ATLANTA 1996: LA STRANA STORIA DI MICHELLE SMITH 1

ATLANTA 1996: LA STRANA STORIA DI MICHELLE SMITH

24 Febbraio 2023 Off Di Marta

Alle olimpiadi di Atlanta 1996 il mondo scopre una stella di nome Michelle Smith; una giovane irlandese che in quell’occasione sale sul gradino più alto del podio per ben tre volte.

Un’ascesa fulminea per lei, che fino a quel momento non aveva dato l’impressione di essere una che si sarebbe fatta ricordare. Ma ecco che da outsider si prende la scena e si candida ad diventare uno dei nomi leggendari dello sport.

Ancora non sa che il momento di gloria a cinque cerchi non è destinato a ripetersi: solo due anni dopo Smith riceve una squalifica che metterà fine alla sua carriera.

Chi è Michelle Smith

Michelle Smith nasce a Rathcoole il 16 dicembre 1969. Come ogni atleta professionista, si inoltra nel mondo del nuoto agonistico molto presto seppur con risultati non brillanti; specializzandosi nello stile libero, nella farfalla e nei misti.

Smith veste i colori della sua nazionale fin da giovane, ma nel periodo compreso tra le Olimpiadi di Seul 1988 e Barcellona 1992 non ottiene importanti riscontri, non riuscendo a superare le fasi preliminari.

Proprio in questo periodo comincia il suo percorso verso la ribalta. L’atleta irlandese nel biennio 92-94 costruisce un nuovo modo di affrontare le gare e sotto la guida di Erik de Bruin riesce a migliorarsi notevolmente, nuotando in tempi ben inferiori rispetto agli anni appena trascorsi.

Per portare un esempio pratico: nel 1992 si piazzò ventiseiesima su trentadue concorrenti nei 400 misti, mentre nella stessa distanza ai mondiali di Roma 1994 timbrò un tempo che la classificò al nono posto. Tra i due croni ci sono oltre undici secondi di differenza e, col senno di poi, questo è per molti un ulteriore dettaglio che rende i miglioramenti di Smith sospetti.

Ma la performance più interessante è forse quella nei 200 farfalla, nuotata sempre ai mondiali del 1994: arrivò quinta.

L’anno seguente, agli europei di Vienna (1995) si presenta davanti a Michelle Smith la prima vera importante opportunità da affrontare come professionista matura. Una professionista che vuole passare dall’essere un’atleta di metà classifica ad un’atleta che sarebbe stata ricordata, una fuoriclasse.

Da quella manifestazione l’irlandese esce con la medaglia d’oro nei 200 farfalla e nei 200 misti e con l’argento nei 400 misti. Oltre ai metalli, bisogna aggiungere le ottime prove cronometriche di Smith, che abbassa ancora i tempi nuotati al precedente mondiale.

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Smith alle Olimpiadi di Atlanta 1996

Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Atlanta 1996 era chiaro che Smith fosse una delle favorite alla medaglia e in più eventi. Le attese non sono state tradite: Michelle vinse i 400 metri stile libero in 4’02”25 e i 400 metri misti in 4’39”18.    Ad impreziosire ulteriormente la sua spedizione ad Atlanta ci sono l’oro nei 200 metri misti e il bronzo nei 200 farfalla.

Ed è qui che cominciano ad arrivare le prime grane per Smith: diversi atleti esprimono le loro perplessità riguardante l’iscrizione dell’irlandese ai 400 metri stile. Pare infatti che si sia aggiunta all’ultimo momento, cosa formalmente non consentita. Il Comitato si è affrettato però a dichiarare che la presenza di Smith ai blocchetti di partenza della suddetta gara – che poi ha vinto – sia stata convalidata in ritardo a causa di informazioni errate comunicate alla federazione dell’Irlanda.

Inoltre, la nuotatrice statunitense Janet Evans accusò Smith durante una conferenza stampa di doping. Anche se le accuse generarono molto clamore, non ci furono conseguenze.

In questo clima di tensione e sospetti arriviamo agli Europei di Siviglia 1997, che saranno l’ultima manifestazione a cui la protagonista della nostra storia prenderà parte. In tale occasione Smith trionferà nei 400 misti e nei 200 stile e arriverà seconda nei 400 stile e nei 200 farfalla.

Il declino

L’inizio della fine per Michelle Smith avrà luogo un anno dopo. Quando in Australia si svolgevano i mondiali e la nuotatrice irlandese vi assisteva da casa, in quanto era rimasta recentemente coinvolta in un incidente d’auto e dunque impossibilitata a parteciparvi. I funzionari antidoping decisero di recarsi nell’abitazione dell’atleta per sottoporla ad un test.

Il test in questione prevedeva l’analisi delle urine, ma il campione non solo venne alterato con dell’alcool dalla stessa Smith, ma vi fu trovata anche una sostanza dopante, l'androstenedione.

Vagliati tutti questi elementi, Michelle Smith fu squalificata per quattro anni. Proclamatosi innocente, fece ricorso ma la Corte lo rigettò confermando la decisione della FINA.

Smith non salirà mai più sul blocchetto di partenza.

Dopo il processo ha dichiarato ancora una volta la sua estraneità ai fatti e ha accennato di un possibile “accanimento” contro lei e il suo allenatore Erik de Bruin, che nel frattempo era diventato anche suo marito.

“Riconfermo quello che vi ho sempre detto, che non ho mai fatto uso di sostanze vietate nel corso della mia carriera. Sono orgogliosa di ciò che ho ottenuto e assicuro a coloro che mi hanno sostenuta e credono in me che le mie vittorie ad Atlanta e Siviglia non sono vane e sono state ottenute senza l'uso di sostanze illegali per migliorare le prestazioni.

Sia io che mio marito siamo stati pubblicamente attaccati e diffamati da vari settori dei media e del pubblico da quando ho vinto la mia prima medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta e questo mi rende profondamente infelice. Continuo a credere di essere stato preso di mira dalla FINA sin dal mio successo olimpico e ritengo di avere, ancora oggi, ragione in tal senso.

Conserverò per sempre i miei momenti di vittoria e spero che coloro che ancora credono in me conserveranno anche i loro ricordi di quei tempi”.

E’ giusto che ci legge sappia, per completezza, che il marito di Smith è un ex atleta olandese, specializzato nel lancio del disco e del peso. E che anche lui era stato trovato dopato in un test del 1993 e conseguentemente sospeso dalle competizioni. Inoltre agli europei di nuoto di Vienna nel 1995, era stato sorpreso nella sala controlli antidoping con un accredito falso, in cui risultava essere di nazionalità belga.

Tirando le somme, alcuni concittadini e diversi appassionati di sport concordano nel dire che in tutta la faccenda ci sia qualcosa di losco e non credono che Smith fosse innocente come dice. E soprattutto sono convinti che dovrebbero revocarle le medaglie in quanto probabilmente ottenute con l’imbroglio. Altri invece fanno leva sul fatto che la nuotatrice non sia stata trovata positiva nell’esatto periodo in cui è salita sul podio e quindi non sia condannabile.

Aldilà di come la si pensi la storia di Michelle Smith è piuttosto bizzarra, in quanto innegabilmente piena di luci e ombre delle quali non avremo mai certezza assoluta.

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Profilo Autore

Marta
Marta
18 anni, studentessa liceale all'ultimo anno. Sei anni di nuoto alle spalle, ora si dedica solo alla palestra. Sogna un futuro da giornalista. Quando non si dispera per aver deciso di iscriversi al liceo scientifico legge o guarda film, sopratutto thriller mentre odia quelli romantici troppo sdolcinati. Se si diploma, dopo frequenterà l'università di scienze della comunicazione. Non vede l'ora di abbandonare per sempre la matematica e di dimostrare che non serve essere raccomandati o particolarmente belli per avere successo.