È quasi mezzanotte, c’è un giovane ranista che impaziente scruta ancora una volta lo schermo del suo smartphone, i minuti sembrano non passare mai quella notte, mentre il fascio di luce artificiale gli investe in pieno il viso. Si rigira dall’altra parte, di nuovo, ma gli occhi rimangono aperti, sbarrati, e sente solo i rumori del silenzio nel buio della stanza. Quel ranista, poco più che quindicenne, sta pensando agli atleti della Nazionale Italiana di nuoto, si dice la più forte di tutti i tempi, distesi su quei letti di cartone, o aggrappati con forza ai blocchi di partenza per la prima volta nella storia delle Olimpiadi di colore rosso, e si chiede chissà cosa gli passa per la testa in quegli attimi di attesa prima del gran momento.
Lontano da lì, in un’altra città, dove la pioggia ha fatto da padrona per tutto il pomeriggio, c’è una piccola nuotatrice che ha deciso di rimanere sveglia standosene incollata al pc a guardare un film dopo l’altro. Fino a ieri non vedeva l’ora di tifare per la Divina nella sua ultima Olimpiade, la quinta di fila, in quella che è e sarà per sempre una carriera unica, magnifica, strabiliante, semplicemente indescrivibile. La piccola nuotatrice è costretta a smorzare le sue emozioni e le grida nella gola e nello stomaco per non svegliare il resto della famiglia che dorme nelle stanze accanto, e il resto del vicinato.
Qualcun altro, invece, ha sperato con tutto il cuore che quel momento, in un implacabile vortice di gioia per la conquista della finale ma anche di malinconia e tristezza, non fosse mai arrivato, perché quell’ultimo 200 metri stile libero di Federica, quelle sue ultime bracciate prima del tocco della piastra, quegli ultimi respiri, avrebbero significato non rivederla mai più in gara. Ma le lacrime che sono cadute subito dopo sul cuscino possiedono sempre dei grandi vantaggi, puoi asciugarle per non farle vedere al mondo, sono anche silenziose e nessuno può sentirle nella notte.
C’è un signore sui cinquant’anni che pratica nuoto a livello master da un po’ di tempo e adora i misti, Alberto proprio gli sta simpatico, viene dalla sua stessa città, hanno anche questo in comune, così s’immedesima in quella nuotata efficace, e gli piace tanto vederlo scivolare senza ostacoli sull’acqua cambiando ad ogni virata lo stile. Non riesce nemmeno a pronunciare alcuni dei cognomi degli avversari che hanno fatto meglio di Alberto nelle batterie, altri non li hai mai sentiti nemmeno nominare, ma cosa importa, conta solamente… e non conclude la frase solo per scaramanzia.
C’è chi dorme già, ma ha impostato rigorosamente la sveglia alle 03:00 in punto, alcuni anche una di riserva alle 03:15 con la suoneria al massimo del volume e la vibrazione, qualora il primo tentativo di alzarsi dal letto per recarsi ancora assonnati sul divano dovesse rivelarsi inefficace.
C’è chi tutte le gare e le esaltanti finali di questa Olimpiade tanto attesa le sta guardando solo l’indomani mattina, senza però andare a scorrere su internet le pagine di sport, o sui social network, per non guastarsi la sorpresa dei risultati, come se fosse una vera diretta. Questi si chiedono quale sarà stato il colore della bandiera issata in alto, un gradino in più delle altre, durante la notte, una notte di cloro, quando il mondo ancora sveglio ha potuto ammirare nel loro splendido luccichio le medaglie di ultima generazione appese al collo degli atleti, simbolo della vittoria, di un meraviglioso traguardo raggiunto, a testimonianza del duro lavoro con i muscoli che ancora bruciano, e da sottofondo l’inno del Paese vincitore le cui note rimbalzano sulla superficie dell’acqua, adesso calma.
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Road to Tokyo 2020
Profilo Autore

- Mi chiamo Stefano Ciollaro, sono nato nel 1990 e la mia vita, da sempre, gravita intorno ad un unico elemento, l’acqua: quella salata dei nostri splendidi mari, quella dolce dei laghi, quella che profuma di cloro delle piscine. A tutto ciò si lega indissolubilmente il magnifico mondo del nuoto, che per me rappresenta gioia, armonia, equilibrio.
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