Amici di Nuoto Uno Stile Di Vita, vi siete mai chiesti come sarebbe nuotare, e dico fare avanti e indietro due ore, magari facendo anche un paio di serie di sole virate partendo dalle bandierine, senza cuffia? Se no, è più che lecito, perché questo piccolo oggetto è in realtà un accessorio essenziale per nuotatori e nuotatrici.


LA NASCITA DELLA CUFFIA E IL PRIMO ARENA ELITE TEAM

Non è ben chiaro il periodo storico della sua nascita, ma l’evoluzione della cuffia ha determinato, man mano, una serie di benefici che la rendono ora indispensabile nel mondo natatorio. Sappiamo che, alle Olimpiadi di Montreal del ’76, gli atleti membri del primo Arena Elite Team, come i campioni italiani Klaus Dibiasi e Novella Calligaris e molti altri atleti internazionali, indossavano la prima linea di cuffie firmata Arena ideata appositamente per soddisfare al meglio i bisogni dei nuotatori olimpici.


LA DOPPIA CUFFIA: COMODITA’ O STRANEZZA?

Più recentemente invece, ci siamo trovati di fronte a nuotatori che, durante competizioni di rilievo o internazionali, dopo aver controllato il tabellone con il risultato della batteria e del tempo nuotato, si toglievano la loro cuffia, mostrandone una seconda in testa. Perché usare due cuffie anziché una? Anche Phelps, ad esempio, ha adottato più volte questa strategia. C’è chi supporta e comprende questa scelta; ma anche chi non ne trova il senso, anzi la considera una scelta piuttosto scomoda e inutile.

Il motivo dell’utilizzo è più semplice di quanto si pensi: c’è appunto chi ci crede e chi no, ma la cuffia più esterna, che quindi va a essere posizionata sopra gli occhiali “stabilizzandoli”, aumenta al massimo l’aderenza, migliora l’aerodinamicità, riduce la resistenza in acqua e quindi l’attrito, permettendo di essere meno soggetti a increspature.

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Il tutto, ovviamente, se la cuffia è indossata correttamente!


CUFFIE: TANTE TIPOLOGIE

Ecco le principali tipologie:

  • Cuffie in lattice: sono le più vecchie, caratterizzate da poca resistenza nel tempo e quindi risultano di facile rottura, soprattutto se le cuffie sono usate costantemente e non vengono sciacquate dal cloro a fine utilizzo.
  • Cuffie in silicone: nascono appositamente per le persone allergiche al lattice, ma col tempo, essendo simili per aspetto, ma sono diventate sempre più popolari, soprattutto grazie alla possibilità di personalizzazione a livello di colori e fantasie. Il silicone, più durevole e anche costoso, ha reso le cuffie resistenti ma allo stesso tempo elastiche, adatte all’uso quotidiano di ogni tipologia di cranio e capigliatura, caratteristica non scontata fino a quel momento.
  • Cuffie in lycra e/o poliestere: essendo di tessuto e molto leggere, permettono all’acqua di bagnare la testa. Sono perfette per chi preferisce sentire questa sensazione di freschezza sulla cute, ma soprattutto per coloro che svolgono una intensa attività aerobica e hanno bisogno di raffreddare il capo durante l’allenamento.

Tra le principali funzioni della cuffia, ce n’è, ovviamente, una prettamente funzionale: che sia in lattice o silicone, è una protezione per i capelli dagli effetti negativi del cloro (che li rende opachi e sfibrati). Si utilizza la cuffia anche per una questione di igiene: mantiene la vasca pulita in quanto evita la dispersione dei capelli in acqua.


Ad ogni modo, e credo di parlare a nome di tutti i nuotatori, la cuffia diventa poi un portafortuna, un oggetto così personale da portarsi dietro una serie di rituali e concezioni, anche scaramantiche. Ogni nuotatore la sceglie del materiale che preferisce, della forma più adatta e del colore che più lo rappresenta, con più o meno grafiche, scritte, illustrazioni o firme di campioni e idoli.

Per me, la cuffia era fondamentale: sceglievo sempre un colore sgargiante affinché i miei genitori, e persino mia nonna, riuscissero a riconoscermi durante la giungla del riscaldamento pre-gara. E io mi divertivo così, a ricambiare il loro saluto (fiero e soddisfatto) con un sorriso tra uno scatto e l’altro, nonostante mancasse il fiato e nonostante il mio allenatore mi ripetesse di stare concentrata.

Quando nuotavo, mi diceva sempre “Chissà che hai in testa in questo momento”.

Profilo Autore

Melissa
Melissa
Sono Melissa, vivo in Brianza ad amo stare all’aria aperta…anche se 16 anni della mia vita li ho passati in piscina.
Mi sono sempre trovata a mio agio nell’acqua, in questo ambiente ovattato in cui, alla fine, ci sei solo tu con i tuoi pensieri.
Ex ranista, a breve mi laureerò in Comunicazione, con la speranza di riuscire a condividere, ora anche con voi, valori e pensieri sul magico mondo dello sport e del nuoto.