Massachusetts, estate del 1907. Sulla spiaggia di Revere Beach, alcuni uomini in uniforme si fanno largo tra la folla. I bagnanti si fermano, il brusio si spegne, e tutti gli occhi si posano su una giovane donna che indossa un costume da bagno intero che lascia scoperte braccia, gambe e collo, una scelta audace per l’epoca.
La donna è Annette Kellerman, e il suo gesto sfida apertamente le rigide convenzioni sociali sul decoro femminile dei primi anni del ‘900.
I poliziotti la raggiungono, le intimano di coprirsi. Annette ha osato indossare un costume intero da bagno, rifiutando gli ingombranti abiti con cui le donne dell’epoca erano costrette a nuotare. Il suo arresto farà scalpore, ma la sua battaglia per la libertà non si fermerà qui.
Chi era Annette Kellerman
Nata il 6 luglio 1887 a Marrickville, un sobborgo di Sydney, Annette Kellerman non ha avuto un’infanzia facile. Da bambina soffriva di una debolezza alle gambe che la costrinse a portare tutori metallici. Per rinforzare la muscolatura, i medici le consigliarono il nuoto, e da quel momento l’acqua divenne il suo regno.
Nel giro di pochi anni, Annette non solo recuperò la piena mobilità, ma divenne una delle nuotatrici più promettenti dell’Australia. A 15 anni dominava le competizioni locali e si esibiva pubblicamente in spettacoli acquatici che incantavano il pubblico. Non era solo un’atleta: era un’artista, una performer capace di trasformare il nuoto in uno spettacolo.
Nel 1905, decisa a inseguire la fama internazionale, si trasferì in Inghilterra dove stupì tutti nuotando lungo il Tamigi per oltre 13 miglia. Tentò per tre volte la traversata della Manica, senza riuscirci, ma la sua tenacia fece di lei una leggenda. Più del traguardo, contava il coraggio di provarci.
L’arresto a Revere Beach
La brezza dell’Atlantico solleva granelli di sabbia, le onde lambiscono i piedi dei bagnanti. Siamo a Revere Beach, Massachusetts, è l’estate del 1907. All’inizio del Novecento, le donne erano costrette a indossare costumi da bagno ingombranti e pesanti, composti da gonne e pantaloni che rendevano quasi impossibile nuotare. Annette sfida apertamente queste convenzioni, presentandosi sulla spiaggia con un costume intero che lasciava scoperte braccia e gambe. Queste le parole con cui Annette ricorda quell’arresto in un’intervista del 1953 del Boston Sunday Globe:
“Io, arrestata! Eravamo tutti terribilmente scioccati, soprattutto mio padre, perché ero la sua innocente bambina protetta. Ma il giudice fu molto gentile e mi permise di indossare il costume a patto che portassi un mantello integrale fino alla riva del mare”.
Questo gesto le costa un arresto per “atti osceni”, ma la reazione pubblica fu sorprendente: Annette diventa un simbolo di modernità e liberazione. Quel giorno Annette non aveva sfidato solo un regolamento balneare. Aveva sferrato un colpo contro secoli di imposizioni sul corpo femminile. Con un semplice costume da bagno, reclamava il diritto delle donne a essere forti, agili, libere. A nuotare davvero, senza il peso di gonne zuppe d’acqua e moralismi imposti.
I costumi interi cominciarono lentamente a essere accettati. E nel 1912, a Stoccolma, le donne finalmente poterono gareggiare nel nuoto alle Olimpiadi.
Annette non si fermò lì. Negli anni successivi inventò coreografie acquatiche che anticiparono il nuoto artistico (leggi la sua biografia). Portò il nuoto al cinema, diventando la prima attrice a comparire nuda in A Daughter of the Gods (1916). Scrisse manuali, lanciò una linea di costumi, promosse la salute e l’attività fisica femminile in un’epoca in cui ancora sembrava un’eresia pensare a una donna come sportiva.
Nel 1952, Hollywood celebrò la sua storia con Million Dollar Mermaid, il film che consacrò per sempre il suo mito.
Perché il costume femminile è come lo conosciamo oggi? Perché un giorno d’estate del 1907, sulla sabbia di Revere Beach, una giovane donna non si limitò a sfidare il costume del suo tempo: lo cambiò per sempre. Ascolta l’episodio di nuoto dunque sono dedicato ad Annette Kellerman:
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Profilo Autore

- Una laurea Magistrale in Filosofia presso l'Università di Pavia, un'innata passione per la scrittura, la comunicazione e i social network. Nel 2010, in una serata post allenamento, ho creato nuoto uno stile di vita, da quel giorno mi sono fermamente convinto di una cosa: "tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si nuota" (semicit). No, dopo 5 anni di università non ho capito se sia peggio Kant o un 400 misti.
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