Nel racconto dell’evoluzione del nuoto moderno, ci sono date che segnano una svolta. Una di queste è il 25 luglio 1976, quando nella vasca olimpica di Montréal Jim Montgomery nuota i 100 metri stile libero in 49″99: è il primo atleta nella storia a scendere sotto la soglia dei 50 secondi nella gara regina.


Il mondo del 1976 era sospeso tra spinte di modernizzazione e tensioni irrisolte. In Europa era l’epoca della guerra fredda, del terrorismo interno e della crisi energetica; agli Stati Uniti faceva da sfondo il Bicentenario della Dichiarazione d’Indipendenza, in un clima post-Vietnam e post-Watergate. La tecnologia muoveva i primi passi verso la rivoluzione digitale: Apple venne fondata proprio nel 1976 da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne. Intanto il Sudafrica era escluso dai Giochi per l’apartheid e molti Paesi africani boicottarono l’edizione in protesta contro i rapporti sportivi della Nuova Zelanda con il Sudafrica.

A Montréal, dal 17 luglio al 1° agosto 1976, si disputarono i XXI Giochi olimpici dell’era moderna: le prime Olimpiadi in terra canadese, segnate da costi esplosi e da un debito cittadino ripagato solo nel 2006. Sul piano sportivo fu l’Olimpiade di Nadia Comăneci e, in acqua, del dominio USA.

Nel mezzo di questo scenario, una gara entrò nella leggenda: la finale dei 100 stile libero maschili. Lì, Jim Montgomery ruppe una barriera che sembrava invalicabile: quella dei 50 secondi.


La preparazione all’impresa

Jim Montgomery era già una figura rispettata nel panorama statunitense. Nato e cresciuto a Madison, Wisconsin (non in Texas), si era distinto nella NCAA con l’Indiana University sotto la guida di Doc Counsilman, il tecnico che aveva portato Mark Spitz alla gloria e che aveva introdotto metodi scientifici di allenamento (analisi video, studi sul lattato, economia di gara).

Negli anni Settanta il crawl cambiò pelle: meno bracciate “vuote”, migliore uscita dal tuffo e gestione della vasca di ritorno. Montgomery ne fu il simbolo: longilineo, tecnico, con un ottimo rapporto frequenza-ampiezza.

Il 25 luglio 1976, dopo aver già stupito in semifinale con 50″39 (record del mondo), Montgomery si tuffa per la finale. Passa ai 50 metri in 24″14 e tocca in 49″99: la barriera cade. Sul podio con lui Jack Babashoff (argento) e Peter Nocke (bronzo).

Il valore della sconfitta, in una società dominata dal successo

Il cronometro certifica ciò che in molti consideravano impossibile: un muro psicologico al pari dei 4 minuti nel miglio di Roger Bannister. Non era solo un limite fisico: era un’idea che si sgretolava.


Doc Counsilman, l’allenatore-scienziato (e le corsie “anti-onda”)

James “Doc” Counsilman non fu soltanto il coach di Spitz e Montgomery: fu l’allenatore-scienziato che portò cineanalisi subacquea, misure oggettive e metodo nel nuoto moderno. Il suo interesse toccò anche il design delle piscine e dei dispositivi anti-turbulenza, inclusi i concetti di anti-wave lane lines (corsie progettate per assorbire e spezzare l’energia d’onda), poi affermatisi a livello internazionale.

Proprio a Montréal ’76 furono presentati i separatori di corsia di nuova generazione, tassello chiave nella creazione di “acqua pulita”. Counsilman allenò anche George Breen agli inizi, trasformandolo da canottiere in nuotatore da record mondiale.


Conseguenze e impatto storico

La nuotata di Montréal aprì una fase nuova nella velocità: più scienza, più qualità del gesto, più individualizzazione. Una curiosità storica è che il 49″99 fu abbassato dopo 20 soli giorni da Jonty Skinner.

Ma chi era Jonty Skinner? Sudafricano e quindi escluso dai Giochi per il bando legato all’apartheid, Skinner completò la “storia del sub-50” venti giorni dopo Montréal: il 14 agosto 1976, agli U.S. Nationals di Philadelphia (Kelly Pool), abbassò il primato di Montgomery a 49″44, battendo lo stesso campione olimpico. Cresciuto all’University of Alabama, in seguito divenne tecnico e Director of National Team Technical Support per USA Swimming, portando un approccio maniacale alla velocità istantanea e alla meccanica del crawl (talvolta riassunto come “hydro freestyle”). Il suo 49″44 rimase il riferimento mondiale fino al 1981, quando Rowdy Gaines scese a 49″36.

Alle Olimpiadi di Montréal, oltre all’oro nei 100 sl e al bronzo nei 200 sl, Montgomery vinse due ori in staffetta: 4×200 sl e 4×100 mista (nel 1976 il 4×100 sl maschile non era in programma). Negli anni successivi si stabilì in Texas, dove divenne pioniere dei programmi Masters e fondò il Dallas Aquatic Masters. Dal 1986 è nella International Swimming Hall of Fame.


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Profilo Autore

Federico
Federico
Una laurea Magistrale in Filosofia presso l'Università di Pavia, un'innata passione per la scrittura, la comunicazione e i social network. Nel 2010, in una serata post allenamento, ho creato nuoto uno stile di vita, da quel giorno mi sono fermamente convinto di una cosa: "tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si nuota" (semicit). No, dopo 5 anni di università non ho capito se sia peggio Kant o un 400 misti.