Siamo finalmente giunti al capitolo conclusivo della vicenda che ha visto coinvolto Sun Yang, quella che è stata una delle vicende di doping nel nuoto più eclatanti e mediaticamente seguite degli ultimi anni.
UDIENZA PUBBLICA
Dopo che venerdì 15 novembre 2019, da Montreux, il ricorso della Wada presso il TAS è stato trasmesso in streaming; oggi, venerdì 28 febbraio 2020, il CAS ha espresso la propria sentenza sul caso del nuotatore cinese. Quella del 15 novembre era stata la seconda udienza pubblica del TAS dal 1984. L’altro episodio di udienza pubblica aveva riguardato un’altra nuotatrice, l’irlandese Michelle Smith Dr Bruin.
BREVE RECAP
Sun Yang è stato processato da parte del TAS di Losanna perché secondo un ispettore Wada avrebbe distrutto le provette destinate a un controllo antidoping.
La FINA però non prese provvedimenti contro l’atleta, che rischiava di essere radiato, e gli permise di partecipare ai Mondiali 2019, scatenando la protesta di Mack Horton e portando la Wada a fare ricorso al TAS di Losanna per squalificare l’atleta.
LA SENTENZA
La Corte per l’arbitrato sportivo di Losanna, alle ore 10:00, si è espressa: Sun Yang è stato giudicato colpevole e squalificato per 8 anni, non avendo giustificato in modo valido la distruzione da parte sua delle provette per il controllo anti-doping. La sentenza conclude così la vicenda iniziata oltre un anno fa.
EFFETTI DELLA CONDANNA
L’esito del processo porta così alla squalifica a 8 anni del nuotatore, ponendo praticamente la parola fine alla carriera del nuotatore 28enne. A quanto si legge dal comunicato del CAS, Sun Yang non verrà squalificato in modo retroattivo, pertanto non perderà le medaglie vinte nel corso degli ultimi mondiali di nuoto tenutisi a Gwangju.
E ORA?
Ogni qualvolta si presenta un nuovo caso di doping all’interno del nuoto, tutto il nuoto ne paga le conseguenze, tutta l’attenzione dei media fa apparire come se quel caso sia una cosa comune all’interno di questo sport.
Questa volta però la determinazione della Wada e l’udienza pubblica del TAS permettono di far vedere come il nuoto sia trasparente e determinato a condannare, anche con le radiazioni, gli atleti che barano.
Nonostante l’atteggiamento della FINA piuttosto ambiguo, questo caso di doping si è risolto nella maniera più pulita e corretta.
DOPING
Di casi di doping ce ne sono stati e sicuramente, purtroppo, ce ne saranno ancora, oggi però si è avuta una dimostrazione di come uno sport, e un’organizzazione internazionale di controllo antidoping, possa permettere di dare agli atleti (e a chi quello sport lo segue con passione) una competizione sana e pulita.
La lotta al doping non si fermerà qui, questo è solo un piccolo passo nella lotta al doping. Bisognerà comunque continuare a combattere costantemente, ogni giorno e in ogni livello di questo sport, contro il doping.
Nuotounostiledivita sosterrà sempre lo sport sano e pulito, dove gli atleti si possano confrontare e sfidare senza menzogne, alla pari.
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Profilo Autore
- Orami ex studente di ICT e comunicazione a Torino, sono il GEEK del gruppo (quello che cerca di far funzionare il sito). Mi occupo di IT, consulenza, UX & UI. Divido il mio tempo libero tra PC, progetti più o meno utili e sessioni fotografiche (prevalentemente in orari improponibili).
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