Terminata la quarta giornata di nuoto ai Rio de Janeiro, il bilancio del nuoto azzurro è da brividi. Solo una medaglia, il bronzo di Gabriele Detti e un quarto posto, quello di Federica Pellegrini. Pochissimi azzurri sono riusciti a qualificarsi in semifinale, e la maggior parte dei nostri atleti ha fatto controprestazioni terribili.
Sembra davvero che ancora una volta (così come ai Giochi Olimpici di Londra 2012) la preparazione degli azzurri sia pressoché inesistente (o completamente sbagliata). Grandi tempi agli europei e poi tutti scoppiati ai Giochi Olimpici: ha senso?
A mio modestissimo parere, non dobbiamo prendercela proprio con i nuotatori: molti di loro sono alla prima olimpiade, a molti manca totalmente una visione completa circa il fatto che si trovino proprio in una batteria dei Giochi Olimpici. Loro non sono robot, sono persone umane come tutti noi che possono anche sbagliare, di tanto in tanto. Il problema va trovato a monte, in un’organizzazione che non è in grado di portare un team competitivo come invece sono in grado di fare tutte (e dico proprio tutte) le grandi nazioni del nuoto mondiale. Come qualcuno ha detto nei commenti della pagina Facebook: “agli europei al Top, ai giochi olimpici Flop“ Flop, tutti quanti: da Magnini a Dotto, da Ilaria Bianchi a Sara Franceschi, da Federico Turrini e Luca Marin, e poi via anche tutti gli altri.
E allora? Allora ancora una volta il fallimento generale verrà nascosto dietro a quei pochi successi individuali che porteranno la nazionale azzurra a una discreta posizione nel medagliere, intanto le seconde linee italiane se ne vanno all’asciutto: senza assaporare cosa vuol dire disputare una semifinale olimpica, senza essere davvero consapevoli di star partecipando ad un Olimpiade.
Non dico di essere come la Cina o come gli USA, loro hanno un bacino da cui “pescare” i nuotatori che è molto più amplio del nostro, ma l’Ungheria o l’Inghilterra sono davvero irraggiungibili? Perché loro riescono a dar vita a un buon nuoto e noi no? Il caso inglese poi è emblematico, in 8 anni (con quattro anni di ritardo rispetto a Londra 2012) sono riusciti a costruire una squadra di nuoto estremamente competitiva.
Chissà come andrà, questa volta. Chissà cosa dirà la federnuoto una volta terminati i campionati olimpici. Io spero che ci sia davvero un minimo di autocritica!
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