Questa che raccontiamo oggi non è una delle solite swimming stories che condividete con noi, è la storia di due sorelle che sono fuggite dalla loro terra madre, dalla guerra, e hanno trovato il riscatto nella loro seconda vita. Parliamo di Yusra Mardini e sua sorella maggiore Sarah Mardini
Nella famiglia Mardini il nuoto è una tradizione, già il padre lo praticava e tutte e tre le sorelle iniziarono a notare sin da piccole. Crescendo, Sarah e Yusra divengono tra le più promettenti nuotatrici siriane, con la sorella più piccola che nel 2014 partecipa, rappresentando la Siria, Ai Mondiali in vasca corta gareggiando nei 200 misti e nei 200 e 400 stile libero.
Dal 2011, però, nel paese ha inizio la guerra civile (che è tutt’oggi in corso). La situazione nel paese va sempre peggiorando negli anni finché la loro casa viene distrutta da una bomba e solo grazie al difetto di fabbrica di un’altra testata hanno salva la vita le due sorelle quando, mentre si allenavano in piscina, una bomba atterrò in acqua.
La fuga
Vista la situazione drammatica e precaria delle loro vite in Siria, Sarah e Yusra decidono, insieme al cugino, di fuggire alla volta dell’Europa. Ha inizio così quel cammino che migliaia di migranti tentano alla ricerca di una nuova vita lontano dalla guerra. In primis fuggono il Libano, camminando per un mese, per raggiungere Beirut e da lì fino in Turchia. Giunte quindi sulle coste turche, a Smirne, pagano gli scafisti per avere un passaggio verso la Grecia.
È così che in una notte d’agosto a inizio il viaggio delle due sorelle e del cugino con altre 17 persone su un gommone stracolmo. Dopo soli 30 minuti dall’inizio della traversata verso l’isola di lesbo il piccolo motore del gommone esala il suo ultimo borbottio e lascia il gruppo di disperati alla deriva nel mezzo del Mediterraneo. È allora che Sarah, Yusra e un’altra donna, le uniche in grado di nuotare del gruppo di migranti, scendono in acqua e iniziano una traversata di oltre tre ore per trarre in salvo i propri compagni di viaggio.
Raggiunta la Grecia il loro viaggio prosegue lungo tutti i paesi balcanici, a piedi e in treno, fino a trovare accoglienza, nel mese di settembre, in Germania, a Berlino. Finalmente al sicuro, ospiti di un campo profughi realizzato all’interno di una struttura delle Olimpiadi del 1936, le due sorelle vengono raggiunte anche del padre, la madre e la sorella più piccola. Yusra decide allora di ritornare a nuotare chiedendo di potersi allenare, visti i suoi risultati passati, nella piscina del club vicino.
Il riscatto
L’annuncio della prima squadra olimpica di rifugiati del comitato internazionale olimpico, annunciato dal CIO per mezzo di Thomas Bach diventa gli obiettivo di Yusra, la ricerca del riscatto sportivo per trovare il riscatto umano. Grazie alle sue doti e agli sforzi profusi da quando è arrivata in Germania, Yusra riesce a qualificarsi per le Olimpiadi di Rio 2016 gareggiando sotto la bandiera olimpica, in rappresentanza di tutti i rifugiati del mondo. Nel corso dell’evento non supererà nessuna delle batterie in cui gareggia.
Da allora Yusra è diventata un simbolo è un modello di resilienza e di determinazione. Ha partecipato all’assemblea delle Nazioni Unite con lo scopo di invocare migliori condizioni per i rifugiati, è stata nominata ambasciatrice di buona volontà dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e ha pubblicato un libro che narra la sua storia, a cui è stato poi ispirato un film (le nuotatrici ndr.).
Oggi
Nel 2021 Yusra ha partecipato nuovamente alle Olimpiadi, da portabandiera della squadra olimpica dei rifugiati del CIO, senza comunque riuscire a superare nessuna delle batterie nemmeno in questa occasione. Ha poi partecipato anche ai campionati del mondo a Budapest, in Ungheria.
Riguardo invece la sorella Sarah, abbandonato il nuoto giunta in Germania, di lì a poco decise di tornare in Grecia per aiutare altri migranti come lei insieme a un’organizzazione umanitaria greca. Ad oggi è a processo dopo essere stata arrestata nel 2018 per l’attività svolta e rischia fino a 25 anni di detenzione.
Fonti:
- https://www.theguardian.com/sport/2016/mar/18/syria-rio-refugee-yusra-mardini-olympic-swimming
- https://www.amnesty.it/appelli/sarah-sean/
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Profilo Autore
- Orami ex studente di ICT e comunicazione a Torino, sono il GEEK del gruppo (quello che cerca di far funzionare il sito). Mi occupo di IT, consulenza, UX & UI. Divido il mio tempo libero tra PC, progetti più o meno utili e sessioni fotografiche (prevalentemente in orari improponibili).
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