Siamo a Roma, culla dell’antico impero romano. È il 1960 e in un contesto geopolitico influenzato dalle tensioni della Guerra Fredda e dall’inizio della corsa allo spazio, Roma si presenta come un luogo di incontro e di pace, ultima edizione prima delle pesanti sanzioni contro il Sudafrica dell’Apartheid e di molte altre novità.

La cerimonia di apertura, tenutasi nello Stadio Olimpico, accolse 83 nazioni e più di 5.300 atleti. Una particolarità interessante riguarda l’Inno Olimpico, che per la prima volta non è l’inno nazionale del paese ospitante, ma un inno composto esclusivamente per l’evento. Nello specifico fu ripresa la composizione usata per i primi Giochi moderni di Atene. Aggiungendo poi un tocco di modernità, la torcia olimpica arrivò per la prima volta dall’alto, trasportata da un elicottero.

Il Nuoto a Roma 1960

Le acque del Complesso Natatorio del Foro Italico si animano come mai prima. Durante questi giochi per la prima volta il numero di nuotatori per nazione in ogni gara viene ridotto da 3 a 2, una decisione destinata a perdurare nel tempo. Tuttavia, sono altri i momenti che rubano la scena. Murray Rose, australiano, conquista tre medaglie d’oro e stabilisce due nuovi record olimpici. Dall’altra parte, Chris von Saltza, americana, emerge come la star femminile, portando a casa quattro medaglie, tre delle quali d’oro.

Il controverso caso “Devitt-Larson” tenne poi banco tra il pubblico e non solo, con i nuotatori australiani John Devitt e Lance Larson. Nella gara dei 100 metri stile libero, Devitt viene proclamato vincitore, ma molti ritengono che Larson abbia toccato prima. Questa disputa accelererà l’adozione ufficiale delle piastre elettroniche nel cronometraggio e porterà successivamente all’utilizzo dei soli centesimi nel cronometraggio. Aggiungendo infine una nuova dimensione alle gare, le staffette 4×100 miste debuttano, contribuendo ad arricchire il bottino d’oro e allungare il dominio delle staffette statunitensi grazie anche a Larson al maschile e Von Saltza al femminile (che tenne a bada l’australiana Dawn Fraser nella solita sfida tra statunitensi e atleti della terra dei canguri).

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Il nuoto paralimpico: Roma, una rivoluzione

Da un’idea di Sir Ludwig Guttmann, sin dagli anni ’40 competizioni sportive si svolgono per i veterani di guerra a Stoke Mandeville, la cittadina che ospita annualmente tali eventi. Nel 1958, Guttmann, insieme al Dott. Antonio Maglio, decide di portare la nona edizione dei giochi di Stoke Mandeville a Roma, una settimana dopo la conclusione delle Olimpiadi. E così, le Paralimpiadi nascono.

Nella loro edizione del 1960 a Roma, quasi 400 atleti da 23 paesi competono. Alloggiati nel villaggio olimpico, superano gli ostacoli architettonici grazie all’intervento dell’esercito italiano (mancavano gli ascensori). Tra le discipline praticate, oltre al nuoto, c’erano biliardo, lancio del giavellotto, scherma, pallacanestro, tennistavolo e tiro con l’arco. L’Italia ha ottenuto risultati straordinari, conquistando 29 medaglie d’oro, 28 d’argento e 23 di bronzo, vincendo il medagliere e dando inizio a una tradizione di successi nello sport paralimpico. Atleti come Grimaldi, Lenardon, Scutti e Jannucci hanno lasciato il segno con le loro prestazioni eccezionali.

Le Olimpiadi di Roma del 1960 si rivelarono non solo come un grande evento sportivo, ma come un simbolo di unione, superamento e progresso. Dal palcoscenico olimpico a quello paralimpico, questi giochi incidono profondamente nella storia dello sport, dando inizio a un importante binomio tra Giochi Olimpici e Paralimpici che tutt’oggi perdura e resiste.

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Lorenzo
Lorenzo
Orami ex studente di ICT e comunicazione a Torino, sono il GEEK del gruppo (quello che cerca di far funzionare il sito). Mi occupo di IT, consulenza, UX & UI. Divido il mio tempo libero tra PC, progetti più o meno utili e sessioni fotografiche (prevalentemente in orari improponibili).