Professori di matematica: non è vero che in piscina andiamo solo per nuotare! Il nuotatore è un attento e preciso matematico quando gareggia e quando si allena: ecco cinque ragioni della sua genialità nascosta:
Non è nuovo parlare di matematica quando si parla di nuoto. Il nuoto è, sostanzialmente, numeri: infatti, sono cifre quelle che compongono un riferimento cronometrico.
Sono cifre quelle che definiscono il chilometraggio di un allenamento. Sono cifre quelle che fanno impelagare in argomenti più sofisticati quali frequenza, cicli di bracciata e velocità in metri al secondo.
Il nuotatore ha a che fare quotidianamente con i numeri, calcoli e logica. Il proprio record personale migliora di pari passo con l’attitudine matematica.
I professori di questa ferrea e rigida disciplina scientifica storceranno il naso: di seguito, cinque ragioni che spiegano il perché, secondo noi, i nuotatori sono geni in matematica!
1. IL CONTO DELLE VASCHE
È forse la ragione più banale, ma senza il conto delle vasche, un nuotatore non andrebbe da nessuna parte!
Il rituale matematico della somma delle vasche inizia da piccoli, quando si sancisce il passaggio dalla primordiale “vasca piccola” all’ambita e terrificante “vasca grande”, da – ben! esclamerebbe un bambino – venticinque metri.
Si comincia con delle semplici somme di numeri naturali: quattro vasche a stile, più due a dorso, più cinque rana…
Così l’acerbo esemplare di nuotatore, con la cuffia di tela e occhialini a-occhio-di-mosca esageratamente sproporzionati, si approccia ai primi calcoli in piscina.
Poi si passa alle moltiplicazioni e alla costante delle costanti, scolpita nella memoria sin dalla preagonistica, la mitica tabellina del venticinque.
Non sono più quattro vasche ma cento metri. Non sono più 320 vasche, ma ottomila metri, otto chilometri.
Che si passi dalle lezioni di scuola nuoto al chilometraggio massiccio da agonista professionista, la tabellina del venticinque è il pilastro matematico su cui verte ogni cosa, essenziale per allenarsi.
È anche l’unico argomento che sai con maggior certezza prima di un esame. Che c’entri o meno con il programma da studiare, quella è un’altra storia…
2. RAGIONAMENTO PER TAGLIARE
Il livello di precisione raggiunto dal nuotatore quando si tratta di tagliare è inaspettatamente sorprendente.
No, non parliamo soltanto di tirarsi alla corsia o fermarsi a metà vasca quando l’allenatore è girato – questa è una particolare forma di istinto – ci si riferisce a qualcosa di più complesso: analizziamo due casi differenti.
Completare venti da cento, con ripartenza a 1’30, in venti minuti è decisamente poco credibile.
In cuor tuo sei ben consapevole che se salti una ripetuta è peggio per te, ma la stanchezza inizia a farsi sentire. Non dovresti mollare, e ti appigli a tutte le tue forze…
Però poi accade: un segno divino. L’allenatore che si distrae subito indica la retta via – che tanto retta non è – ma come non affrontare una simile opportunità?
Una telefonata, un genitore, confusione sul piano vasca – un motivo variabile, che porta il mister a non concentrarsi sui suoi atleti per un determinato arco di tempo.
La decisione comune è: fermarsi. Ma quando ripartire per non destare sospetti? A che andatura lenta e blanda bisogna andare per saltare un cento e rientrare nei tempi?
Il nuotatore pensa, riflette e calcola. E si ferma, ovviamente. Grazie, coach, puoi anche tornare alla base, adesso.
L’allenamento è quasi finito, mancano cinque minuti alle due ore totali di avanti-e-indietro sulla linea nera e tutti non vedono l’ora di uscire per tornare a casa.
Ma l’allenatore – forse perché si è accorto? – decide di assegnare un ottocento sciolto e minaccia di aggiungere un’ulteriore serie di lavoro se non si completano tutte le trentadue – per venticinque, ottocento – vasche.
Okay, è defaticamento, ma chi ha voglia di un percorrere ulteriori metri che sembrano troppi? L’unico trick matematico da adottare è quello di capire che ritmo tenere…
Per farsi doppiare più volte!
È doveroso specificare che quando si taglia si fa un torto a se stessi e NON vi consigliamo di farlo. Ma anche la matematica è importante da allenare…
3. CALCOLO DELLE ANDATURE
Sessanta secondi sono un minuto: l’ovvietà più assoluta. Eppure, non è così scontato quando si tratta di calcolare le andature.
Nel nuoto non esiste soltanto “andare veloce”: vi sono delle andature che corrispondono a velocità diverse e a delle conseguenti resistenze.
Prima di iniziare la serie, è facile usare il sistema sessagesimale per capire che tempo bisogna tenere.
Ma fare la somma dei cinquanta o dei cento dopo la stanchezza di un frazionato, con il cuore che batte a mille, l’acido l’attico fino al cervello e la vista annebbiata… Potrebbe presentarsi qualche intoppo.
Eppure, per quanto queste condizioni pietose possano concernere, il nuotatore riesce a destreggiarsi nella somma di minuti, secondi e decimi per ricavare il tempo finale.
Forse non si tratta soltanto di essere prodigiosi geni matematici: si tratta di essere eroi.
E i nuotatori, un po’, lo sono.
4. STATISTICA DELLE PARTENZE E DELLE VIRATE
Una cosa per riuscirti bene devi provarla cento volte: i dettagli fanno la differenza e il nuotatore lo sa bene.
Così come un segno meno fuori posto può compromettere l’intero svolgimento di un quesito, anche una virata o una partenza poco precise possono compromettere il risultato di una gara, in particolar modo se è una distanza breve.
Perciò, con millimetrica precisione, il nuotatore ripete, e ripete, e ripete gli stessi passaggi e gli stessi movimenti per ricercare la perfezione.
Un maniacale esercizio per la buona riuscita della prestazione. Spesso si è restii ad abbandonarsi a discipline fredde e razionali come la matematica, ma fidarsi un po’ della statistica non fa male: parola di nuotatore.
5. INTUITO DEGLI ARRIVI
L’arrivo è la perfetta conclusione. È come scrivere CVD – come volevasi dimostrare – alla fine della dimostrazione, appunto, di un teorema.
Anche qui c’è dietro una particolare statistica: più si prova, più si allena, e maggiori sono le probabilità che in gara riesca.
Dietro esiste un sofisticato intuito secondo il quale i dorsisti contano le bracciate dopo le bandierine, gli altri si regolano con la T nera e contano le bracciate, fino a sviluppare un particolare sesto senso che gli permette di calcolare con precisione come toccare la piastra.
Siamo a 5, 4, 3, 2.5 metri dall’arrivo, una bracciata e… Il 10 e lode è assicurato.
Dunque, professori di matematica, non è vero che in piscina andiamo soltanto per fare avanti e indietro!
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Profilo Autore

- Studentessa di Chimica, nuotatrice agonista, aspirante scrittrice: non necessariamente in quest’ordine. Forse l’unica nuotatrice al mondo che trova divertenti i 200 farfalla, ma le sue gare preferite in assoluto sono i 100 farfalla e i 100 stile. Membro della redazione, il suo compito? Raccontare storie di cloro sul mondo natatorio e le sue dinamiche per affascinare i meno appassionati, per strappare un sorriso dopo la stanchezza di fine allenamento o, semplicemente, per far battere il cuore agli atleti della community e farli innamorare del nuoto come la prima volta.
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