Quando i gemelli rientravano a casa una volta terminato l’allenamento pomeridiano, l’appartamento al quinto piano della signora e del signor Pisanello assumeva le sembianze di un vero e proprio spogliatoio di piscina.


Cominciando dal corridoio all’ingresso, si potevano vedere ben quattro borsoni che formavano una pila barcollante e seguendo quelle gocce d’acqua lasciate come una traccia sul pavimento si arrivava direttamente al balcone della cucina, dove appesi instancabilmente ad asciugare giacevano: occhialini, cuffie, costumi, accappatoi, asciugamano e ancora, ciabatte, tappetini, tappanaso, pinne, palette grandi, palette piccole, snorkel, tavolette, pull-buoy, costumi modello frenante, insomma, tutto l’occorrente che potrebbe servire ad un nuotatore agonista in vasca.

“Mamma, mi serve lo shampoo” chiedeva Mirko nel trambusto della sala popolata dalla famiglia al completo.
“Quello che piace a te è alla pesca, giusto?” rilanciava lei con una domanda, indaffarata nel preparare la cena.
“No, quello piace a Vinz, il mio è alla fragola”.
“E tu invece, Fabri, ne hai ancora?”, il ragazzo se ne stava incollato allo schermo del suo smartphone, ma con un cenno delle dita a formare un cerchio fece intendere che era a posto. Michi, l’ultimo dei quattro gemelli, indifferente aveva già cominciato a divorare il petto di pollo grigliato e macchiato appena con un filo d’olio.

Quattro fratelli gemelli, Mirko, Vinz, Fabri e Michi, quattro nuotatori agonisti, sei allenamenti in acqua a settimana e due volte in palestra.

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Era difficile riconoscerli in certe occasioni persino per i genitori stessi, tanto che l’allenatore li aveva pregati di presentarsi agli allenamenti indossando cuffie di colori differenti. E così c’era stata un’acerrima disputa di famiglia per accaparrarsi il colore rosso. Per porre fine a quella guerra intestina, il papà aveva preso le redini della situazione decidendo di farle personalizzare su commissione: tutte dello stesso colore, ma con il nome bianco stampato lateralmente, in modo che sarebbe stato facile riconoscerli per chiunque.

Persino la nuotata a crawl, il loro stile di gara, si somigliava perfettamente nei dettagli come se quattro specchi fossero stati disposti in maniera parallela uno per ogni corsia. Si potevano riconoscere solamente stando molto attenti ai particolari.

Di fatto, Mirko tendeva a infilare la mano sinistra leggermente verso l’esterno nella fase di presa, Vinz era senza dubbio quello più potente e manteneva appena le braccia distese in fase di recupero, Fabri le mani un po’ aperte, e infine Michi, che durante la respirazione a destra faceva scattare la testa, ma gli bastava prendere aria dall’altra parte per cancellare quella differenza impercettibile.

Per giunta, i gemelli nuotavano la distanza dei 100 metri stile libero facendo fermare il cronometro nello stesso preciso istante, e tale risultato si era rivelato esser molto competitivo a livello regionale. L’allenatore, dunque, aveva stabilito come obiettivo principale di stagione quello di vincere una medaglia nella staffetta 4×100 metri stile libero ai campionati italiani giovanili di Imperia, ed entusiasti avevano accettato la sfida.

Dopo aver testato invano più volte le varie combinazioni per l’ordine di partenza, decisero di estrarre a sorte ed era risultato il seguente ordine di partenza: Vinz, Michi, Fabri, Mirko.

Qualche mese dopo tutto era pronto per l’evento tanto atteso, ma ecco inaspettato un intoppo: Mirko, l’ultimo frazionista, si era beccato un terribile raffreddore, il tutto coronato da un focoso trentanove di febbre proprio la sera prima della gara. Fu Michi, il più scaltro dei gemelli, a trovare la soluzione al problema.

Gli spalti erano gremiti di gente proveniente da tutte le parti d’Italia, attendevano con trepidazione la gara che avrebbe chiuso quei campionati italiani decorati di record e prestazioni strabilianti. Il tempo d’iscrizione della staffetta dei gemelli li aveva piazzati in corsia numero cinque dell’ultima batteria.

Indossavano tutti e quattro la cuffia con il logo della squadra, sulla quale non era riportato alcun nominativo, lo stesso valeva per i costumi rigorosamente neri. Inoltre, tutti e quattro avevano indossato gli occhialini prima ancora di fare ingresso nella camera di chiamata, per la precisione il modello a specchio che non lasciava intravedere gli occhi, dunque, era praticamente impossibile per chiunque distinguerli con tali somiglianze.

Dopo i tre fischi del giudice di gara, gli staffettisti pronti per la partenza si avvicinarono ai propri blocchi. Vinz partì per primo come riportato sul foglio d’iscrizione gara compilato attentamente dall’allenatore. Il cambio con Michi fu rapido e preciso, erano in seconda posizione. Dunque, arrivò il turno di Fabri che mantenne quella linea, anzi, aveva recuperato qualche prezioso decimo di secondo rispetto al primo.

Si giocavano tutto nell’ultima fatidica frazione.

Ora, seguendo il regolamento di gara, sarebbe dovuto partire il povero Mirko che non aveva smesso di tremare come una foglia un solo attimo, ma fu proprio allora che nel bel mezzo della mischia degli atleti, tra il frastuono del pubblico sugli spalti alzatosi in piedi per assistere alle ultime bracciate, lo speaker che gridava all’impazzata il commento di quella gara strabiliante, che Vinz si tuffò al posto del gemello malconcio e ripeteva ancora una volta la frazione dei 100 metri.

La tattica risultò efficace, nessuno si era accorto dello scambio furtivo dei gemelli. Vinz al suo arrivo era completamente stremato, ma ne era valsa la pena, i gemelli avevano trionfato.

Peccato però che il loro allenatore, avendo previsto un misfatto del genere, durante l’abbraccio di squadra, aveva tracciato un segno su ognuno di loro  con la mano intinta di inchiostro. Solo a Mirko, l’unico a non essersi realmente tuffato, era rimasto ben visibile dietro la schiena quella manata nera, mentre agli altri il cloro ne aveva cancellato ogni traccia. Quando i giudici di gara si accorsero dell’inganno dopo che l’allenatore aveva mostrato loro le prove schiaccianti ed inconfutabili, arrivò istantanea la squalifica.

Quella dei quattro gemelli fu la prima staffetta nella storia del nuoto ad essere squalificata per doppia esecuzione di frazione dello stesso staffettista.

I gemelli ci riprovarono l’anno successivo, nella stessa occasione e con un allenatore diverso, ma anche questa volta ci fu un piccolo imprevisto, Fabri aveva preso una caduta poco prima di entrare in acqua…


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Profilo Autore

Stefano Ciollaro
Stefano Ciollaro
Mi chiamo Stefano Ciollaro, sono nato nel 1990 e la mia vita, da sempre, gravita intorno ad un unico elemento, l’acqua: quella salata dei nostri splendidi mari, quella dolce dei laghi, quella che profuma di cloro delle piscine. A tutto ciò si lega indissolubilmente il magnifico mondo del nuoto, che per me rappresenta gioia, armonia, equilibrio.