L’edizione dei giochi di Parigi 2024 ha regalato agli amanti del nuoto, e non solo, a tutti gli appassionati dei giochi Olimpici, una serie di gare emozionanti, ricche di spunti di riflessione. Sono diversi gli atleti che si sono distinti nel corso dei 9 giorni di nuoto in vasca presso la Dèfense Arena, sede di questa edizione dei giochi. Un’Olimpiade quella francese che arriva dopo un periodo anomalo, ossia un triennio che nasce dal posticipo dei giochi nell’edizione giapponese presso Tokyo e che ha visto la presenza di ben 3 mondiali di nuoto, rispetto ai due canonici che riempiono il normale susseguirsi di eventi tra le diverse Olimpiadi.
In questo articolo sarà proposta un’analisi e un riassunto di quello che la vasca di Parigi 2024 ha proposto nel campo maschile, precedentemente è uscita la prima parte che, invece, proponeva il focus su quello che i giochi olimpici hanno raccontato circa il mondo femminile.
Parte 1: ANALISI E CONSIDERAZIONE SULL’OLIMPIADE AL FEMMINILE
L’Europa pigliatutto nel nuoto Olimpico
Le gare di nuoto in vasca al maschile hanno proposto un quadro quasi totalmente differente e opposto rispetto alla compagine al femminile. In quest’ultimo abbiamo assistito a due grandi potenze dominare in pressoché tutte le gare sia individuali che le staffette, lasciando un ruolo di comparsa al mondo europeo e asiatico. In questo caso l’Europa ha dominato in termini di titoli olimpici dato che esclusivamente per 3 titoli individuali, ossia il 50 stile libero di McEvoy, il 100 di Pan e il 1500 stile libero di Finke e due staffette, un europeo ha sempre vinto una medaglia d’oro.
Già a Tokyo questo trend era iniziato a verificarsi ponendo molta attenzione su come americani e australiani non riuscissero più a dominare le diverse gare come succedeva fino a 10-15 anni prima, ma sostanzialmente erano usciti vincitori da quei giochi. Per quanto riguarda Parigi 2024 l’egemonia sportiva esercitata dal movimento del vecchio continente è dilagante, visto che in ogni gara individuale e non almeno un europeo è sempre presente sul podio a prendersi una medaglia prestigiosa.
Un’altra notevole differenza rispetto al mondo femminile riguarda il cambio di guardia per quanto riguarda i titoli olimpici. Se con Titmus, Ledecky e McKeown abbiamo avuto tante riconferme, bis e doppiette (leggi l’analisi dei risultati femminili), in campo maschile solamente Bobby Finke è riuscito a rivincere i 1500, mentre tutte le altre medaglie d’oro hanno visto un nuovo campione, raccontando così un totale sconvolgimento e cambiamento rispetto agli equilibri formatosi 3 anni nei giochi di Tokyo 2020(1). Tanti nuovi nomi e soprattutto giovani pensando a Marchand e Maertens classe 2002, Popovici e Pan classe 2004, Ceccon e Wiffen classe 2001. Tutti nomi che hanno dominato l’ultimo triennio e che da questo momento in poi risulterà davvero complicato spodestare dal loro trono olimpico, appuntamento a Los Angeles 2028.
Il padrone di casa: Lèon Marchand
In questa analisi non si può non partire dal nuotatore che si è preso tutto quanto il palcoscenico, che si è messo al centro dell’occhio di bue, sovrastando e togliendo spazio agli altri: Leon Marchand. Per il talento francese allenato da Bob Bowman non era la prima Olimpiade in assoluto, ma lo era rispetto alle pressione con cui si presentava, rispetto alle ambizioni circa un programma complicato che prevedeva 3 200 e un 400, rispetto all’aspettativa del popolo francese che mancava all’appuntamento con l’inno francese in vasca da Londra 2012, un’eternità. Tutto questo per Leon non è stato un problema, anzi una spinta come quella che percepiva da parte del pubblico quando affrontava una frazione a rana nelle sue diverse gare.
Le 4 gare vinte da Marchand compongono un poker d’assi meraviglioso, unico nel suo genere visto che è l’unico, sino ad oggi, ad avere vinto 200 farfalla e 200 rana insieme, per di più il ragazzo di Tolosa li ha vinti nella stessa sera, uno all’inizio del programma, l’altro in chiusura di serata. 3 finali dominate dalla prima all’ultima bracciata, non lasciando scampo agli altri 7 pretendenti in vasca, una compiendo un’impresa, una rimonta che si è completata a due bracciate dalla fine nei confronti del sovrano dei 200 farfalla, sua maestà Kristof Milak. Ha vinto da favorito, ha nuotato 4 record olimpici vicinissimi ai 4 primati mondiali, ha surclassato il resto della vasca, ha entusiasmato e illuminato la Dèfense Arena, ha regnato da predestinato.
Per un ulteriore approfondimento sull’Olimpiade del francese: LEON MARCHAND E IL POKER D’ASSI A PARIGI 2024
I due record del mondo
In quest’Olimpiade di Parigi 2024 si è parlato molto, a ragion veduta, della vasca troppo lenta. Apparentemente per via di un’altezza della piscina non eccessivamente profonda rispetto ai 3 metri soliti che si trovano nelle altre piscine olimpioniche da 50, e questa altezza ridotta fa si che il movimento delle onde create dai nuotatori non diventi più eccessivamente trascurabile e che quindi possa aver inciso, seppur di decimi e centesimi, ma di questo si vive nel mondo del nuoto se si vogliono siglare primati mondiali, sulla prestazioni cronometriche di tutti i nuotatori. Questo ha creato una inevitabilmente una narrazione di un’Olimpiade più lenta sul piano dei tempi.
Che questo problema abbia inciso non c’è il minimo dubbio poiché basta osservare come i primati mondiali e personali dei diversi atleti siano stati davvero pochi, ma non per tutti, anzi per due atleti lo stato di forma mostrato nella loro finale è andato totalmente oltre a questo problema della vasca. I protagonisti in questione sono Bobby Finke e Zhanle Pan. L’americano e il cinese sono gli unici due nuotatori che sono stati in grado di siglare un nuovo primato mondiale in gara individuale.
Partendo da Zhanle Pan ciò che ha fatto ha dell’incredibile. Il primato mondiale prima di Parigi 2024 già gli apparteneva e recitava un 46.80 clamoroso e apparentemente irripetibile, ma il crono di 46.40 nuotato qui a Parigi va oltre ogni limite ed un primato impensabile destinato a rimanere lì per tanto tempo. Il vecchio tempo era stato nuotato a Doha in occasione dei mondiali dello scorso febbraio, crono registrato in apertura della staffetta 4×100, un contesto totalmente differente. Secondo l’opinione di chi scrive, sarebbe stato impossibile o estremamente complicato ripetersi a Parigi, in una finale olimpica, in una piscina lenta e in corsia 4 con tutto il mondo che ti guarda e chiede il tempo e con 7 califfi della velocità che si tuffano volendo sconfiggere l’avversario numero 1.
Una finale nuotata perfettamente, due vasche gestite alla perfezione, con un passaggio assassino, ma che non hanno esaurito anzi tempo le energie dell’atleta cinese, una gara che ha annientato fin dalle prime bracciate le speranze della medaglia d’oro di avversari illustri come Chalmers e Popovici. Vincere la finale olimpica dei 100 stile libero con un distacco superiore al secondo rispetto alla medaglia d’argento ha dell’incredibile, dominarla con un tempo di 46″40 ha dell’unico. Un nuovo imperatore ha preso il potere della velocità al maschile.
Dalla velocità al mezzo fondo: il secondo primato mondiale è caduto per via dell’impresa di Robert Finke nella gara più lunga, quella del 1500 stile libero. Il tempo nuotato in questo caso è storico perchè il vecchio primato apparteneva a Sun Yang che aveva siglato il tempo di 14’31”02 a Londra 2012. Un tempo divenuto stregato sia per le note vicende di doping che hanno accompagnato il cinese sia perchè era gara in cui gli ultimi 100 metri vedevano una doppia vasca nuotata con una velocità assurda difficilmente replicabile per il modo di nuotare dei nuotatori del mezzo fondo. Per tanto tempo Gregorio Paltrinieri ha accarezzato questo primato, per il carpigano meravigliosa Olimpiade con un argento e un bronzo, ma solo Finke è riuscito in questa impresa proprio qui a Parigi 2024 registrando un tempo di 14’30″67.
Che sia stato proprio lo statunitense non sorprende molto visto che tra i mezzo fondisti oggi è l’unico che possiede uno sprint finale degno del migliore Sun Yang. La gara nuotata da Finke, però non si esaurisce nel solo ultimo 100 metri, ma in una condotta di gara meravigliosa e vinta con una strategia degna del miglior Paltrinieri.Il ragazzo statunitense , infatti, ha anticipato la concorrenza muovendosi fin da subito, progredendo fin dalle prime vasche liberandosi di Wiffen e Paltrinieri, cosicché ha imposto il suo ritmo, non dovendo regolarsi sugli altri e dovendo recuperare su chi poteva stare davanti. Ciò gli ha permesso di gestirsi al meglio e nell’ultima parte di gara ha aumentato la frequenza di bracciate e gambate tenendo a distanza un super ritorno di Paltrinieri che gli ha permesso cosi facendo di siglare un nuovo record del mondo.
La consapevolezza dell’oro olimpico
Dopo questi due capitoli, diventa quasi complicato narrare con grande clamore, epicità e stupore le altri grandi imprese di nuotatori, ma non bisogna sottovalutare o dimenticare ciò che diversi talenti del nuoto in vasca hanno regalato nel corso di questi 9 giorni. In questo caso i due protagonisti di questo capitolo finale sono due campioni attesi, pronosticati e predestinati, che con questa vittoria completano un percorso triennale che donerà a loro una consapevolezza infinita circa la loro forza e le loro possibilità sconfinate.
E’ quantomeno opportuno dedicare un paragrafo al nostro Thomas Ceccon che nel corso dell’ultimo triennio ha completato un grande slam del nuoto. Nel 2022 si è laureato campione del mondo a Budapest ed europeo a Roma, edizione continentale dominata dall’Italia. In quell’anno è riuscito a siglare quel clamoroso 51”60 che ancora oggi è record del mondo. A questo quadretto mancava solo il titolo olimpico, il più importante, quello che Thomas, come dichiarato ai microfoni in questi giorni, era il suo più grande sogno e soprattutto obiettivo principale. E’ arrivato a suo modo, gestendosi nei turni di qualifica, nuotando la finale non nelle corsie centrali e interpretando un 100 sulla falsa riga del mondiale 2022: un’andata veloce, ma non definitiva, per poi esplodere in una progressione sui 50 metri finali culminata con il sorpasso su Xu negli ultimi 15-20 metri che sono poetici. Game, set e match.
Anche David Popovici arrivava a Parigi 2024 dopo un 2022 poetico: campione europeo, campione mondiale, record del mondo dei 100. Il 2023, invece fu disastroso, complicato, preparato male. I dubbi su di lui erano molteplici, soprattutto con la netta ascesa di Pan e la crescita di Maertens – splendido e perfetto nei suoi 400 – per il rumeno però il 2024 si era ripresentato come il suo anno visto i risultati di Belgrado, sede degli europei 2024. Il 100 non è andata come prefissato, ma d’altronde non si deve colpevolizzare, davanti ad un Pan da 46”40 chi può far meglio oggi, ma il 200 ha raccontato la definitiva maturità del rumeno classe 2004.
Che fosse forte si sapeva, che nuotasse divinamente, galleggiando sull’acqua e a tratti volando era noto ai più, ma aleggiava il dubbio circa la sua tenuta mentale nella gara importante. Ebbene nella finale olimpica dei 200 questa non è mancata. Il tempo tutto tranne che sensazionale, piscina lenta a parte, gara che rischiava di vederlo sprofondare per gli attacchi degli avversari, ma nel momento cruciale, quello del tocco finale della piastra, la mano davanti l’ha messa lui, guadagnandosi un oro prezioso, che lo rassicurerà e che gli donerà quella consapevolezza di essere il più forte, non lasciando spazio allo spettro dell’eterno incompiuto.
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Profilo Autore
- Andrea, Studente di Psicologia, amante della montagna, della lettura e una passione sconfinata per gli sport. Innamorato del nuoto da diversi anni grazie alle grandi imprese dei campioni che dedicano anima, cuore, corpo e testa a questa meravigliosa disciplina. Non riesce mai star fermo e appena ha del tempo libero si rifugia tra le mille storie dei libri o nella immensa natura delle sue amate montagne svizzere. Deve ancora capire chi diventerà da grande, ma sa che con la forza, la determinazione e la voglia di imparare lo capirà molto presto.
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