Ogni tanto, prima di entrare in acqua o appena terminato l’allenamento, mi fermo a bordo vasca, seduto sul muretto o sul blocco di partenza, e osservo gli altri nuotatori procedere nel loro nuotare …


Mi piace guardare la piscina da fuori, come se fosse un libro aperto, e osservare i nuotatori che sguazzano qua e là, come se ognuno di loro avesse una sua storia da raccontare. Il nuoto è speciale perché prima di entrare in vasca lasci la tua vita chiusa dentro un armadietto, e quando sei in acqua armato di soli cuffia e costume sei uguale a tutti gli altri. Così rimane spazio per liberare la fantasia …

Mi piace immaginare le storie che si nascondono dietro le cuffie e i costumi di coloro che per qualche ora condividono con me il rituale del nuoto. Ogni tanto, poi, le facce si ripetono, così attraverso i loro movimenti e i loro gesti immagino la loro vita.


Quella signora quarantenne che nuota nella corsia a fianco nella mia mente è la madre di 3 figli e in quelle bracciate a delfino sta scaricando la tensione del primo colloquio con i professori che si terrà di lì a qualche ora. Quel signore con un po’ di pancia che nuota a dorso, invece, nella vita di tutti i giorni costruisce case, e chissà, magari ha lavorato anche alla costruzione di questa piscina.

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Poi c’è quel vecchietto in corsia 7 che nuota uno stile libero assolutamente perfetto, lui sorride sempre perché ha fatto per tutta la vita quello che adorava fare: il falegname. C’era anche una ragazza, prima, che nuotava in modo nervoso come se volesse sfogarsi per un esame andato male, studia economia perché l’ha obbligata il padre, in realtà lei avrebbe voluto far lettere.

È un po’ come se osservando i nuotatori e il loro nuotare potessimo scoprire il loro essere più profondo. O almeno, mi piace pensare che sia così. Ognuno immerso nella sua solitudine, che però è una sorta di solitudine collettiva perché accomuna un po’ tutti: le vite più diverse e distanti tra loro si incrociano tra le corsie di una piscina, e avvolti nel cloro e nel rumore delle bracciate ciascuno cerca di raggiungere il proprio traguardo.


Poi si esce dalla vasca, sorridendo. Ci si riveste con i panni della nostra vita ordinaria, si riprende contatto con tutti quei pensieri che mentre eravamo in acqua abbiamo messo tra parentesi e piano piano si ricomincia a vivere.


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Profilo Autore

Federico
Federico
Una laurea Magistrale in Filosofia presso l'Università di Pavia, un'innata passione per la scrittura, la comunicazione e i social network. Nel 2010, in una serata post allenamento, ho creato nuoto uno stile di vita, da quel giorno mi sono fermamente convinto di una cosa: "tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si nuota" (semicit). No, dopo 5 anni di università non ho capito se sia peggio Kant o un 400 misti.