In esclusiva NUSDV la traduzione in italiano della lettera con cui Missy Franklin ha annunciato il suo ritiro dalle competizioni ufficiali pubblicata da ESPN:
“Con parole mie: il prossimo capitolo.
Comincio a scrivere questa lettera con le lacrime agli occhi ma con il cuore in mano.
Non so da dove cominciare ma sono sicura e soddisfatta di come finirà e non potrei chiedere di più.
Nuotare è stato il mio primo vero amore. L’acqua mi dava un senso di libertà, giocosità e gioia. era il posto dove potevo essere completamente e assolutamente me stessa, senza essere legata ad alcuna restrizione o limitazione. è dove ho trovato i miei primi migliori amici, i miei primi mentori e i miei primi assaggi di competizione.
Dei primi tempi ricordo le piccole cose come giocare a “squali e pesciolini” con la mia squadra del campo estivo il venerdì mattina dopo l’allenamento, gli Heritage Green Gators seguiti dalle ciambelle Krispy Kreme. Fare le staffette con le zucche ad Halloween e bowling con i tacchini (?) all’allenamento prima del Ringraziamento. Lavorare sodo, ogni giorno, e amare ogni minuto. Imparare a gestire il tempo, imparare leadership e spirito sportivo. Raggiungere obiettivi e gustarsi ogni momento.
La gente mi chiede sempre quando ho capito di essere brava e io rispondo sempre che, in realtà, non lo so perchè tutto quello che mi importava era divertirmi. Ero solo una bambina che passava il tempo con i propri compagni di squadra e amici più cari agli allenamenti, il tutto tra le risate mentre annaspavamo per riprendere fiato vicino al muro tra una vasca sessione e l’altra. Tuttavia, se dovessi indicare un momento in particolare, sarebbero le prove olimpiche nel 2008, quando avevo 13 anni.
Non dimenticherò mai l’essermi guardata intorno sul piano vasca e aver visto tutti i nuotatori che ho sempre ammirato, a due metri e mezzo da me. Non dimenticherò mai neanche l’aver realizzato di essere arrivata al loro stesso incontro di selezione, nuotando nella loro stessa piscina e combattendo per i loro stessi sogni. Sapevo che sarei voluta tornare alle prove olimpiche quattro anni dopo e avrei voluto essere una di quelli ammirati dai tredicenni sul piano vasca.
I primi 18 anni della mia carriera sono stati i più perfetti possibile. L’equazione aveva perfettamente senso: lavori sodo, hai un atteggiamento positivo, ti presenti ogni giorno e fai del tuo meglio, diventi sempre più veloce. è così che funzionava per me. Ho lavorato sempre più sodo, mi sono allenata sempre più duramente e sono diventata sempre più veloce, anno dopo anno dopo anno. Dopo le olimpiadi del 2012, ho deciso di rimanere una dilettante e nuotare al college ed è una delle migliori decisioni che io abbia mai preso.
Nuotare alla University of California, Berkeley è stato uno dei più grandi onori e privilegi che io abbia mai ricevuto come atleta e come persona. La squadra di cui ho fatto parte nel 2014 e 2015 mi ha insegnato molto più di quanto io non riesca a raccontare. La gente a volte si metteva a ridere quando dicevo di voler nuotare al college perchè sapevo che nella squadra avrei conosciuto le mie future damigelle e che sarebbero diventate la mia famiglia per tutta la vita. Beh, le ho conosciute: una damigella d’onore e tre damigelle per l’esattezza.
Nel 2015 ho deciso di tornare a casa in Colorado e allenarmi con todd Schmitz e le Colorado Stars e lavorare con Loren Landow, la mia personal trainer. Ho parlato molto do ciò che ho passato durante la preparazione per le olimpiadi del 2016 e ho discusso apertamente delle difficoltà che ho passato, incluso il dolore alla spalla ogni volta che cercavo di allenarmi o gareggiare, depressione, ansia e insonnia. Lo stesso anno ho deciso di acettare completamente il fatto che ci fosse qualcosa che non andava nel mio corpo e che non stava funzionando nel modo corretto.
Alle Mesa Pro Series nell’aprile 2016 sono stata costretta a ritirarmi a causa dell’intenso dolore alla spalla dovuto ad un infortunio avuto durante il riscaldamento. Non avevo mai sentito un simile dolore prima di allora e ho cominciato a crollare completamente. Mancavano solo quattro mesi alle Olimpiadi e in molti si aspettavano che sarebbe stato il momento più alto della mia carriera sportiva. Dopo il successo avuto alle mie prime Olimpiadi a Londra, le aspettative riguardo alla mia presenza alle mie seconde Olimpiadi erano ancora più grandi.
Una volta passate le Olimpiadi sapevo che ci saremmo finalmente dovuti concentrare sul dolore che avevo cercato di ignorare con ogni grammo di energia. A gennaio e febbraio 2017 sono stata operata a entrambe le spalle. Sarebbe dovuta essere una convalescenza breve ma, una volta rientrata in piscina ad Aprile, a causa del dolore che sentivo sapevo di avere bisogno di più tempo per guarire. Mi sono presa tutta l’estate libera e sono finita per riprendere i contatti con l’uomo che sposerò l’anno prossimo. Non riesco neanche ad iniziare a spiegare come funzioni il tempismo di Dio ma tutto quello che so è che è bellissimo, perfetto e magico.
Sono tornata ad allenarmi in autunno con Dave Durden e la squadra maschile a Berkeley. Continuavo ad avere fisioterapia due o tre volte a settimana e spesso dovevo modificare gli allenamenti a causa del dolore che sentivo alle spalle. Stavo cominciando ad essere veramente frustrata. Le operazioni non avrebbero dovuto aiutare? Non sarebbe dovuto passare tutto questo? Non mi sarei dovuta reinnamorare del mio sport ancora una volta?
A dicembre ho preso una decisione: mi sarei dovuta inserire in un nuovo ambiente. Per quanto difficile sarebbe stato lasciare le persone che amavo nel nord della California, sapevo che avrei dovuto provare qualcosa di diverso. Ho fatto le valige e due settimane dopo vivevo ad Athens, in Georgia, e mi allenavo con Jack Bauerie alla Unversity of Georgia. Jack e la squadra mi hanno accolta a braccia aperte e ho iniziato un tipo di allenamento completamente diverso rispetta a ciò a cui ero abituata. Ero pronta ad iniziare il mio ritorno, a dimostrare a tutti che avevano torto, a mostrare a tutti la combattante che ero e a ritornare migliore di quanto non fossi mai stata. Credevo veramente che ce l’avrei fatta e l’ho fatto credere anche alle migliori persone che avevo intorno.
Sfortunatamente, è stato anche lo stesso periodo in cui il mio dolore alle spalle è diventato il più forte che io abbia mai provato. Facevo ancora fisioterapia diverse volte a settimana e i miei allenatori facevano di tutto per riuscire a farmi completare ogni allenamento. Passavo ogni momento in cui non mi stavo allenando a riprendermi con ghiaccio e riposo mentre provavo a guarire e prepararmi per l’allenamento successivo – ma nulla funzionava. Ho fatto tre diversi cicli di iniezioni di cortisone, uno dei quali è stato prima dei Nazionali l’estate scorsa. Ho anche avuto un’iniezione con ultrasuoni al tendine del bicipite alla fine di settembre. Da un punto di vista tecnico, la mia diagnosi medica è tendinite grave cronica ad entrambe le cuffie del rotatore e tendini del bicipite. Dopo il fallimento del mio ultimo ciclo di iniezioni, avevo solo un’opzione: un’altra operazione e anche quella era comunque un tentativo azzardato.
Quando ho sentito la parola “operazione” sono crollata immediatamente perchè già sapevo quale sarebbe stata la mia risposta: no. Ho sofferto troppo e troppo a lungo, subire un’altra operazione con una convalescenza ancora più lunga e nessuna garanzia che questa avrebbe aiutato. Ho pregato e pregato e pregato. Ho parlato con le persone di cui mi fido di più nella mia vita. Quando il mio attuale fidanzato ha detto queste parole, la mia risposta è finalmente diventata chiara. “Io ti supporterò totalmente, qualunque cosa tu decida. tuttavia ciò che mi importa maggiormente, più di ogni cosa, è che tu possa un giorno tenere in braccio i nostri bambini senza sentire un dolore lancinante”.
Ho cominciato a realizzare come il mio più grande sogno, più grande dell’oro olimpico, sia sempre stato diventare mamma. Nuotare è sempre stato una parte enorme della mia vita da quando riesco a ricordare ma non è tutta la mia vita. Ho ancora sogni, obiettivi, intenzioni e ambizioni che intendo vivere ogni giorno della mia vita.
Ad ogni compagno di squadra, ogni allenatore, ogni mentore, ogni ufficiale di gara… mi avete resa la persona che sono oggi, ed è una persona che sono estremamente orgogliosa di essere.
Per tutti i brand e le aziende con cui ho lavorato, specialmente Speedo, Coca-Cola, Minute Maid, Stremline Brands e la USA Swimming Foundation, voi siete diventati parte della famiglia e siete rimasti al mio fianco con tutti gli alti e bassi. Grazie per il vostro supporto incondizionato.
Ai miei genitori, la mia famiglia e i miei amici più cari, che saranno sempre le persone più importanti della mia vita, grazie per avermi cresciuta, avermi insegnato e avermi ispirato a diventare una donna forte e coraggiosa abbastanza da prendere questa decisione e per supportarla con tutti i vostri cuori.
Questa non è assolutamente una fine. Piuttosto, scelgo di guardarlo come un nuovo inizio. Nuotare è sempre stato e sarà sempre una grande parte della mia vita e ho assolutamente intenzione di rimanere coinvolta in quello che credo sia il miglior sport del mondo, solo in modo diverso. Spero di continuare a ispirare altri a dare il proprio meglio dentro e fuori dalla piscina e sono veramente eccitata riguardo questo nuovo capitolo e come il mio rapporto con lo sport continuerà a cambiare e crescere.
Mi ci è voluto tanto tempo per dire le parole “mi ritiro”. Tanto tanto tempo. Ma ora sono pronta.
Sono pronta a non sentire dolore tutti i giorni, sono pronta a diventare una moglie e, un giorno, una madre. Sono pronta a continuare a crescere giorno per giorno per diventare la persona migliore e il miglior esempio da seguire che possa essere. Sono pronta per il resto della mia vita.
Grazie
Missy.”
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