Era l’estate del 1960 e il mondo intero si preparava alla XVII° edizione dei Giochi Olimpici. Nella calda estate romana, atleti di tutte le nazioni e di tutte le specialità erano pronti a sfidarsi con un solo obiettivo: vincere. La città Eterna era pronta ad accogliere lo spettacolo dello Sport che si sarebbe mischiato alla sua storica bellezza. Era l’estate del trionfo di Berruti; di Cassius Clay, il futuro Muhammad Ali; di Gerevich a medaglia per la settima volta e dell’etiope Bikila. Era il 25 agosto 1960 e a Roma iniziavano ufficialmente i Giochi Olimpici.
Nella perfetta cornice romana gli occhi dei tanti appassionati di sport erano puntati soprattutto sul Foro Italico. In un periodo in cui il nuoto era ben lontano dal concetto moderno, la lotta tra Stati Uniti d’America e Australia era più accesa che mai. Una rivalità nata già negli anni ’50 e che vide nelle Olimpiadi di Melbourne del 1956, quattro anni prima, i padroni di casa annientare completamente i rivali americani, aggiudicandosi ben 5 dei 7 titoli in palio in campo maschile. Gli americani, invece, si aggiudicarono solamente una medaglia d’oro, grazie a William Yorzyk che vinse il titolo nei 200 delfino.
Con un complessivo di 8 gare maschili e 7 femminili, le competizioni al Foro Italico iniziarono il 26 agosto 1960. Per la prima volta, venne introdotta la staffetta 4×100 mista, che si affiancava alla 4×200 stile libero (maschile) e alla 4×100 stile libero (femminile). Lontani dall’epoca dei 200 e 400 misti, le distanze nuotate erano di gran numero minori e si differenziavano notevolmente tra campo maschile e femminile, con le donne impegnate in una competizione in meno rispetto agli uomini.
MASCHI:
- 100 STILE LIBERO
- 400 STILE LIBERO
- 1500 STILE LIBERO
- 100 DORSO
- 200 RANA
- 200 DELFINO
FEMMINE
- 100 STILE LIBERO
- 400 STILE LIBERO
- 100 DORSO
- 200 RANA
- 100 DELFINO
IL CASO DEVITT – LARSON
Dopo il clamoroso insuccesso del 1956, gli Stati Uniti d’America erano intenzionati a dominare. Da Monterrey Park, California, era stato designato il ventenne Lance Larson. Ai Trials americani, a Detroit, Larsson si impose nei 100 stile libero, vincendo con il tempo di 55″00, nuovo record nazionale, con più di un secondo di vantaggio sul resto della concorrenza. Tentò la qualificazione anche nei 100 delfino, distanza nella quale aveva stabilito – tra giugno e luglio 1960 – due volte il Record del Mondo, diventando il primo nuotatore al mondo a scendere sotto il muro del minuto (58″7). Tuttavia, chiuse 4° e mancò la qualificazione.
Dall’Australia, invece, si puntava sul fuoriclasse John Devitt, detentore del Record del Mondo nei 100 stile libero. Un record mostruoso, quello detenuto dall’australiano, che nel 1957 aveva nuotato in 55″2 per poi migliorarsi, 9 giorni dopo, scendendo a 54″6. Un tempo colossale, che verrà battuto solamente nel 1961 dallo statunitense Steve Clark. Un record che, data la sua maestosità, lo rendeva il favorito per il titolo olimpico.
Ed è proprio la gara regina a dare il via alle competizioni natatorie. Nella prima giornata di gare, gli atleti scendono in vasca per ben 3 volte nell’arco della stessa giornata. Il programma olimpico, infatti, prevede le batterie al mattino, mentre finali e semifinali la sera (20.30 le prime, 21.10 l’atto conclusivo), un programma che, senza alcun dubbio, non giovò agli atleti.
LA GARA
Sin dalle batterie si delinea quella che, poi, sarà la prospettiva della gara: un serrato testa a testa tra i due grandissimi rivali. Al mattino, Larson registra il miglior crono, nuotando in 55″7, seguito da Devitt che chiude in 56″0, tempo che migliora nella semifinale dove nuota in 55″8. Poco peso viene dato, invece, al brasiliano Manuel dos Santos, che darà filo da torcere ai due grandi rivali nella tanto attesa finale.
Dos Santos sa che, se vorrà infastidire la concorrenza, dovrà dare il tutto per tutto, e così avviene circa 40 minuti dopo. Sono le 21.10 e al Foro Italico calano le luci. Tutto è pronto affinché lo spettacolo possa iniziare. Dos Santos apre il turbo e, dalla corsia 6, vira per primo. Nella seconda frazione si apre lo show: nelle due vasche al centro Devitt e Larson si sfidano a colpi di bracciate verso la conquista della medaglia più prestigiosa. Ma, al tocco, qualcosa lascia tutti col fiato sospeso.
Nel 1960 il nuoto, abbiamo detto, essere molto differente da oggi. Non solo per la quantità di gare disputate, o per la tecnica di nuotata. Nel 1960, infatti, al tocco della piastra erano i giudici, nonché cronometristi, a decretare la vittoria. Le piscine, infatti, non essendo dotate di sensori, affidano la decisione ai giudici, posti al blocchetto di partenza. Ma il caso dei due nuotatori è ancora più affascinante se si pensa che, al momento dell’arrivo, è lo stesso Devitt a congratularsi con Larson, sicuro di esser stato battuto dal rivale. Tuttavia, la vittoria verrà data all’australiano
E QUINDI, COSA E’ SUCCESSO?
Questa è una domanda interessante. Al momento del tocco, i 6 cronometristi non riuscirono a trovare una decisione comune. Devitt o Larson? I pareri sono contrastanti, per alcuni ha toccato per primo l’australiano, per altri il contrario. Eppure, un particolare non poi così tanto irrilevante, dà un’informazione ben precisa: il cronometro di Devitt lo accredita a 55″2, mentre il cronometro di Larson segna 55″0/ 55″1 (all’epoca vi erano più cronometri per ogni nuotatore). Un fatto molto importante, che dovrebbe far propendere i giudici verso l’americano. Eppure non è così. Viene fatta, allora, un’ulteriore revisione: viene preso in considerazione il cronometraggio elettronico, utilizzato solamente in casi dubbi, che conferma il responso precedente. Eppure qualcosa ai giudici non torna.
Ed è proprio allora che succede una cosa che renderà i 100 stile libero di questa Olimpiade una delle gare più controverse nella storia dello Sport. Viene chiesto, per la prima volta, l’intervento del Capo dei Giudici il quale accrediterà la vittoria all’australiano John Devitt. Vane le proteste degli Stati Uniti, respinte dalla Fina: a vincere è l’Australia di John Devitt.
CONCLUSIONI
Un fatto particolare, da alcuni punti di vista affascinante, sicuramente molto strano. Nel 1960 il nuoto, e lo Sport in generale, era molto diverso da oggi. Non esistevano grandi supporti tecnologici, quindi non c’è da stupirsi se errori di questo tipo potessero accadere. Eppure, la domanda sorge spontanea: perché non affidare la vittoria ex aequo?
Le Olimpiadi di Roma segnarono, per entrambi gli atleti, la fine della loro carriera. Seppure giovanissimi, sia Devitt che Larson salutarono il nuoto: il primo iniziò a lavorare per la Speedo; il secondo si laureò in odontotecnica e divenne dentista.
La delusione di Larson, tuttavia, durò poco. Grazie alla staffetta 4×100 mista, Larson conquistò l’oro. Inserito nella frazione a delfino, Larson nuotò uno spettacolare 58″0, e diede il cambio al compagno con un vantaggio, proprio sulla stessa Australia, di 4 secondi, vantaggio che portò gli Stati Uniti sul gradino più alto del podio. Inoltre, a seguito di quanto successo, la Fina decise di introdurre le piastre elettroniche all’arrivo.
Fonti: SportHistoria
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Profilo Autore

- Laureata in Scienze Linguistiche, è entrata in piscina per la prima volta alla tenera età di 3 anni e da quel momento non se n'è più andata. Aspirante giornalista e intervistatrice per diletto, le piace parlare (dicono sia anche logorroica) e vivere di emozioni. Lo Sport è così importante che ha scelto un Master in Sport Digital Marketing & Communication.
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