Pieter van den Hoogenband è un ex nuotatore olandese, uno dei più forti del periodo in cui gareggiava e uno dei più importanti della storia del nuoto. Specializzato nelle gare veloci dello stile libero, lo ricordiamo per le sue medaglie olimpiche, i podi internazionali, i record del mondo sui 100 e 200 stile libero, ma soprattutto per essere stato il primo uomo a nuotare i 100 metri sotto il muro dei 48 secondi (47″84 alle Olimpiadi di Sydney 2000).


Le origini della leggenda di Pieter van den Hoogenband

Pieter van den Hoogenband nasce a Maastricht, nel sud dei Paesi Bassi, il 14 marzo 1978. Fin da giovanissimo si avvicina al nuoto e cresce agonisticamente nel club PSV a Eindhoven, in un contesto familiare già sportivo: la madre Astrid è stata nuotatrice di buon livello, il padre Cees-Rein medico sportivo.

Il talento è evidente presto: a 17 anni partecipa agli Europei e riesce a qualificarsi per la finale dei 100 e dei 200 metri stile libero. L’anno successivo, alle Olimpiadi di Atlanta 1996, chiude quarto in entrambe le distanze. Nel suo programma inserisce anche i 50 metri: alla sua prima presenza ai Giochi olimpici vince la finale B della specialità, chiudendo quindi nono assoluto. Contribuisce in modo decisivo anche alle staffette olandesi, che centrano tutte la finale in un’epoca in cui i Paesi Bassi non erano ancora considerati una potenza assoluta del nuoto maschile.

Nonostante il talento cristallino e l’apparente semplicità con cui nuotava, in quella fase Pieter non riesce ancora a trasformare il potenziale in medaglie individuali di peso: i quarti posti olimpici non sono certo da buttare, ma è chiaro a tutti che può ambire a qualcosa di più. Dopo gli Europei del 1997 – dove arrivano comunque medaglie importanti con le staffette – lui e il suo allenatore Jacco Verhaeren impostano un lavoro certosino: si interviene sulla tecnica di bracciata, si cura in modo maniacale la gambata, si lavora su forza e velocità mantenendo però la sua fluidità in acqua.

I risultati non tardano: ai Mondiali di Perth 1998 conquista il bronzo nei 200 stile libero, la sua prima medaglia mondiale individuale, e l’argento con la staffetta 4×200 stile. La sensazione è che stia per esplodere definitivamente.


La nascita de l’olandese volante

Il vero salto di qualità arriva ai Campionati Europei di Istanbul 1999. Van den Hoogenband domina la rassegna: vince 6 ori nei 50, 100 e 200 stile libero, nei 50 farfalla e nelle staffette 4×100 stile libero e 4×100 mista.

In quegli anni, la scena dello stile libero è presidiata dal russo Aleksandr Popov, imbattuto sui 100 metri e già leggenda vivente dopo i successi olimpici degli anni ’90. Proprio a Istanbul, però, il regno di Popov subisce una scossa: nei 100 stile libero l’olandese lo batte nettamente, si prende lo scettro della “gara regina” e inaugura una rivalità sana e spettacolare che segnerà un’epoca. Da lì in avanti, le finali con entrambi al via diventano appuntamenti da non perdere.

Il valore della sconfitta, in una società dominata dal successo

Pochi mesi dopo, nel dicembre 1999, ai campionati nazionali olandesi, Van den Hoogenband stabilisce il nuovo record europeo dei 200 stile libero e si avvicina pericolosamente al primato mondiale dei 100, che appartiene proprio a Popov. Non può ancora immaginare che, nel giro di un anno, scriverà una delle pagine più iconiche della storia del nuoto.


Sydney 2000: consacrazione olimpica

Ai Giochi Olimpici di Sydney 2000 lo scenario è da film. In casa australiana c’è Ian Thorpe, fenomeno assoluto del mezzofondo veloce, già primatista del mondo nei 200, 400 e 800 stile libero e idolo di un intero Paese. Dall’altra parte ci sono Popov, ancora riferimento della velocità pura, e Van den Hoogenband, l’outsider diventato nel frattempo l’uomo da battere in Europa.

La tensione alla vigilia dei 200 stile libero si taglia con il coltello. Thorpe è il grande favorito, ma in semifinale esplode il colpo di scena: Van den Hoogenband nuota 1’45″35, nuovo record del mondo, e si prende il centro della scena. In finale riesce a ripetere lo stesso tempo – 1’45″35 – e conquista l’oro, battendo Thorpe proprio nella sua gara e a casa sua. È il momento in cui l’olandese entra ufficialmente nella leggenda.

Pochi giorni dopo arriva la seconda impresa. Nei 100 stile libero, già in semifinale, Van den Hoogenband abbatte per la prima volta il muro dei 48 secondi: 47″84, record del mondo e primo crono della storia sotto quella barriera. In finale non riesce a replicare quel tempo, ma nuota comunque un solido 48″30 che basta per l’oro davanti a Popov e all’americano Gary Hall Jr. L’Olanda festeggia così il suo primo oro olimpico maschile nel nuoto e il mondo si ritrova un nuovo punto di riferimento nelle distanze veloci.

In quella stessa edizione, Van den Hoogenband arricchisce il medagliere con il bronzo nei 50 stile libero e quello nella staffetta 4×200 stile libero. Sydney 2000 è la sua Olimpiade perfetta: due ori individuali, due bronzi e un ruolo da assoluto protagonista in tutte le gare in cui scende in acqua.


Un anno complicato e la risposta da campione

I trionfi di Sydney – in parte attesi, in parte arrivati con una sorprendente superiorità – hanno inevitabilmente un peso anche sul piano emotivo. Van den Hoogenband si ritrova improvvisamente al centro dell’attenzione mondiale, eletto nuotatore dell’anno e simbolo del nuoto olandese.

Ai Mondiali di Fukuoka 2001 non riesce a replicare i successi olimpici: non arriva nessuna medaglia d’oro, i suoi tempi sono in lieve peggioramento rispetto a Sydney. Eppure, parlare di fallimento sarebbe profondamente ingeneroso: porta comunque a casa quattro medaglie d’argento, nei 50, 100 e 200 stile libero e con la staffetta 4×100 stile. Risultati che confermano, se mai ce ne fosse bisogno, il suo status di riferimento assoluto della velocità mondiale.

Agli Europei del 2002, a Berlino, l’olandese volante torna a dominare: vince i 100 stile libero (battendo ancora Popov) e i 200, aggiungendo altri due ori continentali a un palmarès che comincia a diventare impressionante.


Barcellona 2003 e la “gara del secolo” ad Atene 2004

Ai Mondiali di Barcellona 2003 Van den Hoogenband continua a viaggiare ai massimi livelli, pur senza riuscire a sfatare il tabù dell’oro iridato in vasca lunga: conquista l’argento nei 200 stile libero alle spalle di Thorpe, l’argento nei 100 stile, inserendosi tra Popov (oro) e lo stesso Thorpe, e il bronzo nei 50 stile.

Nella staffetta 4×100 mista, i Paesi Bassi chiudono quarti a un solo secondo dal podio, ma la frazione lanciata a stile libero di Van den Hoogenband è semplicemente storica: 46″70, allora la più veloce di sempre in un cambio lanciato e ancora oggi una delle migliori prestazioni mai nuotate su un 100 stile in staffetta.

Alle Olimpiadi di Atene 2004, la sua storia olimpica si arricchisce di un nuovo capitolo. Si parte con l’argento della 4×100 stile libero, reso possibile da un’altra frazione monstre in ultima frazione (46″79), secondo miglior lanciato della storia in quel momento.

Ma è sui 200 stile libero che prende forma una delle gare più celebri di sempre. La finale viene ribattezzata “la gara del secolo”: ai blocchi ci sono Thorpe, Van den Hoogenband, Grant Hackett e Michael Phelps, quattro mostri sacri del nuoto mondiale. Van den Hoogenband imposta la gara all’attacco, è in testa per tre quarti di gara e passa ai 150 metri ancora davanti, ma Thorpe riesce a rimontare nell’ultimo 50 e lo sorpassa sul traguardo. L’australiano vince con il record olimpico di 1’44″71, l’olandese è d’argento in 1’45″23, Phelps bronzo con il record americano.

L’olandese volante si rifà però nei 100 stile libero: in una finale di altissimo livello riesce a confermarsi campione olimpico, diventando il quarto nuotatore nella storia a vincere due volte consecutive i 100 stile ai Giochi. Thorpe questa volta è terzo.

PIETER VAN DEN HOOGENBAND: LA STORIA DE L'OLANDESE VOLANTE 5

Infortuni, ultimi lampi e il tabù mondiale

Il 2005 è un anno di stop forzato: a Van den Hoogenband viene diagnosticata un’ernia del disco e lui decide di fermarsi, rinunciando alle grandi competizioni per recuperare completamente.

Torna in acqua ai Campionati Europei di Budapest 2006, dove dimostra di avere ancora molto da dire: vince l’oro nei 200 stile libero e il bronzo nei 100, chiudendo dietro a Filippo Magnini e a Stefan Nystrand.

Ai Mondiali di Melbourne 2007 arriva un’altra grande sfida nei 200 stile libero, questa volta contro Michael Phelps. L’americano nuota una gara irreale, stampa il nuovo record del mondo in 1’43″86, mentre Van den Hoogenband conquista l’argento con 1’46″28. È l’ennesimo podio mondiale, l’ennesima conferma del suo livello, ma anche l’ennesima occasione in cui l’oro iridato in vasca lunga gli sfugge.

Alla fine della sua carriera, i Mondiali rimarranno l’unico grande palcoscenico in cui non è mai riuscito a mettere la mano davanti a tutti in una gara individuale di vasca lunga. Un “dettaglio” che non intacca minimamente la sua grandezza, ma che rende la sua storia sportiva ancora più umana: anche i campioni assoluti, a volte, hanno una casella vuota nel curriculum.


Pechino 2008 e l’ultima finale

Ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 Van den Hoogenband decide di concentrarsi sui 100 stile libero. Nuota le batterie della staffetta, ma il quartetto olandese non riesce a qualificarsi per la finale. Nella gara individuale, però, aggiunge un altro tassello alla storia del nuoto: si qualifica per la finale e diventa il primo atleta di sempre a disputare quattro finali olimpiche consecutive nella stessa disciplina, i 100 stile.

Chiude la sua ultima finale olimpica in quinta posizione, in una gara dominata dai velocisti della nuova generazione, ma lo fa ancora una volta da protagonista, con tempi di assoluto rispetto e la consapevolezza di aver attraversato tre diverse ere del nuoto mantenendosi sempre al top.

Al termine dei Giochi annuncia il ritiro dall’attività agonistica. È la conclusione naturale di un viaggio cominciato da ragazzino negli anni ’90 e arrivato fino alla soglia del nuoto moderno, quello delle tute in poliuretano e dei super-record.


Eredità di un fuoriclasse

Si conclude così il viaggio di Pieter van den Hoogenband nel nuoto d’élite. Un mondo che gli sarà eternamente grato per ciò che ha saputo dare:

  • per la costanza con cui è rimasto ai vertici per oltre un decennio;
  • per il coraggio di cambiare metodo di allenamento e tecnica quando ancora non aveva vinto tutto;
  • per essere stato il primo uomo sotto i 48 secondi nei 100 stile libero e uno dei pochi a coniugare, ai massimi livelli, 100 e 200 stile;
  • per aver tenuto testa, senza complessi, a mostri sacri come Popov, Thorpe e Phelps;
  • per averci regalato duelli entrati nella storia, dalle sfide con Popov alle Olimpiadi di Sydney fino alla “Race of the Century” di Atene.

Dopo il ritiro è rimasto nel mondo dello sport: commentatore, figura di riferimento del nuoto olandese e oggi Chef de Mission della squadra olimpica dei Paesi Bassi, ruolo che ha ricoperto a Tokyo 2020 e che ricopre anche verso Parigi 2024.

I Paesi Bassi hanno in lui il più grande nuotatore maschile della loro storia; il mondo ha trovato in Pieter van den Hoogenband un nome che resterà per sempre nella lista dei più grandi di sempre. E ogni volta che qualcuno proverà a “scendere sotto i 48”, da qualche parte, in fondo alla corsia, ci sarà ancora l’ombra lunga dell’Olandese Volante.


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Profilo Autore

Marta
Marta
18 anni, studentessa liceale all'ultimo anno. Sei anni di nuoto alle spalle, ora si dedica solo alla palestra. Sogna un futuro da giornalista. Quando non si dispera per aver deciso di iscriversi al liceo scientifico legge o guarda film, sopratutto thriller mentre odia quelli romantici troppo sdolcinati. Se si diploma, dopo frequenterà l'università di scienze della comunicazione. Non vede l'ora di abbandonare per sempre la matematica e di dimostrare che non serve essere raccomandati o particolarmente belli per avere successo.