperatura. Giusto è un intervallo compreso tra più di ventiquattro gradi centigradi e meno di ventisei gradi centigradi.

La differenza è captabile. Troppo fredda? S’irrigidiscono i muscoli che sembrano diventare pietra, duri e congelati. I denti battono frenetici. Si nuota a pinguino, più che delfino.

Troppo calda? L’attivazione nervosa non riesce bene, si respira a fatica, si boccheggia dimenandosi in quello che sembra brodo. Le guance s’imporporano, ma il rossore non è dovuto alla stanchezza, bensì all’opprimente torpore di un’acqua pronta per accogliere mezzo chilo di rigatoni.

L’acqua: così importante, preziosa, indispensabile… alle giuste condizioni, però.


2. IL CLORO

Ah, se non ci fosse il cloro! Un must per i chimici e per i nuotatori, è grazie a questa particolare sostanza che l’acqua si mantiene pulita: funziona, infatti, da disattivante di agenti batterici.

Non ci addentreremo in trattati scientifici su quale debba essere l’esatta concentrazione del cloro in una vasca, né di come avvenga la clorurazione – almeno, non in questo articolo – e analizzeremo il tutto dal punto di vista maniacale del nuotatore.

Il cloro dev’esserci, ma non deve sentirsi. Un po’ come la mano di un musicista quando compone.

Un eccesso di cloro provoca una fastidiosa irritazione all’apparato respiratorio, scatta una reazione a catena tra un colpo di tosse e l’altro e, come se non bastasse, gli occhi bruciano e più si strofinano, peggio è: sembra di aver passato una giornata intera davanti al computer.

Cloro? Sì, grazie, ma non troppo. Pensate sia solo una delle solite manie dei nuotatori? Passate avanti e leggete oltre, mentre siete immersi nella vostra vasca demoniaca.

E ricordate che si parte – coff coff – al sessanta rosso. Coff.


3. I TRAMPOLINI

Un antico proverbio dice: mostrami i trampolini e ti dirò che piscina sei. I blocchi di partenza sembrano innocui, di poco conto; inermi piste di lancio da cui il nuotatore spicca il volo per tuffarsi.

Sembrano avere un ruolo marginale in quella che è la prestazione. Andiamo, può una persona fare così tanto caso ai trampolini? …La risposta è, sorprendentemente, sì.

Un trampolino ben rivestito, con l’aletta ben oleata, stabile e funzionante è sicuramente più invitante di un blocco di pietra, o di metallo arrugginito, scivoloso, con cui si rischia di fare una partenza a dorso simile a quella di Simone Sabbioni nella 4×50 mista a Copenaghen (colpa del device malmesso, è vero; a proposito: la piscina perfetta ha anche quello); con la copertura smangiucchiata, traballante.

Non è soltanto questione di estetica: un buon trampolino fa guadagnare preziosi decimi soprattutto agli specialisti della velocità.

Chi ben comincia è a metà dell’opera: perché non farlo con una bella partenza da un fantasmagorico trampolino?

Inoltre, i blocchi di partenza innescano un’altra guerra civile come quella tra velocisti e fondisti: #teamtrackstart o #teamgrabstart?


4. LE CORSIE

Il nuotatore ha bisogno del proprio spazio in cui esprimere al meglio se stesso.

Vi è mai capitato di sentire un nuotatore adirato che esclama: “Siamo nel 2019 e non hanno ancora inventato delle corsie in cui due delfinisti possano nuotare contemporaneamente senza farsi male!”?

Bene, primo requisito: larghezza. Secondo: che siano almeno, ragionevolmente, corsie.

Non corde sottilissime o fili di metallo in cui le onde, anziché infrangersi e annichilirsi, raddoppiano d’intensità. Corsie, il classico serpentone di plastica blue-white.

In particolare, devono soddisfare una caratteristica fondamentale che rimanda alla vera funzione delle corsie: devono essere adatte per tirarsi nelle serie a dorso.


5. BONUS: ALTRE FEATURES

Mancano soltanto dei minimi accorgimenti, e il piscina perfetta: starter pack è pronto. Dunque, mancano: uno spogliatoio spazioso solo per gli agonisti; panche chilometriche; infinite file di prese per asciugacapelli; una tribuna capiente; una vasca idromassaggio e fisioterapisti che ti tirano fuori dall’acqua al minimo crampo. Da un certo punto in poi la soggettività prende il sopravvento e la lista potrebbe continuare per un bel po’…


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Profilo Autore

Sofia
Sofia
Studentessa di Chimica, nuotatrice agonista, aspirante scrittrice: non necessariamente in quest’ordine. Forse l’unica nuotatrice al mondo che trova divertenti i 200 farfalla, ma le sue gare preferite in assoluto sono i 100 farfalla e i 100 stile. Membro della redazione, il suo compito? Raccontare storie di cloro sul mondo natatorio e le sue dinamiche per affascinare i meno appassionati, per strappare un sorriso dopo la stanchezza di fine allenamento o, semplicemente, per far battere il cuore agli atleti della community e farli innamorare del nuoto come la prima volta.