Quando indossiamo le pinne, facciamo più caso alle vasche da nuotare che al fatto di star mettendo ai piedi secoli di scienza, progresso e tecnologia militare.

La storia delle pinne parte dal Quattrocento e arriva ai giorni nostri passando per menti illustri come Da Vinci e Franklin, facendo tappa alla Seconda Guerra Mondiale.

Da strumento usato per allenare i muscoli, aumentare la flessibilità delle caviglie, nuotare più velocemente – siete pronti per non vedere più le pinne allo stesso modo?


Gli uomini acquatici di Da Vinci e Borrelli

Le prime pinne sono state ideate da una delle menti più brillanti della storia dell’umanità.

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Leonardo Da Vinci, nel Quattrocento, abbozzò uno schizzo di un uomo acquatico dotato di pinne artificiali, ispirandosi probabilmente alle zampe delle anatre, corredato da guanti palmati, un tubo per respirare e altre attrezzature acquatiche.

Non è noto se questi equipaggiamenti vennero effettivamente realizzati oppure no; ciò che è certo è che Da Vinci prese spunto dal moto degli anfibi e delle creature marine e, unendo la sua vasta conoscenza agli studi sull’anatomia del corpo umano, fu in grado di progettare questi mezzi ausiliari, comprendenti anche il primo tentativo di pinne, per uso bellico.

Nel Seicento lo scienziato Padre Giovanni Alfonso Borrelli, forte dei suoi studi di fisica e fisiologia, ideò il primo “apparecchio di immersione individuale” della storia, basandosi sugli studi di Galilei, Pascal, Boyle e Torricelli.

Nel suo trattato sulla fisiologia animale De Motu Animalium e, in particolare, nella sezione De natatu, descrisse “una macchina con la quale gli uomini immersi nell’acqua possono respirare e vivere per parecchie ore.”

Il suo prototipo di “uomo acquatico” usava delle pinne per poter muoversi in acqua,

Non alla maniera dei gamberi ma col remigare delle palme delle mani e dei piedi”, in modo tale da poter “nuotare nell’acqua alla maniera delle rane”.
L'EVOLUZIONE DELLE PINNE 5

L’idea di Franklin e la messa in pratica di de Corlieu

Tra le tantissime, rivoluzionarie invenzioni che il genio di Benjamin Franklin riuscì a concepire – e successivamente a mettere in pratica – troviamo anche le pinne.

Al Padre Fondatore piacque nuotare sin da ragazzo. Osservando gli oggetti scorrere sul fiume Charles e le forme degli anfibi e delle pinne dei pesci, ebbe l’idea di usare dei sottili pezzi di legno per aumentare la superficie di contatto con il fluido.

Nel Marzo 1773 scrisse:

“Da giovane, realizzai due pedane ovali, ciascuna circa dieci pollici lunga e sei larga. Sembravano una tavolozza per pittori. Con queste nuotavo più velocemente ma avevo dolore ai polsi. In seguito le ho messe ai piedi come se fossero una specie di sandali”

L’inventore non era ancora soddisfatto e, infatti, la storia delle pinne non finisce qui.

L’idea arrivò oltreoceano e all’inizio del Novecento, il capitano di corvetta della marina Louis de Corlieu realizzò un modello di pinne ma adattato per le braccia.

È nel 1914 che de Corlieu fece una dimostrazione pratica delle sue pinne primordiali a un gruppo di ufficiali della marina; da questo incontro, l’ufficiale Yves le Prieur trasse ispirazione per il primo modello di apparecchiatura subacquea.

de Corlieu mostra le sue pinne alla marina francese.

 A causa del suo mestiere, de Corlieu raggiunse i territori della Polinesia francese, dove lì i pescatori impiegavano foglie come pinne – i polinesiani diedero un grande contributo anche alla storia degli occhialini.

Nel 1933 venne registrato il brevetto di un “apparecchio propulsore per il nuoto ed il salvataggio” che prevedeva due pinne da calzare ai piedi ma anche un modello per le mani, a forma di cucchiaio. Come materiali costruttivi, si passò dal legno di Franklin al caucciù naturale.

De Corlieu iniziò una produzione di “massa” nel 1939, dopo aver venduto la licenza all’americano Owen Churchill per la loro produzione negli Stati Uniti. A Churchill si deve il nome moderno delle pinne: le ribattezzò in swimfin.


Le pinne di Churchill e la Rondine made in Italy

Churchill non tardò a mostrare le sue pinne alla marina miliare a stelle e strisce, che decise di appropriarsene per l’operazione dell’Underwater Demolition.

La caratteristica principale della forma più evoluta di pinne all’epoca era un corrugamento in mezzo alla lama ed era realizzata con delle cinghie regolabili. Commercialmente, veniva descritta come con una “lama doppia curva in gomma nera estremamente flessibile con tacco regolabile“.

Da allora, in quel periodo vennero sviluppati modelli simili in design e funzionalità alle pinne di Churchill.

I primi subacquei militari al mondo ad usare le pinne in azioni belliche offensive durante la Seconda Guerra mondiale furono proprio gli italiani.

Franco Pavone e Luigi Ferraro ottennero la Medaglia d’Oro al Valor Militare con le pinne ai piedi. In particolare, Ferraro perfezionò lo schema teorico del funzionamento delle pinne e diede vita alla “pinna della rivoluzione tecnologica”: la Rondine.

A lui va il merito di aver sviluppato attrezzature subacquee per la subacquea ricreativa, che fino a quel punto erano state concepite esclusivamente per l’uso militare.

Dagli anni ’50 in poi nacquero modelli di pinne diversi da quelli moderni e spesso venivano costumizzate artigianalmente in base alle esigenze personali.

Da un punto di vista prettamente natatorio, però, non erano ancora efficienti: potremmo definirle come scomode, corte e dolorose per i piedi, nonostante consentissero una discreta capacità di movimento.

La Rondine di Ferraro spopolò proprio perché rappresentava una soluzione a questi problemi: venne progettata come una scarpetta in gomma morbida, adatta per il piede, che lo rendeva un unicum con la pinna.

Ferraro percorse un ulteriore passo nella storia delle pinne inventando la Caravelle, realizzata dalla Technisub, che si distingueva da tutte le pinne fino ad allora esistenti: la scarpetta era in gomma nera e la pala era stampata in polipropilene.

Quest’ultima pinna fu apprezzata a tal punto da definire Ferraro come il “miglior designer di pinne del mondo” (Jacques-Yves Cousteau).


Se oggi le pinne rappresentano un attrezzo fondamentale per l’allenamento è grazie al coinvolgimento di scienziati, ufficiali militari e inventori che hanno contribuito tutti alla loro affascinante storia; ma non è certo finita qui.

Il nuoto è in continua evoluzione e si cerca sempre di rincorrere la prestazione perfetta. Come saranno le pinne del domani?


Sitografia:


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Profilo Autore

Sofia
Sofia
Studentessa di Chimica, nuotatrice agonista, aspirante scrittrice: non necessariamente in quest’ordine. Forse l’unica nuotatrice al mondo che trova divertenti i 200 farfalla, ma le sue gare preferite in assoluto sono i 100 farfalla e i 100 stile. Membro della redazione, il suo compito? Raccontare storie di cloro sul mondo natatorio e le sue dinamiche per affascinare i meno appassionati, per strappare un sorriso dopo la stanchezza di fine allenamento o, semplicemente, per far battere il cuore agli atleti della community e farli innamorare del nuoto come la prima volta.