Gentile Redazione,
Un pensiero riguardo l’interruzione improvvisa della 25 km di fondo europea.
Non mancano le circostanze in cui anche il confronto sportivo, che dovrebbe svolgersi nell’ambito della correttezza e dell’amicizia, diventa oggetto di provvedimenti contrari a tale spirito, non già per fatti attribuibili a responsabilità degli atleti bensì alle carenze, se non anche all’incompetenza, degli organizzatori. A questo proposito, ciò che è accaduto nel mare di Ostia il 19 agosto 2022 trascende ogni limite di decenza e getta un’ombra cupa sulla manifestazione natatoria europea, pur giovatasi di prestazioni atletiche, in specie da parte italiana, andate oltre ogni migliore previsione.
Le due gare da 25 chilometri di nuoto in acque libere sono state interrotte quando erano stati percorsi circa quattro quinti della distanza programmata, per ragioni che sono sfuggite alla normale comprensione del pubblico e degli stessi atleti. Quel che è peggio è che la decisione ha visto i giudici di terra e quelli di campo natatorio “l’un contro l’altro armati” fino alla surreale decisione di annullare le gare in questione. Un provvedimento a dir poco assurdo, se è vero, come è stato riferito, che nel caso di interruzione oltre i 15 chilometri nuotati si sarebbe dovuto procedere alle premiazioni secondo le posizioni raggiunte dai concorrenti nel momento dell’interruzione stessa. In altri termini, sono stati offesi i valori sportivi di base, per presunte e non dimostrate esigenze di sicurezza, visto che le condizioni del mare non erano facili, ma nemmeno tali da indurre pericoli di sorta, tanto che gli atleti hanno potuto approdare a riva dopo qualche minuto di bracciate, non senza rassegnate perplessità e senza che nessuno si fosse preoccupato di sottrarli alle insidie di Eolo e di Nettuno.
Qualche domanda sorge spontanea: chi aveva nominato quei giudici, e se del caso, codificato le rispettive competenze? Chi aveva scelto quelli di campo, talmente idonei al compito da essere stati condannati al “vomito” perenne per un po’ di maretta? Chi si è arrogato il diritto di “annullare” competizioni già avviate e non lontane dalla normale conclusione, essendo già trascorse ben quattro ore dalla partenza? Chi ha voluto sottrarre cinque Medaglie a nuotatrici e nuotatori italiani, che stavano per conseguire un risultato straordinario, con la tripletta dei ragazzi e il duplice podio delle ragazze? Come amava ripetere il “divo” Andreotti:
a pensar male si fa peccato, ma spesso e volentieri si “azzecca” la diagnosi.
Il comportamento dell’organizzazione è stato a più forte ragione squallido, nel momento in cui si è completamente sottratta al confronto con la stampa e con gli altri organi di pubblica informazione, trincerandosi dietro il linguaggio anonimo e sintetico della burocrazia, con l’ultima offesa al pubblico e agli atleti, distintisi per l’atteggiamento responsabile, se non anche rassegnato. Al di là di ogni altra considerazione, tale comportamento non ha recato un buon servizio allo sport ed ai suoi celebri valori presenti nel pensiero olimpionico.
Si potrebbe aggiungere col senno di poi che, in caso di accertata indisponibilità del campo di gara, sarebbe stato possibile organizzare tempestivamente il confronto natatorio nel contiguo lago di Sabaudia, dato che le previsioni del tempo erano note da tempo. Nessuno, inoltre, a competizione in corso, si è fatto premura di informare in maniera precisa e funzionale gli atleti, con un sostanziale quanto surreale invito ad arrangiarsi secondo la tradizionale arte italica, tanto che qualcuno, all’insegna del non si sa mai, ha percorso qualche tratto in più prima di arrendersi all’evidenza del caos.
Per concludere, un’offesa ancora peggiore, rispetto a quelle compiute nei confronti degli atleti e del pubblico, è stata rivolta all’Italia, la cui immagine internazionale, spietatamente illustrata dalle riprese televisive, è stata macchiata in maniera indelebile a causa di un pressappochismo e di un dilettantismo che gridano vendetta: se non altro, perché tutti hanno potuto vedere chi, giunto in spiaggia dopo l’inutile nuotata, manifestava ottime condizioni di salute, pur nel consapevole disappunto, diversamente da giudici a cui le convulsioni prodotte dal mal di mare hanno impedito persino di chiedere scusa.
Carlo Cesare Montani,
Pubblicista – Storico, Esule da Fiume.
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