Nel cuore di una Tokyo rigenerata, mentre milioni di occhi fissavano lo schermo della televisione e decine di migliaia di spettatori erano seduti sugli spalti, qualcosa di magico stava per accadere. Era il 1964, e per la prima volta nella storia, il suolo asiatico era pronto a ospitare le Olimpiadi.

Quella di Tokyo 1964 non fu una semplice competizione sportiva: era il simbolo di una nazione che si era rialzata dalle ceneri della guerra con un evento che avrebbe cambiato per sempre il modo in cui il mondo guarda lo sport. Tra i grandi atleti che parteciparono alla XVIII Olimpiade c’era anche il nuotatore statunitense Don Schollander, sarà lui il protagonista del racconto odierno.


I Giochi Olimpici a Tokyo 1964

È sabato 10 ottobre 1964 quando Yoshinori Sakai, nato nei pressi di Hiroshima nel giorno del bombardamento atomico sulla sua città, porta la fiamma olimpica all’interno dello stadio. Quel momento incapsulò più di quanto le parole potessero esprimere: il Giappone era tornato.

Al momento dell’accensione del calderone olimpico, un coro di diecimila tamburi iniziò a risonare, mentre altrettanti palloncini colorati furono liberati nel cielo. Cinque jet solcarono l’aria, lasciando dietro di sé le scie che formavano gli anelli olimpici, e l’intero stadio fu pervaso dal profumo avvolgente dei crisantemi, il fiore nazionale del Giappone.

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Un totale di 93 nazioni, 5.151 atleti e una copertura mediatica senza precedenti. Con 1.200 giornalisti, oltre 600 fotografi e 500 operatori cinematografici e televisivi, l’evento ha attirato l’attenzione globale come mai prima di allora.

Per la prima volta nella storia olimpica, le immagini delle competizioni furono trasmesse in tutto l’emisfero settentrionale grazie al satellite statunitense Syncom III: centinaia di milioni di persone in tutto il mondo poterono così seguire gli eventi in tempo reale. È una vera e propria svolta nella storia dei Giochi Olimpici.

Dall’atletica alla ginnastica, passando per il nuoto, i Giochi di Tokyo 1964 furono un palcoscenico di leggende. Abebe Bikila dell’Etiopia divenne il primo atleta a vincere la maratona in due Olimpiadi consecutive. Larisa Latynina, la ginnasta sovietica, incrementò il suo già impressionante bottino di medaglie olimpiche, nel nuoto i protagonisti furono Don Schollander degli Stati Uniti e Dawn Fraser dell’Australia.


Il Nuoto a Tokyo

Le gare di nuoto si svolsero presso lo Yoyogi National Gymnasium di Tokyo. Rispetto a Roma 1960 vennero introdotte le gare dei 400 misti per entrambi i sessi e della staffetta 4x100sl uomini, mentre la gara dei 100 dorso uomini venne sostituita dai 200 dorso per un totale complessivo di 10 gare maschili e 8 gare femminili.

Lo Yoyogi National Gymnasium vide concretizzarsi l’incredibile tripletta dell’australiana Dawn Fraser, che diventò la prima prima nuotatrice a vincere lo stesso evento in tre Olimpiadi consecutive. Eppure, con 13 ori, 8 argenti e 8 bronzi i protagonisti del nuoto ai Giochi Olimpici di Tokyo furono gli USA, ma andiamo con ordine.

Il nuoto negli Stati Uniti è in una situazione disperata. Dopo essere stati travolti dagli australiani nelle Olimpiadi di Melbourne 1956 e senza aver particolarmente brillato a Roma 1960, la squadra statunitense è sotto una pressione enorme. Ma nel 1964, tutte le speranze sono riposte in un giovane biondo della North Carolina di nome Donald “Don” Schollander.


L’ascesa di Don Schollander

Schollander è un prodigio di 18 anni, già detiene il record mondiale nei 200sl, primo di sempre a scendere sotto il muro dei 2 minuti (1’58″80, 27 luglio 1963). Tuttavia, la distanza di cui è primatista mondiale, non è nell’elenco degli eventi olimpici.

Schollander decide di partecipare ai 100sl e ai 400sl, oltre che alle staffette 4x100sl (inserita per la prima volta nel programma olimpico) e 4x200sl. L’11 ottobre nuota le batterie della gara regina e ottiene il secondo miglior tempo in 54″3 alle spalle del connazionale Gary Ilman che in 54″0 stabilisce il Record Olimpico. In semifinale Don nuota ancora il secondo miglior tempo, sempre dietro a Gary Ilman che migliora nuovamente il RO in 53″9. Il giorno dopo si tuffa per la finale e la sfida è spettacolare. Don Schollander vince in 53″4, davanti al britannico Robert McGregor e al tedesco Hans-Joachim Klein. Gary Ilman, dopo aver dominato batterie e semifinali chiude quarto in 54″0.

Due giorni dopo, i due statunitensi trascinano la staffetta 4x100sl e stabiliscono in 3’33″2 il nuovo record mondiale. Nella prima frazione della staffetta statunitense venne schierato Steve Clark, inserito nel team USA solo come staffettista a causa della sua mancata qualificazione in gare individuali durante i trials per via di un problema fisico, Steve stabilisce in 52″9 il nuovo record mondiale nella gara regina con il tempo di 52″9.

Ormai con due ori al collo, il giovane nuotatore del North Carolina non si ferma più. Il 15 ottobre partecipa alla finale dei 400sl distruggendo la concorrenza e stabilendo un altro record mondiale in 4’12″2. Eguaglia così Johnny Weismuller per numero di ori vinti in una singola edizione dei Giochi: 100sl, 400sl e staffetta 4x200sl (Parigi 1924).

Un dilemma all’interno della squadra di nuoto degli USA riguarda chi avrebbe dovuto nuotare l’ultima frazione della staffetta 4×100 mista, in programma il 15 e il 16 ottobre. Schollander, generoso, cede il posto al neo-primatista mondiale Steve Clark che chiude egregiamente la 4×100 mista (52″4 lanciato) e conquista l’oro per gli USA.

Il 18 ottobre, ultimo giorno di gare presso lo Yoyogi National Gymnasium, è in programma la staffetta 4×200, l’evento in cui Don può finalmente nuotare la sua distanza preferita. Schollander nuota l’ultima frazione in modo inarrivabile (lanciato di 1’55″6, due secondi più basso del record mondiale che deteneva), frantumando il record mondiale della 4x200sl e conquistando così il suo quarto oro.

Don Schollander diventa il primo nuotatore a vincere quattro medaglie d’oro in una singola Olimpiade, segnando una svolta per il nuoto statunitense. Ironia della sorte, ai Giochi successivi in Messico, Schollander ha finalmente l’opportunità di gareggiare nella sua distanza preferita in gara individuale, ma viene superato dall’australiano Mike Wenden.

La storia di Schollander è un prezioso capitolo nella ricca cronaca dei Giochi Olimpici, e un antefatto al successo strabiliante di Mark Spitz nel 1972. Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.


Dalla geopolitica alla tecnologia allo sport, le Olimpiadi di Tokyo del 1964 furono più di un semplice evento sportivo. Sono state un’esperienza multidimensionale che ha lasciato un segno indelebile in Giappone e nel mondo. I Giochi hanno rappresentato un momento di trionfo sulle avversità, una celebrazione dell’impegno umano e un significativo salto di qualità nel modo in cui ci rapportiamo allo sport. Tutti questi elementi si combinano per spiegare perché le Olimpiadi del 1964 rimangono una pietra miliare negli annali della storia dello sport.


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Profilo Autore

Lorenzo
Lorenzo
Orami ex studente di ICT e comunicazione a Torino, sono il GEEK del gruppo (quello che cerca di far funzionare il sito). Mi occupo di IT, consulenza, UX & UI. Divido il mio tempo libero tra PC, progetti più o meno utili e sessioni fotografiche (prevalentemente in orari improponibili).