Viviamo in un’epoca in cui la vittoria sembra essere l’unico metro per misurare il successo o l’insuccesso di una persona. Occorre primeggiare sempre: a scuola, al lavoro, nello sport e nella vita privata. La sconfitta, gli errori e il fallimento non sono contemplati. D’altronde siamo circondati da libri che parlano di vittoria. Guide pratiche per vincere, strategie per raggiungere il successo, metodi per conquistare la vittoria, costi quel che costi. La sconfitta, al contrario, spaventa. Abbiamo paura delle insufficienze a scuola, degli errori di ogni giorno, di essere bocciati durante un esame o di ricevere un rifiuto a un colloquio di lavoro.
Eppure, le vite di ognuno di noi non parlano solo di successi, anzi. Sono costellate da una serie interminabile di battute d’arresto, di errori, di cadute. La sconfitta fa parte di tutti noi, è una componente fondamentale dei nostri cammini e del nostro continuo divenire le persone che siamo. Quindi perché vengono esaltate solo vittorie e successi? Per quale motivo non si parla mai delle sconfitte? Paradossalmente è proprio delle sconfitte, degli errori e dei fallimenti di cui si dovrebbe parlare.
In questi anni, attraverso gli articoli su questo sito e in diverse puntate del podcast Nuoto Dunque Sono, ho raccontato di come la sconfitta sia una componente fondamentale dei nostri cammini e del nostro continuo divenire le persone che sia.
Negli ultimi mesi ho deciso di approfondire ulteriormente la tematica, raccogliendo storie e pensieri per esplorare un argomento troppo spesso trascurato. È così che è nato il mio nuovo libro: «Il valore della sconfitta in una società dominata dal successo», disponibile a partire da venerdì 4 aprile su Amazon, sia in formato cartaceo che come e-book.
Questo libro è il risultato di una lunga riflessione sul significato autentico del perdere, del fallire e dello sbagliare in una società che misura tutto attraverso numeri e risultati. È un invito a ripensare la nostra stessa definizione di successo e di fallimento, non per giustificare l’insuccesso, ma per ridare profondità e verità alle storie umane, comprese quelle che la società giudica imperfette o sbagliate.
Perché un libro sulla sconfitta?
Perché la vita non è fatta soltanto di successi e medaglie d’oro, anzi, la realtà quotidiana di ciascuno di noi è costellata da momenti difficili, da cadute, errori e battute d’arresto. Eppure, nessuno sembra disposto a parlarne apertamente. Preferiamo celebrare gli otto ori olimpici di Michael Phelps o gli Slam vinti da Rafa Nadal, dimenticando però che dietro ogni grande successo si nasconde una serie infinita di sconfitte, crisi e delusioni.
La nostra società, fin dai primi anni scolastici, ci educa a considerare la vita come una gara interminabile, dove ogni risultato è trasformato in un verdetto sulla nostra persona. Un buon voto diventa sinonimo di intelligenza e valore, mentre un’insufficienza rischia di farci sentire inadeguati e inferiori. Da qui nasce un’inquietudine costante, la paura di sbagliare e di fallire che ci spinge a non fermarci mai, fino quasi a perderci.
E se provassimo a ribaltare questa prospettiva?
Nel libro cerco di andare oltre la semplice narrazione del fallimento come “lezione utile”. Perdere non significa essere perdenti. Vittoria e sconfitta, successo e fallimento sono due facce della stessa medaglia, imprescindibili l’una dall’altra. Senza sconfitte, infatti, nessuna vittoria sarebbe autentica, nessun traguardo avrebbe significato.
Per celebrare il lancio del libro abbiamo creato una landing page dove potete registrarvi per essere tra i primi a ordinarlo.
Tra tutti gli iscritti, il 4 aprile verranno sorteggiate cinque persone che riceveranno gratuitamente una copia dell’e-book! Per partecipare all’iniziativa e non perdere nessun aggiornamento, visita subito la landing page!
Appuntamento al 4 aprile!
#StayTuned
Profilo Autore

- Una laurea Magistrale in Filosofia presso l'Università di Pavia, un'innata passione per la scrittura, la comunicazione e i social network. Nel 2010, in una serata post allenamento, ho creato nuoto uno stile di vita, da quel giorno mi sono fermamente convinto di una cosa: "tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si nuota" (semicit). No, dopo 5 anni di università non ho capito se sia peggio Kant o un 400 misti.
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