Ognuno di noi porta con sé la propria storia, le proprie risorse, le proprie fatiche e anche le proprie aspettative. A tutto questo, si aggiungono quelle del contesto in cui ci si allena: la squadra, lo staff tecnico, i genitori, i compagni di corsia. Valore aggiunto o peso aggiuntivo?
Da qui nasce una prima domanda importante: qual è il confine, dentro di voi, tra la vostra persona e l’atleta che siete? Che consapevolezza avete di questo confine?
Entrando nel vivo di questo tema – suggerito da un lettore – cerchiamo di capire come si può gestire la pressione che arriva dall’esterno.
Partiamo da un presupposto fondamentale: ogni persona è diversa. Non esistono soluzioni valide per tutti, ma possiamo provare a offrire alcuni spunti di riflessione utili per esplorare meglio il proprio modo di vivere e affrontare la pressione.
1. La pressione interna: da dove nasce?
Spesso, prima ancora di quella esterna, è la pressione interna a farsi sentire. Può essere utile prendersi un momento per comprenderla meglio: da cosa è composta? Quali sono le aspettative che avete verso voi stessi? Quali pensieri vi spingono a “dover dimostrare” o a “non poter sbagliare”?
Mettetele in ordine di importanza. Fate esempi concreti. Questo processo vi aiuterà a fare chiarezza.
2. La pressione esterna: come si manifesta?
Allo stesso modo, anche la pressione esterna può avere un forte impatto: le parole di un allenatore, lo sguardo dei genitori a bordo vasca, i commenti dei compagni.
Quali comportamenti o frasi sentite come più incisivi in questo momento? Riuscite a individuare cosa vi fa sentire sotto esame, o vi toglie fiducia? Anche qui: fate esempi, osservate con curiosità, non con giudizio.
3. Le strategie usate in passato
Guardate indietro. In passato, come avete gestito situazioni simili? Quali strategie avete messo in campo per affrontare la pressione? Sono state efficaci? Vi hanno aiutato davvero, o solo in parte?
4. Ripensare le strategie nel presente
A partire da quelle esperienze passate, chiedetevi: posso usare quelle stesse strategie anche oggi? Oppure la situazione è diversa, e servono strumenti nuovi? Quali differenze ci sono tra il “prima” e l’“adesso”? Questa riflessione può guidarvi nel costruire risposte più adatte al momento attuale.
5. Cambiare prospettiva: oltre i comportamenti altrui
Proviamo ad andare oltre certi atteggiamenti o comunicazioni degli altri, per comprenderne il significato. Forse dietro un commento rigido si nasconde una preoccupazione, oppure dietro una pressione c’è un forte desiderio di vederci felici. Non sempre è facile, ma questa apertura può alleggerire il carico emotivo.
6. Tornare al presente
C’è una gara in programma. Il lavoro è stato tanto, l’impegno costante. Ora, tornate al qui e ora: come voglio affrontare questa gara? Quali sono le cose importanti su cui voglio concentrarmi? Questo ritorno al presente aiuta a ritrovare il centro, a riprendere in mano ciò che possiamo controllare.
Questi sono solo alcuni spunti per riflettere su una tematica tanto ampia quanto profonda. La pressione esterna, come tutte le emozioni, esiste e fa parte del percorso. L’obiettivo non è cancellarla, ma imparare a gestirla. E sì, anche questo si allena.
Con il tempo, con il giusto supporto, con l’ascolto di sé, la pressione può trasformarsi in forza, in consapevolezza, in un valore aggiunto per la persona e per l’atleta che state diventando.
Fidatevi del vostro percorso. Le emozioni – anche quelle scomode – sono compagne di viaggio. Con pazienza, imparerete a starci dentro e a trasformarle in risorse.
Guendalina Brizzolari
Psicologa dello Sport
www.psicologadellosport.it
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Profilo Autore

- Ho conseguito la Laurea Specialistica in Psicologia Clinica nel 2011 presso l’Università degli Studi di Bologna, ho superato l’esame di abilitazione alla professione di Psicologo iscrivendomi nel 2012 all’Albo degli Psicologi della Toscana n. 6592. Da sempre sono appassionata di sport e fermamente convinta del valore educatico dello sport nella crescita di ogni individuo e dell’importanza dei processi mentali nelle performance sportive di ogni atleta/persona. Il suo benessere al centro! Infatti mi sono specializzata conseguendo il Master in “Mental Training e Psicologia dello Sport” ed il Corso FIT “Preparatore Mentale di 1°livello nel Tennis”, approfondendo ad esempio con seminari e corsi tematici, su biofeedback nello sport, basi di PNL, training autogeno, ansia e disturbi psicosomatici etc. Faccio parte della FIPSiS Federazione Italiana Psicologi dello Sport e faccio sono nel Registro di Psicologia e Coaching nello Sport . Svolgo attività in studio in libera professione con consulenze psico-sportive per Atleti (percorsi di mental training, gestione ansia pre-gara-gestione dell’infortunio), consulenze psico-sportive per Allenatori ( organizzo anche Corsi di Formazione per gli staff tecnici) e consulenze psicologiche di sostegno e promozione del benessere (consulenze psicologiche individuali e sostegno alla genitorialità). Parallelamente svolgo attività “in campo” presso Società Sportive attraverso progetti creati ad hoc. Faccio divulgazione alla cittadinanza sull’importanza dell’attività sportiva e in contesti sportivi, affrontando le principali tematiche di psicologia dello sport (anche scrivendo articoli in siti online di sport). Mente e corpo facce di una stessa medaglia, entrambi allenabili per ottenere grandi risultati.
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