Il costume da bagno è diventato un elemento essenziale per chi pratica nuoto, sia per piacere personale che per sport. Come si può facilmente immaginare, il suo design non è sempre stato come lo conosciamo ai giorni nostri. La sua evoluzione riflette i cambiamenti sociali, culturali e tecnologici che hanno influenzato il modo in cui percepiamo il nostro corpo e l’attività acquatica. 

In questo articolo, esploreremo l’affascinante storia del costume da bagno, dal mondo antico fino ai giorni nostri.

1. ANTICHITÀ: IL NUOTO NELL’EPOCA GRECA E ROMANA

Nel mondo antico, il nuoto era una pratica assai diffusa. In Grecia, l’allenamento atletico e la competizione erano parte integrante della cultura, tanto che molti sport venivano praticati tranquillamente senza abbigliamento, senza vergogna. I greci apprezzavano molto il corpo umano in tutta la sua bellezza naturale, associando la nudità all’idea di purezza e forza.

Anche i romani frequentavano le loro famose terme, dove nuotare e rilassarsi era un’attività sociale importante. Anche in questo caso, il nuoto in acque pubbliche o private avveniva spesso senza indumenti, oppure con l’uso di semplici tuniche. Le terme romane non erano solo dei luoghi di pulizia personale, ma erano anche veri e propri centri di intrattenimento e socializzazione. Questo atteggiamento di tranquillità (e normalità) nei confronti della nudità cambiò in modo drastico con la caduta dell’Impero Romano, quando le influenze religiose iniziarono ad enfatizzare maggiormente il pudore.

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2. MEDIOEVO E RINASCIMENTO: L’ERA DEL PUDORE

Durante il Medioevo, il bagno pubblico perse la popolarità che aveva acquistato negli anni precedenti a causa delle crescenti epidemie (come la peste) e delle rigide norme morali imposte dalla Chiesa. Questo portò a una drastica riduzione della pratica del nuoto, che veniva ora considerata frivola o addirittura peccaminosa.

Le sporadiche occasioni di balneazione avvenivano in abiti che coprivano completamente il corpo, senza distinzioni per uomini e donne. Gli uomini potevano tuttavia indossare camicie di lino, mentre le donne si immergevano in acque private, se mai lo facevano, indossando abiti lunghi.

Con il Rinascimento, ci fu una lieve ripresa dell’interesse per il nuoto, ma il pudore rimase comunque un fattore dominante.

3. 1800: IL COSTUME DA BAGNO

Con l’epoca vittoriana, si iniziò ad affermare l’idea di separare gli abiti da utilizzare per il nuoto dall’abbigliamento da utilizzare tutti i giorni. La Rivoluzione Industriale portò poi alla costruzione di piscine pubbliche e bagni marini, rendendo il nuoto un’attività popolare tra la borghesia. 

Tuttavia, i costumi dell’epoca erano tutt’altro che pratici.

  • Gli uomini erano spesso costretti a indossare completi a righe con pantaloni fino alle ginocchia e canottiere che coprivano il busto. Questi costumi, sebbene ancora ingombranti, erano un passo avanti rispetto alla nudità del passato.
  • Per le donne i costumi erano composti da abiti con gonne, pantaloni alla caviglia e persino scarpe da bagno. Questi erano realizzati in tessuti pesantissimi, come la lana, che assorbivano molta acqua e rendevano difficile muoversi dentro l’acqua e di conseguenza nuotare. Per evitare scandali, alcune donne usavano anche pesanti cinture di piombo per mantenere le gonne sotto l’acqua.

4. 1900-1920: LA RIVOLUZIONE DI ANNETTE KELLERMAN

All’inizio del XX secolo, il nuoto iniziò a guadagnare popolarità come sport competitivo e come attività ricreativa. Questo cambiamento portò alla necessità di creazione di costumi decisamente più pratici. La nuotatrice australiana Annette Kellerman fu in questo ambito una figura rivoluzionaria: indossando un body aderente che lasciava le gambe e le braccia scoperte, fu arrestata nel 1907 per indecenza ma anche celebrata come simbolo di emancipazione.

La Kellerman divenne una celebrità grazie alle sue esibizioni in piscina e nei film muti, contribuendo a cambiare l’opinione pubblica sui costumi da bagno. Il suo stile portò a una graduale accettazione dei costumi più aderenti per le donne, aprendo la strada alle gare di nuoto femminili nelle Olimpiadi del 1912.

5. ANNI ‘30-‘50: L’EPOCA DEL GLAMOUR

Gli anni ‘30 videro l’introduzione di nuovi materiali come il jersey, che rese i costumi molto più aderenti e confortevoli rispetto al passato. I costumi iniziarono ad enfatizzare le forme del corpo, sia maschile che femminile, rendendoli non solo funzionali ma anche attraenti.

Nel 1946, il designer francese Louis Réard creò il primo bikini, che fu sin da subito considerato scandaloso. Il primo bikini fu così piccolo che il suo creatore dovette ingaggiare una spogliarellista per indossarlo durante la presentazione. Alcuni film, come ad esempio quelli con Esther Williams, famosa nuotatrice e attrice, iniziarono a rendere i costumi da bagno una parte importante della cultura pop, con un’enfasi sul glamour e sulla femminilità.

6. ANNI ’60-‘80: L’INFLUENZA DELLA CULTURA POP E DELLE OLIMPIADI

Negli anni ’60 e ’70, i costumi da bagno si andarono accorciando sempre di più, seguendo le tendenze e le mode del momento. Le spiagge si riempirono di bikini coloratissimi e costumi interi con scollature e sgambature profonde. Con l’introduzione dello spandex, i costumi divennero assai più elastici e confortevoli. 

Questo periodo vide anche l’ascesa di marchi importanti come Speedo (qui un approfondimento sulla sua storia), che si concentravano su costumi tecnici per il nuoto agonistico. Gli atleti iniziarono a indossare costumi interi in materiali sintetici per ridurre la resistenza all’acqua, migliorando le prestazioni. Le Olimpiadi divennero così una vetrina per mostrare i nuovi sviluppi in termini di design e tecnologia.

7. ANNI ’90-2000: COSTUMI SUPER TECNOLOGICI

Negli anni ‘90, la ricerca si concentrò sul miglioramento delle prestazioni sportive attraverso il design dei costumi. Speedo introdusse il “Fastskin”, ispirato alla pelle degli squali, per ridurre la turbolenza e migliorare l’idrodinamica. Creato con l’aiuto della NASA, il costume “LZR Racer” migliorò notevolmente la velocità dei nuotatori, portando a numerosi record mondiali durante le Olimpiadi di Pechino 2008 (leggi la storia dei costumoni).

Tuttavia, la FINA decise di vietarlo nel 2010 per garantire un campo di gara più equo. Questi costumi tecnici sollevarono dibattiti sull’uso della tecnologia nello sport, portando a regolamentazioni più severe.

8. OGGI: SOSTENIBILITÀ E INCLUSIVITÀ NEL DESIGN

Oggi, l’industria del costume da bagno si sta sempre più orientando verso la sostenibilità. Molti marchi di abbigliamento, come ad esempio Patagonia, stanno utilizzando materiali riciclati, come il nylon rigenerato dagli scarti di plastica marina.

Nell’ambito del nuoto, sempre più marchi offrono costumi adatti a tutte le taglie e forme, promuovendo un’immagine positiva del corpo. Ci sono anche costumi progettati per le persone con disabilità, offrendo maggiore accessibilità.

I costumi continuano ad evolversi con l’uso di tessuti tecnologici che promettono una maggiore compressione muscolare, resistenza ai raggi UV e addirittura proprietà antibatteriche. La moda balneare riflette un crescente interesse per la protezione ambientale e il benessere personale.


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Sara Bellocchi