Barcellona 1992. Stadio olimpico del nuoto Bernatt Picornell. Queste sono le coordinate geografiche e temporali che si riferiscono alle gare olimpiche di nuoto della XXV° edizione dei giochi olimpici. Una edizione che si stava preparando per l’ascesa di Alexander Popov nelle gare veloci dello stile libero, una rassegna che confermò la forza della magiara Krisztina Egerszegi nel mondo dei misti femminili. Un capitolo olimpico che registrò definitivamente il nome di Tamàs Darnyi nell’olimpo dei nuotatori, un luogo abitato solo da coloro che hanno reso enorme la loro carriera con ori, successi e record dominando incontrastati per anni.


L’inizio del dominio

Tamàs fin da piccolo dimostra di essere dotato di talento, come d’altronde spesso accade per chi come lui è un prodigio di questa disciplina. Nel 1982 a 15 anni un anno prima della sua partecipazione agli europei un incidente all’occhio sinistro lo costrinse ad effettuare diverse operazioni per riacquistare la vista, che però non tornò mai completamente. Per ragioni politiche  legate allo scontro URSS-USA non potè nemmeno prendere parte ai giochi olimpici di Los Angeles del 1984. Il ragazzo nonostante il talento non ebbe nei primi anni di carriera tra i professionisti la possibilità di esprimere la sua potenzialità in vasca confrontandosi con i più grandi della disciplina.

Nel 1985 però ebbe luogo l’edizione degli europei di Sofia, ed è proprio tra le corsie bulgare che iniziò il dominio ungherese nei 200m e 400m misti. Distanze che lo videro trionfare incostantemente e incessantemente negli anni a venire tra i mondiali di Madrid nel 1986 e gli europei a Strasburgo nel 1987. Dopo 3 anni di dominio incontrastato, di solo ori conquistati e record del mondo distrutti, era il tempo della grande sfida, della lotta per la consacrazione: i giochi olimpici. Il teatro della recita del magiaro fu a Seul nel 1988 in cui non ebbe alcun rivale, nemmeno l’americano David Wharton che sembrava l’unico in grado di regalare una sconfitta sui misti all’ungherese. Sia i 200m sia i 400m misti furono dominati con tanto di record mondiale. L’unico, piccolo rammarico fu non aver abbattuto il muro dei 2’ nei 200m, ai tempi un limite impensabile per i mististi.

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Il muro dei 2 minuti

Archiviato il primo quadriennio olimpico per Tamas Darnyi iniziò subito il secondo ciclo olimpico che lo condurrà ai giochi olimpici di Barcellona del 1992. Questo capitolo sembra l’esatto copione del ciclo precedente: in ogni gara a cui il magiaro partecipa non c’è alcuna storia per gli avversari l’oro è un affare privato per l’ungherese che non regala nulla agli avversari. Nel 1991 ai mondiali di Perth riuscì nell’impresa che ormai da anni tentava di compiere, ma che sempre per poco gli era sfuggita, quel limite che avrebbe definitivamente marcato l’insuperabile distanza tra lui e il resto del panorama mondiale dei mististi: riuscì a sfondare il muro dei 2’ nei 200m misti siglando il nuovo record del mondo facendo fermare il cronometro a 1’59”36.


L’ultima grande impresa: Barcellona 1992

L’anno successivo arrivò il capitolo più importante della carriera di Tamàs: i giochi olimpici di Barcellona. C’era un solo, grande obiettivo, qualcosa in cui nessuno era ancora riuscito ai giochi olimpici: provare a confermare il risultato dei giochi di Seul, ovvero rivincere l’oro in entrambe le distanze dei misti, un’impresa ardua, quasi impossibile. Ormai Tamas non era più un giovane in grado di scendere in acqua e siglare un record del mondo e mettere una distanza insormontabile per i suoi avversari ogni volta che si gettava tra le corsie, ma la determinazione, la forza mentale e il talento dell’ungherese bastavano.

Nel giorno inaugurale il magiaro riuscì a vincere l’oro nei 400m misti con tanto di miglioramento del suo precedente record olimpico siglato nei giochi di Seul di 4 anni prima. La gara più dura, con più competizione, però, è la distanza più breve con l’agguerritissimo duetto americano composto da Burgess e Karnaugh pronti a compiere un’ impresa che in, ormai, 8 anni nessuno era riuscito: battere Tamas Darnyi in una gara dei misti, compito impossibile per qualsiasi essere umano.

Forse per la prima volta in 8 anni Tamàs, il cannibale mistista, sentì un po’ di pressione, probabilmente consapevole dell’impresa che lo vedeva coinvolto, questo fu testimoniato da una gara non partita nei migliori dei modi nella frazione iniziale farfalla-dorso, l’ungherese però non ha dominato per tutti quegli anni casualmente e lo dimostrò con una rimonta finale paurosa, un 50m di stile libero finale che non lasciò agli avversari alcuna possibilità e ancora una volta, l’ennesima, dovettero accontentarsi delle briciole lasciate dal magiaro.


L’ingresso nell’olimpo

Infine il magiaro tentò di chiudere la sua carriera agonistica tra le corsie nell’edizione degli europei del 1993 a Sheffield cercando di completare l’ottava doppietta nei misti. Tale compito, però, venne completato a metà dato che dopo la vittoria nei 400m misti inaugurali, Tamas decise di non prendere parte ai 200m, che difficilmente lo avrebbero visto trionfare quell’anno, lasciando cosi il nuoto da vincente, ma soprattutto da imbattuto.

Un’impresa epocale, che anche solo da raccontare sembra di avere a che fare con una storia di fantasia, in cui il ruolo del mostro, che in maniera egoistica non lascia niente agli personaggi, è interpretato da Tamàs. Una carriera ai limiti dell’immaginabile umano, compiuta da un’atleta che in quel decennio viveva in una situazione socio-politica non delle migliori, ma che con la determinazione di un vincente e il talento di un prodigio si è assicurato un posto in prima fila nell’olimpo del nuoto, divenendo una leggenda senza tempo di questo sport.


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Profilo Autore

Andrea Labagnara
Andrea Labagnara
Andrea, Studente di Psicologia, amante della montagna, della lettura e una passione sconfinata per gli sport. Innamorato del nuoto da diversi anni grazie alle grandi imprese dei campioni che dedicano anima, cuore, corpo e testa a questa meravigliosa disciplina. Non riesce mai star fermo e appena ha del tempo libero si rifugia tra le mille storie dei libri o nella immensa natura delle sue amate montagne svizzere. Deve ancora capire chi diventerà da grande, ma sa che con la forza, la determinazione e la voglia di imparare lo capirà molto presto.