
MASSIMILIANO ROSOLINO A SFIDE - IL FESTIVAL DELLA SCONFITTA
26 Ottobre 2023Il 15 ottobre 2023 Massimiliano Rosolino è stato ospite di SFIDE, il Festival della Sconfitta.
Di fronte a un centinaio di persone Rosolino, medagliato olimpico e icona del nuoto italiano, ha aperto il suo cuore raccontando di quel momento cruciale nelle Olimpiadi di Atene 2004, quando, nonostante le aspettative e i successi precedenti, ha dovuto affrontare la dura realtà di una performance al di sotto delle sue speranze.
Nel panorama sportivo, le vittorie sono spesso celebrate con grande entusiasmo e passione, ma raramente si presta la giusta attenzione ai momenti di sconfitta, quei momenti che, paradossalmente, possono insegnare più di una medaglia d'oro. Rosolino racconta proprio di uno di questi momenti.
La prima vera sconfitta: Atene 2004
«Vado fortemente fiero di me stesso alle Olimpiadi di Atene del 2004.
Questo perché nel 2000 vinco i 200 misti – e non solo – alle Olimpiadi e corono il sogno della mia vita. Non mi accontento, non l’ho mai fatto, perché il mio obiettivo è quello di migliorarmi sempre. Quando sono andato nel 2002 in Australia, ad allenarmi, volevo tornare più forte di prima, dopo un anno, il 2001, con alcune delusioni. Per diventare bravi nella vita, uno deve insistere.
Mi ero sempre allenato sempre con lo stesso tecnico, e decisi di cambiare, tanto mister, scegliendo Ian Pope, quanto il luogo, l’Australia. La guida di Pope fu feroce, e mi sono dovuto cimentare con un realtà che, in quanto italiano, mi poneva vincoli. Ma la porta un po’ serrata mi è piaciuta, perché ha tenuta a bada la mia tentazione, tipica degli sportivi ad alti livelli, di credermi onnipotente. Arrivo all’appuntamento di Atene, dopo aver vinto, anche nel 2004, varie medaglie, convinto di poter fare un buon risultato. Ma ho notato fin da subito che facevo più fatica di quattro anni prima.
Nei 400 stile libero, fisicamente stavo bene. Ma fisiologicamente non ero al top, e negli ultimi 70 metri mi si è spenta la luce. Ian Thorpe, proprio in quel frangente, mi mangiò, sportivamente parlando. Arrivai quinto, ma decisi di non abbattermi. Fu poi il momento della 4 per 200, faccio io la formazione e arriviamo terzi. È stato bellissimo ma ero già proiettato nella mia gara di riferimento. L’indomani ero affaticato per la mia gara, quella dei 200 metri misti.
Può cambiare molto in poche ore, ma non si fanno miracoli. Sono arrivato a quell’appuntamento stanco con una batteria non semplice. E quando ho toccato il bordo, mi è dispiaciuto, avevo capito di non essere in forma. Non era una questione di due minuti, ma di anni.
Post Atene 2004
«Per digerire la sconfitta quanto ci ho messo? Quando ho finito quella gara, è stata una delle poche volte in cui ho pianto. Mi sentivo responsabile della delusione delle aspettative che gli altri avevano proiettato su di me. Avevo 26 anni, e al raduno olimpico mi chiedevano già cosa avrei voluto fare da grande. Mi sono detto che tutto sommato non volevo finisse così la carriera. Andai in vacanza a Creta e resettai la sconfitta.
Al rientro, dopo dieci giorni, tornai in piscina a Roma, al Foro italico. Avevo deciso che volevo continuare. Tecnici e addetti ai lavori mi chiesero cosa stavo facendo già lì, e dissi che non stavo facendo nulla. Loro pensavano che mi sarei ritirato, ma io il mio obiettivo lo avevo. Volevo nuotare fino a quando non ce la facevo più. Mi continuano a dire che se non mi ritiro ufficialmente non posso andare nella Hall of Fame. A me non me ne frega nulla. Il nuoto è la mia vita, in tutto e per tutto».
Sul valore della sconfitta
«Io per una vita ho perso perché ho sempre inseguito. Ho vinto tante medaglie d’argento, ma ci ho sempre messo l’anima. Bisogna mettere da parte l'invincibilità. Di testa però lo possiamo essere, perché ci dobbiamo esaltare quando gli altri non lo fanno ma, allo stesso tempo, quando il contesto intorno ti abbatte, dobbiamo ripartire. Tutto ciò ho provato a insegnarlo ai miei figli, anche se, ammetto, quando siamo in vasca non li lascio mai vincere».
Rosolino oggi
«In questo momento non so cosa sono. Sono uno sportivo, questo di sicuro. Adesso sto correndo, ho fatto una mezza maratona qualche tempo fa e tutti mi hanno preso il culo chiedendomi come stessi a fine gara. Ma bisogna capire che io ero bravo nel nuoto, non necessariamente devo esserlo nella corsa. Ciò che conta, come ho detto, è sempre dare il massimo, che sia un’Olimpiade o una gara della parrocchia».
Il ritorno in vasca
«Sono tornato a nuotare dopo mesi di distacco. Ho fatto molta fatica e non me lo aspettavo. Ma ho deciso di riprendere a nuotare con quelli più bravi, e sono migliorato. La base di tutto è anche la felicità, lo sport la regala».
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Profilo Autore

- Orami ex studente di ICT e comunicazione a Torino, sono il GEEK del gruppo (quello che cerca di far funzionare il sito). Mi occupo di IT, consulenza, UX & UI. Divido il mio tempo libero tra PC, progetti più o meno utili e sessioni fotografiche (prevalentemente in orari improponibili).
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