No, non è un altro articolo sugli allenamenti di nuoto (anche se di cose da dire ce ne sarebbero ancora tantissime). Oggi piuttosto voglio parlare di un percorso: quello di crescita, che porta un atleta a diventare allenatore.
Naturalmente non posso fare a meno di raccontare la mia esperienza, che dopo 10 anni da atleta mi ha portato, inaspettatamente, a tenere il cronometro in mano.
È stato un traguardo sorprendente, fino a qualche anno fa non me lo sarei mai immaginato. Ma ora riesco anche a comprendere quale sia la soddisfazione del mio ex allenatore che mi ha visto prendere il suo posto nel tempo; a maggior ragione in una realtà come quella in cui vivo dove il nuoto pinnato (a livello agonistico) non ha mai fatto grossi numeri.
L’idea era nell’aria.
Come in ogni sport non si tratta tanto di avere le conoscenze teoriche necessarie per poter allenare, ma di portare in campo quella che è stata la propria esperienza personale. Un insieme di valori, la teoria e la pratica, che nella testa di chi allena si fondono e creano un equilibrio perfetto per il proprio atleta. Naturalmente bisogna fare in modo che questa formula calzi a pennello per ogni agonista, considerando anche quelle che sono le sue peculiarità personali.
Le vittorie e i podi che ho conseguito in tanti anni di competizione mi hanno dato una gioia ed una soddisfazione incredibile, ma sono anche quelli che hanno formato “l’insegnante”, quello che senza rendersene conto non vedeva l’ora di trasmettere la sua esperienza ai propri atleti e che oggi gioisce orgoglioso nel vederli raggiungere i loro obiettivi.
Diventare allenatore dopo essere stato atleta è un processo quasi naturale; non è prevedibile, quando ti trovi in vasca a gareggiare, ma senza accorgerti del cambiamento non puoi sottrarti a questo passaggio che pare quasi spontaneo.
Ma se ancora oggi riesco a sorprendermi del mio nuovo ruolo, che ora sento perfetto sulla mia pelle, mi stupisce ancora di più comprendere che in un certo senso io sto ancora “imparando a nuotare”; vedere gli sforzi, i risultati e qualche volta anche i fallimenti dei miei atleti mi insegna ogni volta qualcosa di nuovo, è un processo di apprendimento che non finisce mai e non ha limiti.
Fare l’allenatore non è molto diverso dall’essere su quel podio che mi dava gioia allora, le emozioni sono più mature e meno dirette ma molto simili. Trasmetto ai miei ragazzi quello che sono stato e diventato con il tempo, nozioni e passioni.
Allora davo il massimo per vincere, ora sul podio so che accanto all’atleta c’è sempre anche il suo gratificato allenatore.
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Profilo Autore
- Ex agonista di nuoto pinnato, studente di ingegneria aerospaziale e allenatore della squadra agonistica della società Valtellina Sub. Ha gareggiato per oltre dieci anni nel circuito nazionale, ottenendo 21 medaglie italiane. Appassionato di fotografia e sport, cerca di trasmettere nei suoi racconti le emozioni personali del mondo del nuoto pinnato.
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