Qualche settimana fa, mi sono imbattuta in un film documentario su Netflix che mi ha colpita e fatta ragionare particolarmente. Prendo quindi spunto da Rising Phoenix: la storia delle Paralimpiadi per condividere con voi, amanti del cloro e delle emozioni, alcune riflessioni.
Iniziamo con qualche informazione generale.
I Giochi Paralimpici sono l’equivalente dei Giochi Olimpici per atleti con disabilità fisiche: il prefisso para infatti indica che la manifestazione è pensata come un’olimpiade parallela!
Fu il neurochirurgo tedesco Ludwing Guttmann che, dopo essere emigrato in Inghilterra nel 1948, organizzò per la prima volta una competizione sportiva, la Stoke Mendeville, alla quale partecipavano veterani della Seconda Guerra Mondiale che avevano subito dei danni alla colonna vertebrale. Qualche anno dopo, alla manifestazione iniziarono a partecipare atleti con diverse menomazioni e provenienti da altri paesi; dando così alle gare un carattere internazionale.
Arriviamo quindi al 1960, anno dei primi Giochi Internazionali di Stoke Mendeville, riconosciuti poi come i primi Giochi Paralimpici estivi, svolti nella nostra eterna Roma!
Credo che dovremmo essere fieri del nostro paese per aver realizzato e dato valore ad un tale evento.
Nel documentario, sono raccontate le storie di vita di alcuni atleti che dovremmo tutti considerare dei supereroi, in quanto hanno vissuto tutti una tragedia che credevano gli impedisse di avere successo. Ma la vita è una battaglia unica e continua; e queste persone sono un esempio concreto di come la mente ed il corpo possono vincere, affrontare ed anche superare le più serie difficoltà.
Si dice che alle Olimpiadi si creano gli eroi, mentre alle paralimpiadi ci arrivano gli eroi.
È una grande verità e vale dunque la pena conoscere la storia di questi atleti e prendere esempio da loro.
Le Paralimpiadi di Londra 2012 sono state importantissime perché hanno cercando di mettere in luce il movimento paralimpico per dargli concretamente vita e far conoscere a tutti l’esistenza di questa manifestazione.
Il fatto però, che un numero realmente scarso di persone conosceva e dava seguito alle Paralimpiadi era un problema: quell’edizione tuttavia è riuscita a sfidare gli stereotipi verso le persone disabili e cambiare il modo in cui le persone li vedevano…difatti gli stadi erano pieni!
Anche il London Aquatics Centre, lo stadio del nuoto della capitale dei Giochi del 2012, era colmo di persone felici di tifare e di godersi del sano sport. Perché alla fine è questo che sono le Paralimpiadi: dei semplici giochi di sport dove la passione, la determinazione e l’adrenalina sono più che mai espresse e messe in gioco.
Molte persone affermano che essere uno spettatore ai Giochi Paralimpici sia un vero e proprio spettacolo sportivo, soprattutto perché gli atleti riescono a condividere e trasmettere la loro forza di volontà; diventando una fonte di ispirazione preziosissima.
Anche se la vita sembra impossibile, dobbiamo ricordarci che il supporto dei nostri cari, dei compagni di vita e di squadra è fondamentale…ma lo è anche l’entusiasmo che mettiamo in gioco per affrontare ciò che accade lungo il nostro percorso.
Quindi amici, ricordiamoci di pensare ai valori dello sport mentre osserveremo la Bandiera Olimpica prendere posto a Tokyo in Agosto…ma ricordiamoci soprattutto di guardare l’Agitos, il logo paralimpico, come un simbolo di movimento (dal latino agito, ovvero io mi muovo), che vuole raggruppare quegli atleti che da ogni parte del mondo lottano senza mai arrendersi per soddisfare i propri sogni. Non a caso il motto paralimpico è spirit in motion, ovvero spirito in movimento…
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Sono Melissa, vivo in Brianza ad amo stare all’aria aperta…anche se 16 anni della mia vita li ho passati in piscina.
Mi sono sempre trovata a mio agio nell’acqua, in questo ambiente ovattato in cui, alla fine, ci sei solo tu con i tuoi pensieri.
Ex ranista, a breve mi laureerò in Comunicazione, con la speranza di riuscire a condividere, ora anche con voi, valori e pensieri sul magico mondo dello sport e del nuoto.
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