Essere donne ed essere nuotatrici: che fatica! Anche se stentate a crederci, noi nuotatrici siamo individui di sesso femminile, nonostante alcuni comportamenti possano suggerire il contrario: sollevare carichi di peso che farebbero impallidire anche i più veterani delle palestre, ingurgitare considerevoli porzioni di pasta in modo non troppo signorile, sopire sopra i libri a causa della stanchezza perenne.
Non siamo tutte Zsuzsanna Jakabos o Pernille Blume (e qui penserete: magari fosse così) per cui ci sforziamo di preservare e mostrare quel minimo di femminilità che ci appartiene, ma non sempre le cose vanno nel verso giusto…
Di seguito, cinque problemi che fanno comprendere appieno cosa significa essere donne e, al contempo, nuotatrici!
1. Le unghie
Che male c’è a volere una manicure curata e graziosa? Beh, nessuno… a meno che tu non sia una nuotatrice, perché è praticamente impossibile: lo smalto si sbecca dopo il primo allenamento.
L’evoluzione della scienza e dell’estetica ha permesso alle nuotatrici di illudersi che potessero esistere soluzioni: una di esse è il semipermanente… Che dura un po’ di più ma si rovina comunque dopo neanche due settimane ed è fastidioso da togliere.
Un’altra proposta sono le unghie finte. Sembra davvero il connubio perfetto di funzionalità ed estetica: forma stabile, colore uniforme, niente sbeccature. Ma la manata da parte del compagno di squadra delfinista, espressa, direttamente dalla corsia dei maschi, è sempre in agguato, pronta a spezzare l’unghia ricostruita appena il giorno prima.
Dunque, la soluzione? Smalto trasparente della linea mainagioia.
2. I capelli
Uno dei modi più semplici ed efficaci per riconoscere una nuotatrice in pubblico è, oltre a notare il borsone stracolmo sulle spalle, guardarle i capelli: se ha una crocchia afflosciata di capelli umidicci, allora sì, è una nuotatrice.
Il parrucchiere non è felice quando sente “sì, bella piega ma, ehm, domani son già in acqua”, anzi, è talmente distrutto che la sua espressione è paragonabile a quella lacrimante di Fu Yuanuhi quando è salita sul secondo gradino del podio a Budapest nei 50 dorso per un solo centesimo.
Le acconciature che durano meno di ventiquattro ore non sono l’unico neo, i capelli rappresentano una seccatura per le nuotatrici. La cute è costantemente martoriata dal cloro e dallo shampoo giornaliero – cosa sconsigliatissima da qualsiasi esperto dei capelli, ma l’unico modo per salvare la situazione è lavarli con ingenti litri di sapone, balsamo e altri prodotti specializzati, altrimenti avremmo fili di plastica, secchi e crespi, come le Barbie.
Sono comunque inevitabilmente pieni di nodi e ad asciugarli si perde un’infinita quantità di tempo. Una leggenda metropolitana recita che non c’è stata mai nessuna che è tornata a casa con i capelli totalmente asciutti dopo l’allenamento, e mai ci sarà…
La soluzione sarebbe portare un caschetto o rasarsi come Lazlo Cseh… Ma non siamo maschi.
E non siamo nemmeno Lazlo Cseh. Purtroppo.
3. Le taglie
È una prassi lamentarsi della carenza di vestiti della propria misura durante i saldi, ma cosa dobbiamo dire noi nuotatrici, che non troviamo mai la nostra taglia?
Prima di esser nuotatrici siamo donne e fare spese pazze è sempre un piacere – certo, il nostro vero shopping rimane sempre quello di costumi e occhialini, ma ogni tanto, acquistare un capo d’abbigliamento è indispensabile.
Riusciamo a ricavarci uno buco nella nostra routine serrata tra allenamenti, studio e palestra per girare i negozi e, all’improvviso, troviamo quel grazioso vestitino che dalla vetrina sembra sussurrare “Non potrò mai essere bello ed elegante come un costumone di ultima generazione, ma devo essere tuo, comprami!”
Allorché ci avviciniamo al suddetto capo vestiario, lo guardiamo, lo desideriamo, lo portiamo in camerino e immaginiamo già gli eventuali complimenti che riceveremo quando lo indosseremo ad un evento. Prima la testa, poi un braccio, poi l’altro… ma si avverte subito che c’è qualcosa di strano.
E infatti, qualcosa non va. La respirazione non è l’unica cosa a essere impedita: quando si tenta qualsiasi movimento, il risultato è assomigliare ai pinguini imperatori durante la marcia delle uova.
L’etichetta parla chiaro: è una M. Pure la commessa parla chiaro: non ci sono L. La realtà è quella che parla più chiaro di tutti: solo S, oltre la M.
A malincuore, sfiliamo via quel vestitino, tanto grazioso quanto stretto, facendo attenzione a sfilarlo: uno strappo a causa della nostra corporatura muscolosa è sempre in agguato.
Il procedimento si ripete per pressoché qualsiasi tipo di abito, pantalone, maglietta, maglione: proprio quel maglione che ha una fantasia particolarissima ed è caldo, se solo non rendesse le spalle più larghe di quel che sono.
Perché fondamentalmente il problema è quello: le spalle enormi. E le braccia. E anche le gambe.
Reparto maschile? Forse può andar bene. La prossima volta? Meglio andare dalla sarta.
4. Il trucco
Effettivamente, chi sponsorizza le linee dei cosmetici waterproof non immagina tutti gli utilizzi che potrebbero avere, o almeno, si limita soltanto a pensarli come resistenti a qualche goccia di pioggia o a una lacrima sfuggente.
È forse per questo che non vengono testati per resistere tutti i giorni, due ore al giorno, in una piscina che più che una vasca per allenarsi sembra un campo di battaglia.
Schizzi e onde che intaccano il trucco waterproof che, inevitabilmente e inesorabilmente, scivola via in fiumi di mascara nero, rendendo le nuotatrici con gli occhi bordati come un panda.
I nuotatori di sesso maschile, oltre a prenderci in giro per la bizzarra apparenza, proporranno, con ovvietà, la soluzione che più sembra consona: una lavata di faccia e si toglie tutto, no?
Una donna-nuotatrice che si rispetti ha sempre le salviettine struccanti nella borsa – anzi, nel borsone – ma tra catapultarsi in macchina all’uscita di scuola/università/lavoro, sfrecciare tra le auto per raggiungere la piscina in tempo per l’allenamento, mangiare un boccone al volo… pensare al trucco è l’ultimo dei nostri pensieri!
5. L’abbronzatura
Oltre l’indistinguibile marchio di tutti i nuotatori, ossia il segno degli occhialini che rende più simili a un panda-al-contrario che a un essere umano (i più disattenti, poi, presentano anche una striscia bianca all’altezza della fronte!) esiste un altro problema che, in estate, attanaglia l’appearence delle donne nuotatrici: l’abbronzatura.
La schiena delle nuotatrici è tracciata da segni bianchi, più o meno spessi a seconda dello spessore delle spalline del costume. C’è chi risolve con un costume a due pezzi, ideale per l’allenamento all’aperto, che riesce a limitare i danni.
Ci sono anche le impavide che non barattano il comfort di un costume intero con un segno meno evidente, e il segno lasciato da un costume intero è molto più preponderante: si estende anche alla pancia.
Stendersi in spiaggia sotto il sole cocente è un modo per uniformare la pelle, ma figurarsi se, tra impegni e meeting, si riesce a ricavare una domenica libera.
I vestiti coprono alla bell’e meglio il segno, anche se con i top estivi è difficile; bisognerebbe trovarne uno che, contemporaneamente, nasconda il segno dell’abbronzatura e sia su misura per le spalle extralarge. È chiedere troppo: una missione impossibile.
Alla prima occasione, le goffe, mascoline e problematiche nuotatrici si sistemano per sembrare le più belle di tutte. E anche con il vestito elegante, finalmente della taglia giusta che calza a pennello e copre il segno dell’abbronzatura, con i capelli morbidi e acconciati, con le unghie lucide e rifinite, con il trucco fine e ben steso, se vi aspettate il portamento pieno di grazia e la postura eretta da ballerina…
Fareste meglio a non aspettarvi nulla, soprattutto se ai piedi calziamo dei tacchi vertiginosi che ci fanno barcollare più di quando saliamo sul blocco per un 50 da fuori, dopo un allenamento di lattato, con le gambe che tremano.
Non invitateci alle feste per evitare brutte sorprese… anche perché finiremmo per mangiare tutto il buffet.
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Profilo Autore
- Studentessa di Chimica, nuotatrice agonista, aspirante scrittrice: non necessariamente in quest’ordine. Forse l’unica nuotatrice al mondo che trova divertenti i 200 farfalla, ma le sue gare preferite in assoluto sono i 100 farfalla e i 100 stile. Membro della redazione, il suo compito? Raccontare storie di cloro sul mondo natatorio e le sue dinamiche per affascinare i meno appassionati, per strappare un sorriso dopo la stanchezza di fine allenamento o, semplicemente, per far battere il cuore agli atleti della community e farli innamorare del nuoto come la prima volta.
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